CONCORSOPOLI ASL: “ERANO LEGATI ALLA STESSA CORRENTE DEL PD”. IL SIGILLO IN AULA ALLE ACCUSE DELLA PROCURA

Sede ASL di Latina
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Concorsopoli all’Asl di Latina: nuova udienza del processo che vede tra gli imputati l’ex senatore del Partito Democratico Claudio Moscardelli

Oggi, 6 ottobre, davanti al Collegio presieduto dal Giudice Laura Morselli, è stato ascoltato l’ultimo dei testimoni dell’accusa chiamato in Aula dal Pubblico Ministero Valerio De Luca: si tratta dell’ex Dirigente della Squadra Mobile di Latina, Giuseppe Pontecorvo. Il Pm De Luca ha infatti rinunciato agli ultimi due testimoni inseriti nella lista.

Il dirigente Pontecorvo ha coordinato le indagini riguardanti il primo concorso agli atti del processo, quello risalente al 2019. Il Dirigente di Polizia ha ripercorso le fasi dell’indagine scaturita da un ulteriore indagine che la Direzione Distrettuale Antimafia stava conducendo sul clan Di Silvio: si tratta dell’inchiesta Scarface che è sfociata, successivamente, in arrestI e nei processi ancora in corso. Infatti, come noto, l’inchiesta precedente della Polizia, poi divenuta parallela a quella della Guardia di Finanza che ha scandagliato il secondo concorso Asl oggetto del processo (risalente al dicembre 2020), aveva fatto emergere l’assunzione nella società interinale di un dipendente particolare, vale a dire un componente del noto sodalizio rom legato al boss Giuseppe Di Silvio detto Romolo. Un passaggio che Pontecorvo, interrogato dal Pm De Luca, ha rammentato spiegando i passaggi investigativi. E non è la prima volta che in aula riecheggia il nome dei Di Silvio: fu pronunciato dal Direttore Generale dell’Asl Silvia Cavalli, ascoltata come teste, in riferimento a un autista della Asl il quale, in realtà, ha smentito categoricamente di aver mai avuto rapporti diretti o indiretti con il clan.

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Un processo, quello sui concorsi della Asl, che è nato, come accennato, da due indagini separate, poi unite in un unico procedimento giudiziario, che hanno messo sotto la lente altrettanti concorsi: quello da 23 posti come collaboratore amministrativo professionale cat. D indetto in forma aggregata tra Asl di Roma 3, Asl Latina (ente capofila), Asl Viterbo e Asl Frosinone e quello da 70 posti di assistente amministrativo-categoria C, indetto in forma aggregata tra Asl di Frosinone, Latina (ente capofila), Viterbo e Roma 3.

All’ex senatore dei Dem Moscardelli, nonché ex membro della Commissione parlamentare Antimafia, vengono contestate le ingerenze per far sì che due candidati al concorso da 23 posti – l’ex Presidente del Consiglio Comunale di Minturno Giuseppe Tomao e il figlio dell’esponente politica di Gaeta (Pina Rosato), Matteo Di Domenico – fossero agevolati nel superamento delle prove d’esame, con tanto di domande concordate con uno degli altri tre imputati: Claudio Rainone all’epoca Presidente della Commissione d’esame ed ex Direttore amministrativo facente funzione dell’Asl di Latina (oltreché a direttore Uoc Reclutamento, funzione da cui il manager della sanità è stato sospeso). Rainone e il funzionario dell’Asl Mario Graziano Esposito devono rispondere di falsità ideologica in atti pubblici rivelazione di segreti di ufficio. Moscardelli, invece, è accusato di rivelazione di segreto d’ufficio e corruzione.

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L’indagine è stata ripercorsa nella scorsa udienza dal Luogotenente della Finanza e, anche oggi, il Dirigente di Polizia ha confermato in toto l’impianto accusatorio. Pontecorvo ha spiegato che a dicembre 2020 chiusero l’indagine sulla famiglia di Romolo Di Silvio, ma fu due mesi prima, a settembre 2020, che gli investigatori approfondirono sulle assunzioni all’Asl e le possibili minacce da parte del clan Di Silvio contro i funzionari dell’azienda sanitaria.

Ecco perché fu intercettato l’allora direttore dello Uoc Reclutamento del personale, Claudio Rainone. “Non abbiamo trovato riscontro di minacce – ha detto in aula Pontecorvo – ma sono emerse anomalie sul concorso da 23 posti del 2019. Per questo ho informato l’autorità giudiziaria e in prima battuta abbiamo chiesto documentazione e aperto un fascicolo”.

Nel proseguo dell’indagine gli investigatori della Squadra Mobile appresero che c’era l’altra indagine della Guardia di Finanza che correva parallela e iniziata sulla base di almeno un paio di esposti.

È qui che la Polizia si accorge che Rainone aveva anche un altro ruolo nell’Asl, ossia Presidente della Commissione di valutazione del concorso. “Abbiamo acquisito i nomi della commissione di valutazione dell’esame concorsuale: ossia Rainone, Esposito e Molinari (nda: Marco Molinari, dipendente Asl ma non imputato in questo processo, pur risultando indagato in un procedimento connesso). Acquisimmo i nomi dei concorrenti al concorso e i numeri di telefono di Rainone e di persone che risultavano vincitori“.

Il poliziotto, sollecitato dalle domande del Pm, snocciola tutti i nomi dei partecipanti al concorso che ebbero contatti con Rainone (leggi link di seguito), prima e dopo la decisiva prova orale dell’ottobre 2019. C’è Antonio Graziano che telefonava per la nipote Laura Ruggeri. In riferimento alla posizione della candidata, Rainone disse: “Tutto a posto, è 23esima”. Peraltro, Graziano e Rainone si misero d’accordo anche su quali utenze chiamarsi. E ancora: i casi di Andrea Cominato, figlio di un impiegata Asl di Latina proprio dell’ufficio reclutamento; Anna Di Marco, con la quale si fa esplicito riferimento, nelle conversazioni e/o chat, a temi materia oggetto dell’esame come, ad esempio, l’organizzazione gestionale dell’azienda Asl; Marianna D’Angiò, alla quale Rainone disse: “Non si preoccupi ci penso io“. Ci sono poi – ha spiegato in aula Pontecorvo – tutte le conversazioni successive alla prova orale con cui Rainone comunica la vittoria del concorso agli aspiranti e addirittura, un mese prima, anticipa agli stessi quello che avrebbe deliberato il direttore generale con l’assunzione degli esaminandi.

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I nomi più caldi però, sui quali ha insistito il Pubblico Ministero poiché collegati al principale imputato, Claudio Moscardelli, sono quelli di Giuseppe Tomao, all’epoca Presidente del Consiglio Comunale di Minturno, e Matteo Di Domenico, figlio dell’allora Presidente del Consiglio Comunale Pina Rosa (attuale consigliere comunale con la lista “Gaeta Democratica”. Entrambi vinsero il concorso e furono assunti, in seguito allo scandalo giudiziario sospesi.

Per quanto riguarda l’ex presidente del consiglio comunale di Minturno Tomao, Pontecorvo precisa che vi sono contatti con Rainone in riferimento al tema del concorso. “Mi aveva già dato un pensierino sul procedimento amministrativo“, disse Rainone intercettato al telefono con l’ex senatore del Partito Democratico, così da riferirsi alla domanda da fare – appunto sul procedimento amministrativo – all’esaminando Tomao. Un concorso che, da ciò che sta emergendo in aula, faceva acqua da tutte le parti quanto a trasparenza: persino alcune anomalie grafiche sulle buste della prova scritta ricordate dall’ex capo della Mobile.

Ad ogni modo, su Tomao e Di Domenico fu fatto un un approfondimento: “Il 31 marzo 2021 – ha dichiarato Pontecorvo – abbiamo eseguito perquisizioni sui cellulari, perché risultava che Rainone avesse condiviso il contenuto delle domande su WhatsApp“. “Me la mandi via WhatsApp”, diceva Rainone in una chat del 7 ottobre (un giorno prima della prova orale) che alle 21,05 dello stesso giorno Di Domenico cancellò dal suo cellulare. Menzionate peraltro le chat e le conversazioni con cui Di Domenico parlò del concorso con un amico e la sua ragazza. Anche con Tomao c’è la conferma di una chat WhatsApp poi cancellata.

Riscontrati – specifica Pontecorvo – i contatti diretti tra Moscardelli e Rainone in riferimento alle domande del concorso e in particolare riconducibili ai nomi di Tomao e Di Domenico. “Non vi erano dubbi – ha detto il dirigente di Polizia che Rainone avesse favorito questi candidati per intercessione di Moscardelli. I loro numeri erano stati inviati da Moscardelli a Rainone“.

E Rainone, come si evinceva già dalle carte dell’indagine, si sarebbe adoperato per il buon esito del concorso di Tomao e Di Domenico (oltreché degli altri candidati poi vincitori) in cambio della nomina a direttore amministrativo dell’Asl.

C’era vicinanza tra l’allora segretario provinciale Dem Moscardelli, Tomao e Di Domenico perché come ha detto Pontecorvo, ribadendo una evidenza politica dei tempi, “erano legati alla stessa corrente del Partito democratico“. Rainone disse a Moscardelli che: “Con i due tutto a posto, anche se ho dovuto fare forzature per uno dei due. Cosa hai per me?…mo’ ho finito il concorso, quando pensi di avere delle novità?”, riferendosi al posto di direttore amministrativo. Peraltro, tra il il 14 e il 16 dicembre 2019, Moscardelli chiedeva un interessamento per il trasferimento a Formia di Giuseppe Tomao (leggi link di seguito).

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“Verificammo che la dottoressa Di Giulio (nda: fino a dicembre 2020 direttore amministrativo dell’Asl di Latina) era andata a Frosinone mentre Rainone si trovava a ricoprire la carica di direttore amministrativo facente funzione”. Di Giulio, invisa a Rainone e a Moscardelli, ascoltato in un’altra udienza precedente ha spiegato, confermando gli attriti con Rainone, che andò in Ciociaria per sua decisione, senza aver subito pressioni.

Al momento del controesame, l’avvocato Leone, difensore di Moscardelli, ha successivamente menzionato una telefonata tra l’attuale consigliere regionale Enrico Forte e Rainone. L’esponente del Partito Democratico disse anche lui a Rainone di aver avuto un colloquio con l’assessore alla sanità regionale D’Amato in riferimento alla carica di direttore amministrativo dell’Asl di Latina: “Mi ha detto dobbiamo comporre il quadro. Mi ha confermato l’impegno”. Per Pontecorvo la deduzione è ovvia: al tempo vi era una forte intercessione per la nomina di Rainone come direttore amministrativo, a tutti i livelli e soprattutto da parte del Partito Democratico che amministra, come compagine di maggioranza, la Regione, ossia l’ente che tutto può nella sanità pubblica laziale.

Alla fine dell’udienza, è stato ascoltato il testimone inserito nella lista dall’avvocato Mastrobattista che difende una concorsista penalizzata (si tratta del concorso da 70 posti), esclusa dai vincitori e parte civile nel processo. Il testimone è il marito che accompagnò la moglie al concorso: “Vidi che c’erano persone da me conosciute all’ingresso del liceo scientifico Gb Grassi dove si facevano le prove del concorso. Erano persone della vigilanza che accompagnavano i figli al concorso, si vociferava di conoscenze. Tra di loro c’era Mastrobattista (nda: solo omonimo dell’avvocato), dipendente Asl Uoc Reclutamento Asl Latina. Eppure nel bando di concorso che ho letto era scritto che chi aveva parentele era passibile di essere escluso. Ma lì c’erano i vigilanti che avevano i figli che provavano il concorso ed entravano e uscivano a loro piacimento”.

La moglie del testimone lavora tuttora in una ditta esterna in rapporto di lavoro con la Asl di Latina. “Mi riferì di alcuni personaggi dell’Asl con nipoti e parenti come concorsisti. Erano vietati borse e cellulari ma è entrato in sede di esame di tutto. I parenti dei concorrenti e gli stessi lo dicevano tranquillamente che erano entrati. Un concorrente disse che erano stati agevolati da qualcuno della vigilanza, mia moglie peraltro andò via con il foglio con le risposte”.

Feci presente delle anomalie il 2 gennaio 2021 all’Asl per parlare col direttore generale Casati (nda: fino alla primavera del 2021), poi parlai con Esposito che mi rispose gentilmente. Parlai anche con Rainone dopo aver fatto 2 richieste di accesso agli atti e mi disse che a mia moglie bastava studiare un po’ di più e poi, mi disse, le do un consiglio non si faccia rubare soldi dagli avvocati con i ricorsi“.

La moglie, peraltro, dopo aver fatto ricorso al Tar per essere riammessa in graduatoria (la domanda di sospensiva cautelare è stata rigettata), avrebbe subito anche vessazioni sul luogo di lavoro. “Mia moglie lavora ancora con la ditta esterna all’Asl ma, dopo aver fatto accesso e ricorso, ha trovato un muro. Giravano voci che c’era una matta che stava facendo un bordello. Mia moglie è stata male e aveva paura di ritorsioni, e ha preso farmaci per dormire“.

A margine del processo, l’avvocato del collegio difensivo Luca Giudetti ha eccepito sulla presunta non utilizzabilità dei dati di tre Dvd depositati dal Pm De Luca. Eccezioni a cui il Pm si è opposto perché i dati sono credibili e corrispondono per lo più ad alcune dichiarazioni di testimoni già ascoltati nelle scorse udienze. Ad ogni modo, secondo il Pm, il Tribunale può verificare la trasparenza dei dati con un tecnico della Asl stessa. Il Tribunale si è riservato e si esprimerà alla fine del processo che è stato aggiornato al prossimo 15 dicembre.

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