Processo Tiberio. Si è tenuta un’altra udienza del procedimento che vede come principale imputato Armando Cusani. Ascoltati in aula altri testimoni della difesa. Le pesanti accuse del Sindaco di Monte San Biagio Federico Carnevale
Dinanzi al Collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal Giudice Francesco Valentini, oggi 1 aprile, sono passati velocemente “in rassegna” i testimoni chiamati in Aula dall’Avvocato Gianni Lauretti che difende uno degli imputati, l’architetto Isidoro Masi, all’epoca dei fatti contestati in comando dalla Provincia presso il Comune di Sperlonga come Responsabile dell’Ufficio Tecnico, e dagli avvocati Luigi Panella e Angelo Palmieri che assistono il primo cittadino di Sperlonga Armando Cusani, presente, come quasi sempre, in Aula.
Quella che doveva essere una udienza di routine, con i testimoni della difesa, si è presentata in effetti come tale. Veloci le deposizioni nel pomeriggio di prima primavera che sembra inverno, solo che nessuno poteva sapere che sarebbe stata, quella finale, la dichiarazione a risuonare nell’Aula. La firma è quella del testimone più noto chiamato quest’oggi: il sindaco di Monte San Biagio e sodale politico di Cusani, Federico Carnevale. Ma andiamo con ordine.
Il primo testimone chiamato dal collegio difensivo è stato l’allora coordinatore della sicurezza del cantiere del complesso archeologico di Villa Prato, il cui appalto teso alla riqualificazione dell’area rientra nei fatti contestati. Il tecnico incaricato dal Comune di Sperlonga ha risposto e riassunto brevemente le fasi dei lavori, compreso il cambio tra ditte. Alla fine il testimone ha tenuto a precisare che i lavori non furono ultimati e tuttora il complesso archeologico risulta abbandonato. Il sotto-inteso è che i lavori non si conclusero perché intervennero gli arresti derivanti dall’inchiesta da cui è scaturito il processo che si celebra tutt’oggi presso il Tribunale di Latina.
Ascoltata anche l’attuale Capo Area del Settore Finanziario del comune di Sperlonga che ha ricordato, interrogata dall’avvocato Lauretti, l’importo dei lavori a Villa Prato.
Come noto, il processo ruota attorno alla vicenda dell’Hotel Grotta di Tiberio e di alcuni appalti, tra cui quello più importante riferibile, per l’appunto, al complesso archeologico di Villa Prato a Sperlonga per un importo di 700mila euro. A sedere sul banco degli imputati, oltreché ai sunnominati Isidoro Masi e Armando Cusani, l’ex dirigente comunale Massimo Pacini e gli imprenditori Andrea Fabrizio, Antonio Avellino e Nicola Volpe.
Tutti sono accusati, a vario titolo, di aver messo in piedi un sistema illecito volto a favorire l’attività imprenditoriale del primo cittadino e a pilotare gare d’appalto a discapito della collettività. Turbativa d’asta e corruzione, i reati più gravi contestati dall’indagine che è stata portata avanti dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Sperlonga. Da ricordare che uno degli imputati è deceduto: si trattava dell’imprenditore di Nettuno Mauro Ferrazzano, le cui dichiarazioni sono ormai irripetibili, non più in grado di essere smentite e quindi cristallizzate: proprio queste potrebbero significare un punto a favore dell’accusa e un ostacolo difficile da superare per Armando Cusani.
Dopo il Capo Settore del Comune di Sperlonga, è stato ascoltato il titolare della ditta che si occupò di rimuovere erbacce e rovi da Villa Prato e il Dirigente “Finanze” della Provincia di Latina Francesco Carissimo. Il titolare della ditta ha spiegato di avere avuto rapporti solo con l’imprenditore deceduto Ferrazzano, mentre il Dirigente Carissimo ha dovuto rispondere anche alle domande del Pubblico Ministero Valerio De Luca il quale, fino a quel momento, non aveva ritenuto di fare domande ai testimoni della difesa. Il Pm De Luca è tornato a chiedere le particolarità tecniche del comando e dei distacchi da ente a ente. È chiaro, infatti, che la partita tra accusa e difesa si sta giocando lì: da una parte l’accusa che ipotizza il ruolo dell’architetto Masi comandato al Comune di Sperlonga dalla Provincia, a disposizione del sistema tra affari e politica con a capo Cusani, dall’altra la difesa che intende dimostrare come Masi non abbia tratto alcun giovamento economico, né lecito né illecito, con l’incarico presso l’ente di Sperlonga. Da qui, le domande su indennità e retribuzione date nel caso in cui un dipendente comunale passi da un ente all’altro. Peraltro le medesime domande sono state rivolte, sia da difesa che da accusa, anche al testimone che è venuto dopo l’escussione di Carissimo: si tratta dell’attuale capo ufficio tecnico del Comune di Gaeta, con un passato nei Comuni di Itri, Campodimele e Fondi, Massimo Monacelli. Anche quest’ultimo ha ribadito, chiamato dal collegio difensivo, che passando da un ente all’altro lo stipendio rimane identico.
Ascoltato, successivamente, un tecnico che produsse una perizia inerente all’Hotel Grotta di Tiberio, su richiesta del suocero di Cusani, Erasmo Chinappi, è stata la volta di un dipendente della Provincia di Latina: Giuseppe Bernardini. Quest’ultimo è colui che dalle intercettazioni accompagnò Cusani all’incontro a Roma con il co-imputato Nicola Volpe. Un episodio dirimente per l’accusa e, per di più, la cui testimonianza dello stesso Volpe, a marzo 2021, non fu chiara (leggi link di seguito).
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Il dipendente provinciale ha ammesso candidamente che, anche dopo il 2014, cioè quando Cusani non fu più Presidente della Provincia, era solito accompagnare con l’auto il politico a incontri per lo più romani. Per farlo, ha sostenuto che prendeva permessi dal lavoro, pur ribadendo in Aula, con una certa precisione, risultata sia al Pm che al collegio giudicante quantomeno curiosa, di essere sicuro che in quell’incontro tra Cusani e Volpe, avvenuto il 26 febbraio 2016, non si parlò di appalti. E pensare che ha anche aggiunto di non interessarsi affatto ad appalti e che al massimo, nei suoi viaggi con Cusani, si parlava del più e del meno: “Lui è interista e io romanista, parlavamo di questo”.
Tuttavia, l’ultima testimonianza è quella degna di nota, se non altro perché inaspettata. Interrogato dall’avvocato Panelli, difensore di Cusani, il Sindaco di Monte San Biagio Federico Carnevale ci ha messo due minuti per dire di conoscere sia Cusani che Volpe, perché l’uno è Sindaco di Sperlonga ed ex Presidente della Provincia e l’altro è stato consigliere comunale a Prossedi. “Parlavamo di politica, Acqualatina e altro”. Ma il clou è arrivato quando il primo cittadino ha detto a chiare lettere di essere stato avvicinato da un avvocato di una delle parti civili costituitesi nel processo Tiberio e di aver avuto una sorta di richiesta. Per niente di poco conto.
Secondo il primo cittadino di Monte San Biagio, l’avvocato Francesco Di Ciollo, che assiste la parte civile Carmine Tursi, avrebbe chiesto soldi in cambio delle rinuncia alle varie pendenze aperte nei confronti del Sindaco Cusani. Per avere un’idea, Tursi è il confinante dell’Hotel Tiberio che, denunciando i primi abusi edilizi presso l’albergo di proprietà del sindaco di Sperlonga e del suocero Erasmo Chinappi, aveva consentito l’avvio alle indagini dei Carabinieri. Ecco, secondo il sindaco di Monte San Biagio, l’avvocato Di Ciollo lo avrebbe avvicinato dicendogli di riferire a Cusani di corrispondere un milione di euro in modo da chiudere ogni contenzioso. Un’accusa grave e inaspettata nei confronti della quale né le parti civili (l’avvocato Di Ciollo era sostituito nell’udienza odierna) né il Pm hanno voluto approfondire. Non la prima volta che il nome di Tusi riecheggia in Aula: fu, infatti, lo stesso Sindaco Cusani a definire, nel corso della sua escussione del maggio 2021, il confinante come uno “stalker”. E di recente, un ricorso al Tar da parte del suocero di Cusani, Chianppi, in merito proprio all’Hotel Grotta di Tiberio, ha visto opporsi Tursi, tramite l’avvocato Di Ciollo. Insomma una lotta che dura da da anni, ma mai si era arrivati a un’accusa così grave: un milione di euro in cambio della resa.
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Il 28 giugno il prossimo appuntamento col processo Tiberio. Da programma altri testimoni, anche se le parole del Sindaco di Monte San Biagio già fanno rumore.