COLETTA E LA SINDROME DEL DECIDO ANNUNCIO E DIFENDO

Damiano Coletta
Damiano Coletta

Negli ultimi anni i conflitti tra cittadini ed istituzioni sono in aumento, specialmente quelli riguardanti le scelte sul dove e come edificare nuove infrastrutture. La mancanza di informazione da parte della Pubblica Amministrazione unita alla assenza di inclusione nei processi decisionali, sono tra le cause principali della formazione dei cosiddetti comitati NIMBY, cioè Not In My Backyard, che tradotto significa: Non nel mio giardino.

LA STORIA DEI NIMBY

L’espressione “Sindrome Nimby” è apparsa per la prima volta nel 1980 in un articolo del giornale USA Christian Science Monitor, in riferimento alle proteste che erano in corso in quel periodo in diversi territori degli USA contro la costruzione di impianti di smaltimento di rifiuti pericolosi.

Nimby ha rappresentato negli anni la condivisione, da parte di cittadini diversa estrazione politica e sociale, di interessi, finalità della lotta e identificazione nella comunità locale.

Questa ampia adesione ai comitati NIMBY è figlia della crisi dei partiti, dei sindacati e delle vecchie associazioni ambientaliste, che ha messo in discussione le logiche tradizionali di risoluzione dei conflitti. I cittadini, come nel caso del comitato di Latina Scalo, soffrono la mancanza di inclusione nel processo decisionale e la scarsa informazione, e hanno voglia di partecipare ed interagire con gli Enti nei processi di decisione.

UN CONFLITTO ESTESO

Secondo il CENSIS nelle prime cinque questioni che generano la creazione di conflitti sociali ci sono i progetti di trasformazione territoriale ritenuti inutili e dannosi, e le compromissioni ambientali.

A parere dell’Osservatorio Media Permanente NIMBY Forum fino al 2017 i casi di contestazione ad opere di nuova progettazione registrati in Italia, sono stati ben 317, nonostante il calo nel biennio 16/17 dei nuovi progetti messi in atto dalle Pubbliche Amministrazioni; meno progetti infrastrutturali ma contestazioni che restano costanti negli anni.

Milioni di italiani partecipano a forme di antagonismo dirette, mentre la politica e le elitès sembrano sempre più distaccate dalle istanze portate avanti dai cittadini attivi, per di più durante una crisi economica senza precedenti, con le vecchie infrastrutture che cadono a pezzi e le nuove che faticano ad andare avanti, senza contare la corruzione dilagante. Insomma, una vera e propria emergenza.

COLETTA E LA SINDROME DEL DECIDO ANNUNCIO E DIFENDO

“L’impianto ha fatto richieste regolari, non risultano anomalie, la procedura ha ricevuto 38 prescrizioni che dovrà seguire, non dipende solo dal Comune di Latina”.

Cosi si è sentito tuonare dai banchi della maggioranza LBC, quando le opposizioni (ndr: pur avendo avuto negli anni passati atteggiamenti ondivaghi se non proprio a favore di questo tipo di impianti, vedi ad esempio il PD e il centrodestra) chiesero al Consiglio Comunale di prendere una decisione tramite votazione sull’impianto di Biometano che dovrebbe sorgere a Latina Scalo. Questo è il tipico caso di tendenza NIMO (Not In My Office – Non di pertinenza del mio ufficio) cioè il fenomeno di deresponsabilizzazione delle competenze all’interno delle varie istituzioni e dei diversi uffici, in ordine alla risoluzione del conflitto in essere da gestire, oppure circa l’eventualità di contribuire a trovare una equilibrata soluzione ai problemi.

Comune di Latina

Inoltre sul piano dell’informazione LBC è stata colpita dalla Sindrome del Decido Annuncio e Difendo, per cui la consultazione è stata avviata “a valle” creando eventi informativi che avevano soltanto la finalità di difesa tecnico/giuridica della decisione, senza fare un’opera di ascolto e inclusione, che è fondamentale nei processi di informazione, sopratutto quelli riguardanti opere così controverse come il Biometano.

INFORMAZIONE SCARSA E DI PARTE

Sulla questione Biometano la cittadinanza è stata, al massimo, informata senza alcun  coinvolgimento, e quando si sono presentate obiezioni, come nel caso dell’evento di fine agosto sponsorizzato dal Comune di Sermoneta, un decision maker come l’assessore all’ambiente Lessio ha avuto una reazione scomposta nei confronti del tecnico Giorgio Libralato, contrario all’opera, che ha abbandonato la sala.

ass ambiente lessio
L’Assessore all’Ambiente Lessio

Questi atteggiamenti non fanno altro che esacerbare gli animi e non aiutano a trovare una soluzione condivisa ai problemi, infatti il Comitato di Quartiere di Latina Scalo, supportato dal Comune di Sermoneta, ha fatto ricorso al TAR contro l’opera, un impiego di danari pubblici che si poteva tranquillamente evitare attraverso un’inclusione fin dall’inizio del processo di tutti i comitati e sindaci coinvolti dall’impianto a biometano, magari ricordandosi che l’impianto coinvolge l’intero ATO (con cui vengono divise la province per quanto riguarda anche la gestione dei rifiuti) e non solo il Comune di Latina, e incentivando un dialogo tra tutti gli amministratori, la cittadinanza, oltre che la Provincia, che invece si è costituita contro i cittadini, e l’Azienda costruttrice.
Siamo davanti all’ennesima occasione persa da parte di LBC.

 

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