ARRESTO LOCOCO, VILLA: “SPERIAMO CHE L’INDAGINE ACCELERI LO SPOSTAMENTO DELLE GABBIE DAL NOSTRO GOLFO”

Esempio di un impianto di itticoltura
Esempio di un impianto di itticoltura

In arresto Pietro Lococo, imprenditore di Gaeta e fondatore del gruppo “Del Pesce”. L’intervento della consigliera comunale di Formia, Paola Villa (Un’Altra Città e M5S)

“Lococo – dichiara l’ex sindaca di Formia, Paola Villa, da anni impegnata sulla questione degli impianti di itticoltura nel Golfo di Gaeta – è proprietario delle famigerate gabbie dei pesci del nostro golfo. È colui che alla fine degli anni ottanta realizza il primo allevamento ittico a mare d’Italia, lo realizza a Licata in Sicilia e da lì prima in Liguria, poi in Toscana e infine nel Lazio, proprio nel Golfo di Gaeta.

Pietro Lococo in circa vent’anni pone le basi ad un vero e proprio “impero dell’allevamento del pesce”, diventando il leader del settore in Italia. Tra gli impianti, viene acquisito, sistemato e ampliato anche quello nel Golfo di Gaeta.
Difatti Lococo affitta, tramite la curatela fallimentare, tutto l’impianto produttivo della fallita MedFish, che lascia circa 20 milioni di euro di buchi in bilancio e tanti operai prima in cassa integrazione e poi diversi a spasso.

Leggi anche:
GOLFO DI GAETA: IN ARRESTO L’IMPRENDITORE DELL’ITTICOLTURA

Nel 2016, Pietro Lococo vanta di avere 4 impianti produttivi (Piscicoltura del Golfo di Gaeta Soc. Coop. Agricola a r.l., Pisciculture Marine de Malte ltd., Azienda Ittica S. Giorgio Soc. Agricola a r.l., Piscicoltura Portovenere S.r.l.), 1 avannotteria, 1 azienda di trasformazione del pesce, più di 200 dipendenti e oltre 4.500 tonnellate di pesce prodotto.

Tra questi impianti ci sono le circa 70 vasche dove si allevano le orate nel nostro golfo, allevamento i cui concimi sono responsabili di aumento di nitrati e fosfati delle acque con conseguente eutrofizzazione e danno ambientale del Golfo di Gaeta.

Ora, Pietro Lococo è agli arresti domiciliari. Le indagini sul suo conto hanno rivelato irregolarità nell’ottenimento di contributi a fondo perduto, provenienti da fonti europee, nazionali e regionali, per un totale di circa 4,5 milioni di euro. Questi finanziamenti erano stati concessi alle diverse società coinvolte, operanti nel settore della produzione di avannotti e acquacoltura, per progetti di realizzazione e riattamento di siti produttivi. Praticamente sono state trovate delle spese gonfiate, di questi progetti e addirittura affidati a ditte riconducibili sempre allo stesso Pietro Lococo.

Si spera che questa vicenda acceleri finalmente lo spostamento off-shore di quelle maledette gabbie inquinanti del nostro golfo, quelle gabbie che poco più di un mese fa l’assessore regionale, Elena Palazzo, ha dichiarato che devono essere spostate, modificando in maniera balorda la delibera di istituzione dell’Area Sensibile, facendo rimanere all’interno del Golfo, gli impianti di cozze.

A tal proposito ricordiamo alla Palazzo i retini e le boe disperse su tutte le nostre spiagge, provenienti dagli impianti di mitilcoltura. Ricordiamo alla Palazzo che lo smaltimento irregolare dei retini ha portato a processo 18 titolari di attività di mitilicoltura del golfo per rispondere di danno ambientale.

Ricordiamo che nel 2019 il comune di Formia si costituì parte civile e fu anche accolta la richiesta dal giudice, speriamo che stavolta il comune non si “dimentichi” di nominare l’avvocato che lo rappresenta, così giusto per “accontentare” qualche avvocato difensore. Speriamo che stavolta sia la volta buona per vedere fuori dal Golfo le gabbie e tutto quello che si portano dietro”.

Articolo precedente

APRILIA, SUCCESSO PER IL QUINTETTO A PLETTRO GIUSEPPE ANEDDA

Articolo successivo

“CINEMA SOTTO IL NATALE”, A FONDI LA RASSEGNA DEI LATILLA

Ultime da Politica