ALBA PONTINA, SOFFIATE DAL CENTRALINO DELLA GDF: ASSOLTO ZI’ MARCELLO

Gli avvocati Luca Giudetti e Stefano Iucci insieme ad Antonio Fusco detto Zì Marcello
Gli avvocati Luca Giudetti e Stefano Iucci insieme ad Antonio Fusco detto Zì Marcello

Favoreggiamento al Clan Di Silvio e soffiate: la Corte d’Appello ha assolto Antonio Fusco, detto Zi’ Marcello, il personaggio controverso di “Alba Pontina”

Si conclude con un’assoluzione perché il fatto non sussiste la vicenda giudiziaria di Antonio Fusco, detto Zì Marcello, l’uomo accusato di favoreggiamento in merito alla cosiddetta estorsione Malfetta (dal nome della vittima), lo snodo principale dell’attività investigativa di Squadra Mobile di Latina e DDA di Roma che diede il via all’inchiesta “Alba Pontina”.

Nel 2021, Fusco fu rinviato a giudizio su richiesta dei sostituti della Procura/DDA di Roma Barbara Zuin e Luigia Spinelli. Zi’ Marcello, così come è conosciuto Antonio Fusco di Latina, a luglio 2021 fu condannato per favoreggiamento col rito abbreviato a un anno e quattro mesi. La richiesta della Procura era di due mesi in in più: un anno e sei mesi. Una pena, quella comminatagli dal Giudice per l’udienza preliminare, che non prevedeva la sospensione condizionale della pena in ragione dei rapporti con personaggi criminali.

Leggi anche:
ALBA PONTINA: ZI’ MARCELLO, L’UOMO DELL’ANTIMAFIA E I MISTERI PONTINI

Fusco è uno dei personaggi più misteriosi apparsi nell’inchiesta Alba Pontina da cui è scaturito l’omonimo processo per associazione mafiosa al Clan Di Silvio e dal quale sono discesi altri procedimenti penali nonché indagini come, ad esempio, il processo all’ex consigliera regionale Gina Cetrone o l’imponente indagine, ora processo, denominata “Dirty Glass”.

Zi’ Marcello – che i collaboratori di giustizia Agostino Riccardo e Renato Pugliese danno vicino a Sergio Gangemi, personaggio legato alla ‘ndrangheta calabrese e già condannato, tra i vari procedimenti subiti, per estorsione mafiosa – risulta coinvolto negli atti d’indagine di “Alba Pontina”, per cui è stato anche audito presso la Corte d’Assise del Tribunale di Latina, nell’estorsione ai danni dell’ex ristoratore di Sermoneta Davide Malfetta (ex dipendente del Latina Calcio di Pasquale Maietta) da cui conseguirono gli arresti di Renato Pugliese, Agostino Riccardo, Ferdinando “Pupetto” Di Silvio e il fratello Samuele (entrambi, quest’ultimi, figli del boss di Campo Boario Armando detto “Lallà”).

Da quell’estorsione, in seguito agli arresti, venne la scelta di collaborare con lo Stato da parte, prima (dicembre 2016), del figlio Costantino “Cha Cha” Di Silvio, Renato Pugliese, in seconda battuta, a luglio 2018, di Agostino Riccardo.

Fusco, come detto, era accusato di favoreggiamento al Clan Di Silvio poiché proprio nell’occasione dell’estorsione a Malfetta fu interpellato da quest’ultimo, tramite – secondo quanto raccontato da lui stesso in un’udienza del processo Alba Pontina – Massimo Severoni, altro personaggio ancora di più misterioso sospettato di essere un appartenente ai servizi segreti o comunque in rapporti con alcune forze dello Stato “infedeli”. Severoni, ex presidente del Microcredito Italiano Spa, condannato dalla Corte dei Conti del Lazio a restituire la cifra di quasi 500mila euro alla Regione Lazio, si scoprirà poi essere coinvolto, insieme ad altri imputati tra cui anche un imprenditrice di Cisterna, in un processo che contesta peculato e riciclaggio. E con pied-à-terre a Dubai.

Tornando all’estorsione, Fusco si prodigò per Malfetta tentando di mediare con i Di Silvio, ma soprattutto, secondo l’accusa, di evitare che questi fossero arrestati dalla Squadra Mobile di Latina “soffiando” la circostanza che gli agenti di Polizia erano pronti ad arrestare Riccardo, Pugliese e i due figli di Lallà. Peraltro, secondo un commissario della Squadra Mobile di Latina, ascoltato durante il dibattimento in Corte d’Assise per Alba Pontina, Fusco non sarebbe nuovo alle “soffiate” finalizzate a inquinare indagini e azioni di polizia: l’uomo, infatti, avrebbe avvertito anni addietro (dopo il 2005 quando era tornato dal Venezuela) Massimiliano Moro, il boss ucciso dal Clan Ciarelli, di un suo arresto.

Tornando ai fatti più recenti per cui è stato condannato, uno degli elementi più inquietanti della vicenda che lo ha coinvolto è che Zi’ Marcello avrebbe avverito Agostino Riccardo dell’imminente arresto telefonando a un cellulare intestato a Gianluca Di Silvio detto “Bruno” (altro figlio di Lallà, già condannato in due gradi di giudizio come i fratelli per reati con l’aggravante mafiosa nel processo romano di Alba Pontina), chiamando dalla cosiddetta “Argentina”. Un nome che non direbbe niente se non fosse che, nel loro gergo, avrebbe rimandato al centralino ubicato presso il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Latina.

Solo che ora, dopo l’assoluzione, è lo stesso Fusco, assistito dagli avvocati Luca Giudetti e Stefano Iucci, a spiegare che lui in Guardia di Finanza non ci ha messo mai piede. I legali, inoltre, aggiungono che in realtà le telefonate dal centralino dalla Gdf di Latina furono due e furono mute. Peraltro, sottolineano gli avvocati difensori, commentando la sentenza di assoluzione emessa dalla Terza Sezione della Corte d’Appello di Roma, mai è stata evidenziata nel corso delle indagini di Alba Pontina, né nel processo a carico di Fusco, la circostanza per cui sarebbe stato proprio Agostino Riccardo a lamentarsi con Malfetta per aver interpellato Antonio Fusco nell’ambito dei loro rapporti di natura estorsiva. A stabilirlo è un’annotazione di uno degli investigatori di Polizia di Stato di Latina.

Dopo l’assoluzione, la difesa sta valutando di chiedere un risarcimento per ingiusta detenzione in ragione dei sei mesi di domiciliari a cui Fusco è stato ristretto all’indomani dell’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare “Alba Pontina”. Era il giugno 2018: sei anni fa e ancora diverse domande. La più impellente è la seguente: se non è stato Fusco a chiamare Riccardo dalla Gdf, chi è stato? La risposta, secondo Fusco, sarebbe da cercare in Severoni. Lui era l’uomo che tutto poteva, secondo quanto raccontato Fusco quando fu interrogato nel corso del processo Alba Pontina. Eppure nessuno ha mai ascoltato Severoni, nonostante abbia frequentato Latina, persino con l’idea di una lista per far candidare a sindaco Davide Lemma, ex collaboratore di Pasquale Maietta, alle amministrative di Latina nel 2016.

Articolo precedente

GAETA, LA MINORANZA PRESENTA LA MOZIONE PER PER LA SICUREZZA SUL LAVORO: “COMUNE ADERISCA AL PROTOCOLLO”

Articolo successivo

AZIENDA VOLA, RESTAINI: “PERDITA DI 1,3 MILIONI, COSA FA IL SINDACO?”

Ultime da Giudiziaria