“La Lega è quello che noi ex An abbiamo sempre sognato di realizzare: un partito vero, radicato, organizzato, con valori chiari e definiti. Per questo dico che qui c’è la casa di tutti gli ex Alleanza Nazionale“. Parole e musica di Angelo Orlando Tripodi rilasciate a Latina Editoriale Oggi.
Il consigliere regionale della Lega di Matteo Salvini apre alla possibilità di imbarcare personaggi provenienti da quella che fu l’Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini. E non potrebbe essere altrimenti, d’altronde, per uno come lui che proprio da AN si origina politicamente.
Dopo questo invito piuttosto esplicito, Tripodi ammonisce: “Io sono sempre rimasto nel mio alveo, non ho mai cambiato partito. Sono uscito da An quando An è confluita nel Pdl, non sono mai stato in Forza Italia, quando il Pdl si è sciolto sono diventato autonomo, ma sempre vicino ai partiti della destra. La Lega, finalmente, può riunire le nostre esperienze“. Una dichiarazione che ha del sensazionale dal momento che, come abbiamo già riportato con Latina Tu, Angelo Tripodi nel suo cursus honorum ha cambiato pelle politica molto frequentemente con l’olfatto sviluppato di un lagotto romagnolo: An, confluendo poi nel Pdl, civico con l’appoggio de La Destra di Storace e Forza Nuova, pirozziano quando Pirozzi era molto televisivo, e infine leghista.
Eppure, per lui, la coerenza pare sia un punto d’onore, e pazienza se qualche volta si sbaglia e, di destra quanto ci tiene sempre a puntualizzare di sentirsi, fa sue le parole del Grande Timoniere comunista Mao Tse Tung. È per questo che, dopo il via libera ai suoi ex sodali di AN, non le manda a dire e rifila, chiudendo la sua intervista senza domande, un uppercut nei confronti del nemico di sempre, Enrico Tiero, ex vicesindaco di Latina, anche lui con un grassoccio bottino costituito da più partiti che cravatte, con il quale sono anni ormai che si punzecchiano con punte di veleno che in confronto quello di Black Mamba del Kill Bill tarantiniano è un caldo sidro di mele da bere davanti al camino di casa.
“Negli altri partiti credo ci siano persone valide e capaci, ottimi interlocutori. Certo nella coalizione ci sono anche personaggi ambigui che devono dare chiarimenti. Ad esempio non comprendo come sia possibile che Enrico Tiero sia capo di gabinetto del presidente Pd della Provincia e al tempo stesso vice portavoce regionale di Fratelli d’Italia“. E, dopo questo, i latinensi hanno la sicurezza che la guerra tra bande del centrodestra cominciata dai tempi di Striscia la Notizia rifilata a Zaccheo è ancora viva e permanente. Tripodi definisce Tiero ambiguo, alla stessa maniera di quando quest’ultimo, durante la campagna elettorale delle amministrative 2016 a Latina, dichiarò a più riprese che si dovesse domandare a Tripodi quale lavoro svolgesse, come se ci fosse qualcosa da nascondere. Messaggi trasversali che servivano ad accontentare qualcuno e a mettere a cuccia qualcun altro.
Acqua passata. A fare compagnia a Tripodi, ora, in questa magnanimità pro AN, c’è anche il coordinatore provinciale della Lega e consigliere comunale di Latina, Matteo Adinolfi, il quale, avendo militato anche lui in AN con cui è stato eletto consigliere comunale due volte a cavallo degli anni novanta, con la seconda giunta Finestra e la prima giunta Zaccheo, non gli sarà parso vero di potersi accodare a Tripodi: “La Lega è la vostra casa – dichiara Adinolfi – qui ci sono i valori che da sempre contraddistinguono la destra“. Dichiarazioni che non si sa bene a chi siano rivolte: o si parlano da soli e si auto-assolvono come fanno quei preti di campagna un po’ avanti con l’età, oppure sono indirizzate a personaggi che è ora di sdoganare. Tanto è che già qualcuno nel centrodestra ha cominciato a fare i debiti scongiuri, quasi della stessa intensità di quelli che fecero quando Giorgia Meloni si avventurò in un endorsement inaspettato (soprattuto dai vicerè del centrodestra latinense) nella scorsa campagna elettorale alle Politiche ’18, sperando che dichiarazioni del genere, slegate da qualsiasi tipo di contesto, non si rivolgano allo spettro di Vincenzo Zaccheo sempre attento a ciò che succede con il fuoco, molto fatuo, di tornare a essere leader di un centrodestra unito. Una prospettiva talmente difficile da realizzarsi che, ad oggi, è più facile che Coletta si dia all’ippica.
Niente di problematico, si dirà. In fondo come fu con Forza Italia negli anni novanta e, in genere, con la totalità dei partiti della Seconda Repubblica, siamo abituati a cambi, controcambi e controcambiotti. Non esiste più l’ideologia, l’idea, si ripete stancamente, e allora non si deve rimanere fermi: chi non cambia idea è uno stupido, e chi rimane della sua scompare.
In seguito alle dichiarazioni di Adinolfi e Tripodi, pertanto, alcuni che già pregustano il piatto delle comunali latinensi del 2021 avranno tirato un sospiro di sollievo, auspicando una Lega sempre più ecumenica e accogliente e capofila di una possibile coalizione della destra, veleni e guantoni da boxeur permettendo.
Peccato che Zicchieri, coordinatore regionale e Deputato della Repubblica, gerarchicamente più vicino a Matteo Salvini, non sia affatto d’accordo con l’arca di Noè di AN. Nonostante anche lui provenga da Alleanza Nazionale, l’estate scorsa fu molto chiaro al riguardo. Il motivo glielo diede Stefano Galetto, ex consigliere regionale, fedelissimo dell’ex sindaco Vincenzo Zaccheo, coinvolto nello scandalo delle spese pazze alla Regione Lazio con guai sia penali che erariali (Corte dei Conti), il quale, visto il traffico in entrata in casa Lega, aveva sentito l’esigenza di provarci, proponendo al partito di Salvini la figura di Zaccheo. Zicchieri non rispose in politichese ma fu netto: “Zaccheo ha fatto il suo tempo e oggi la Lega guarda ad altro – bocciando senza appello gli ex AN Zaccheo e Galetto, e aggiungendo un corollario che ora pare smentito da Adinolfi e Tripodi – “la Lega oggi non va considerata assolutamente un semplice approdo per gli ex di An”.
Insomma, in questo quadro di dichiarazioni discordanti, abbiamo una Lega che è più frequentata di un casinò a Las Vegas all’ora di punta, nella quale personaggi di ogni colore e tipo aderiscono freneticamente, come nel sudpontino dove, nonostante le denunce inascoltate dei militanti delusi, la Lega sembra una sezione dell’Udc del fu Michele Forte.
A Latina, nel segno della tradizione, la tendenza è di imbarcare, invece che al centro come nel Golfo, a destra. Ma come si conciliano le posizioni di Zicchieri e del duo Tripodi/Adinolfi?
E in questo mercato dell’immigrazione politica, intanto, a risuonare sono solo le campane della coerenza e della questione morale all’interno del centrodestra che rimane irrisolta con le carte di Alba Pontina e le dichiarazioni dei magistrati che urlano. Solo due settimane fa, infatti, nell’ambito dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, la Procura generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Roma ha confermato testualmente ciò che, umilmente, ci ostiniamo a dire da mesi: “Nel caso dei Di Silvio, alla fama criminale ed alla specifica abilità nell’esercizio della violenza si è accompagnata una altrettanta forza di iniziativa e di penetrazione nei confronti di alcuni ambienti politico – amministrativi locali, evidenziatasi in una significativa ingerenza nella campagna elettorale di diversi candidati alle consultazioni amministrative del 2016 nei comuni di Latina e Terracina, culminata in alcuni episodi di vera e propria compravendita del consenso elettorale“. Parole che non lasciano molto all’immaginazione, a cui va aggiunto un altro passaggio della relazione (leggi qui): “Anche grazie al primo collaboratore di giustizia espresso da quel territorio (ndr: Renato Pugliese) è stato possibile ricostruire organigramma ed attività di questo gruppo“. E i tre nomi citati, almeno nelle carte di Alba Pontina, sono tre dei massimi dirigenti del centrodestra pontino: i leghisti Angelo Tripodi e Francesco Zicchieri, e Nicola Calandrini (ne abbiamo parlato in Bastarda Pontina parte III), consigliere comunale latinense di Fratelli d’Italia, e in procinto di diventare Senatore della Repubblica nel caso in cui, oggi domenica 10 febbraio, Marco Marsilio dovesse essere eletto Governatore della Regione Abruzzo.