DA GAETA AL PARLAMENTO MA LA CAMORRA SI DIVORA IL GOLFO, DI CESARE A TRANO: “PIÙ PALLE”

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Elvio Di Cesare e Raffaele Trano
Elvio Di Cesare e Raffaele Trano

La sorprendente elezione di Raffaele Trano a parlamentare della Repubblica Italiana, è stata accolta come una enorme possibilità che non doveva essere dissipata. Dopo molti anni la piccola ma grande città di Gaeta è tornata ad avere un proprio cittadino nei palazzi del potere di Roma. E con Gaeta tutto il sudpontino è tornato a sperare che la democrazia rappresentativa avesse un significato anche per le dimenticate Formia, Gaeta, Itri, Minturno, Castelforte, Santi Cosma e Damiano, Spigno, Ponza e Ventotene. Il Basso – bassissimo – Lazio. Oltre 100mila persone potevano contare finalmente su un portavoce, che nel lessico del MoVimento Cinque Stelle, significa avere all’interno delle istituzioni, “normali” cittadini con i “normali” problemi quotidiani loro e dei loro territori, che prima di tutto vanno affrontati. Per molti dunque l’elezione di Trano ha significato non solo sentirsi direttamente parte di un Governo, ma della maggioranza che prende le decisioni, e alla quale, senza divincolarsi tra interessi, amicizie e apparati e senza il piattino in mano, poter finalmente parlare chiaramente di lavoro, di disoccupazione giovanile, di ambiente, di crimine organizzato, di turismo, come di quelle priorità che il dimenticato Basso Lazio ha urgenza di affrontare da troppo tempo, trattandosi di un nobile moribondo che esala gli ultimi respiri. Un portavoce del MoVimento Cinque Stelle è stato dunque visto come l’ultima vera speranza in cui credere dopo essere stati abbandonati quando non presi in giro (Pedemontana, Littorina, Dda del sudpontino, area sensibile del Golfo e altro ancora) da chi Trano lo ha preceduto: dai Fazzone, dai Moscardelli, dai Simeone (consigliere regionale), dai Michele Forte.

Elvio di Cesare

In un Governo del cambiamento che in pochi mesi ha preso molte decisioni coraggiose e rivoluzionarie per l’Italia, le emergenze della Provincia di Latina ancora una volta restano, fino ad ora, rilassanti letture tra una cosa seria e l’altra. Così mentre questo territorio è silenziosamente (ma a volte rumorosamente) dilaniato e occupato dai business e dagli interessi della Camorra e di altre mafie, dalla corruzione, vittima delle scorribande e della violenza, della fuga dei giovani e dell’impoverimento imprenditoriale e culturale, e dove le istituzioni stanno cedendo per stanchezza e per mancanza di forze – quando non addirittura colluse (caso Lollo, Don’t Touch e altre inchieste) – il passo al crimine, non rimane più nessuna speranza di riscatto. Ad alzare perciò la voce e richiamare a maggiore risolutezza l’onorevole Trano, nel suo ufficio di Governo, è stato in queste ore un altro esponente del territorio, da tempo impegnato nella lotta contro la criminalità organizzata dilagante nella sua Gaeta e non solo, ovvero il segretario nazionale dell’associazione antimafia “A. Caponnetto” Elvio di Cesare.

Il post di Di Cesare rivolto a Raffaele Trano

LA QUERELLE DI CESARE (Ass. Caponetto) – TRANO (M5S). “Ieri mi telefona l’ On.Raffaele Trano del M5s – scrive in un post su Facebook Di Cesare – e mi chiede di incontrarlo. Fissiamo l’incontro per oggi alle 14,30. Alle 13 circa mi chiama e mi comunica che per l’ora stabilita non gli sarebbe stato possibile e che avremmo dovuto ritardare l’incontro di qualche ora, mi avrebbe comunicato l’ora esatta intorno alle 16 – 16,30. Quando mi ha fatto questa seconda telefonata io ero già in viaggio e stavo facendomi un centinaio di chilometri per raggiungere il luogo concordato. Raggiunto questo ho atteso le 16,30 e poi le 17 e poi ancora le 18 ed alle 18,30, visto che non mi è giunta alcuna telefonata, ho ripreso la Macchina e me ne sono tornato a casa facendomi altri 100 chilometri. Allo Stesso On. Trano avevamo chiesto per ben due volte un paio di interrogazioni sulla mafia nel Basso Lazio e non ce le ha fatte. Mi dispiace dirlo, ma con comportamenti del genere il Movimento perde e non cresce. Fine della conversazione”. Ne segue un botta e risposta nel quale Trano giustifica di essersi trovato a Pozzilli per una visita medica e che già una interrogazione collaborando con la Caponnetto l’aveva presentata. 

Insomma al di là della querelle, è poi lo stesso Di Cesare a ricordare al portavoce del Golfo che “nel Lazio siamo nella merda, per non parlare del sud che sta in una cloaca fra massoneria, mafie di tutto il mondo, cupole di ex alti grado, prefetti che prima e dopo Frattasi, non valgono un c…o e tutte le schifezze della terra. Per non parlare delle Procure (devi pensare che anni fa un Procuratore capo di Latina durante un dibattito pubblico organizzato da Anna Scalfati per la RAI nell’ex Miralanza di Pontinia ebbe la sfacciataggine di dire che……in provincia di Latina non ci sono organizzazioni criminali radicate e per poco non gli sono saltato addosso e che un Prefetto, questo lo saprai perché é avvenuto di recente, audito in Commissione antimafia, ha detto che la Prefettura di Latina non fa NESSUNA interdittiva. Per non parlare dell’Ispettore della Mobile di Latina che se n’è andato a casa lasciando la Polizia dopo che gli avrebbero impedito di continuare a fare indagini ad un certo livello o del Procuratore Aggiunto della DDA di Roma Prestipino che ha dichiarato che nel sudpontino non si possono fare indagini perché le bobine delle intercettazioni vanno a finire nelle mani di gente probabilmente dei Servizi e di tante, tantissime altre cose ancora”.

LA CAMORRA PADRONA DEL GOLFO DI GAETA, LO STATO SILENTE O COLLUSO. E in effetti è una vera emergenza che un portavoce del Governo sul territorio dovrebbe seriamente ricordare e affrontare senza sosta, e che va ben oltre la sola e già pericolosissima portata della presenza della Camorra in riva al Golfo. Da queste parte c’è molto di più, pezzi deviati dello Stato sembra non siano entrati solo nella ben più celebre trattativa con la Mafia.

A sinistra Michele Prestipino, a destra Giuseppe de Matteis

Dopo aver già riempito negli anni passati fiumi di pagine delle relazioni semestrali della Dia e dell’osservatorio regionale antimafia, delle interrogazioni parlamentari e delle inchieste giornalistiche, le mafie – tutte – presenti nel Basso Lazio vengono etichettate di serie A, perchè guidate sul territorio direttamente dai capi clan di Camorra, Mafia e Ndrangheta e perchè sono le più importanti, potenti e pericolose, secondo le parole dell’allora Questore di Latina Giuseppe de Matteis, audito in commissione parlamentare Antimafia nel maggio 2016. Eppure si tratta solo dell’ennesimo campanello d’allarme che risuona, anzi rimbomba, senza sortire nessuno effetto. È stato anche più esplicito, ben due anni prima, il procuratore aggiunto della Procura di Roma Michele Prestipino – come in effetti ricorda Di Cesare – il quale affermò circostanze a dir poco preoccupanti: “Attraverso il racconto di un episodio assai inquietante – che ha fatto emergere come una ditta che si occupa di intercettazioni a Latina avesse addirittura subappaltato il servizio ad un sedicente membro del Mossad- Prestipino denuncia poi  la difficoltà di compiere intercettazioni in maniera efficace e riservata per le indagini relative al pontino. Voglio solo ricordare – prosegue – le difficoltà enormi a lavorare su Latina. Ma che indagini sono queste se un decreto di intercettazione finisce nelle mani sbagliate? Potrebbe sembrare un caso isolato, ma non è così”, ha precisato. “Per dirla in termini eleganti – prosegue – ci sono realtà territoriali in cui la compenetrazione di interessi diversi è tale per cui difficilmente un’attività di intercettazione dura più di trenta o quaranta giorni senza che l’interessato sia da qualcuno avvertito. E le indagini di mafia, senza intercettazioni, sono impossibili”. E ancora ha ricordato le due sentenze passate in giudicato per 416 bis, Tripodo e Schiavone-Noviello di soggetti che hanno collegamenti con ‘ndrangheta e camorra e le indagini patrimoniali coi sequestri nei confronti del clan Mallardo per svariati milioni di euro e del clan Ascione“. E ancora prima di Prestipino anche la giornalista e senatrice Rosaria Capacchione riportò dei ripetuti incontri avvenuti addirittura tra esponenti di spicco di alcuni clan di camorra e i Servizi Segreti in una villa a Gaeta.

Inchiesta Don’t Touch

È dunque evidente come il sudpontino sia per molti aspetti passato di mano, le istituzioni, come dicevamo, sono disarmate e impreparate ad affrontare la ben più imponente portata di questi fenomeni, quando talvolta non ne fanno addirittura parte (poliziotti, carabinieri, finanzieri, giudici e politici), passando informazioni e lasciando il passo al crimine sul territorio, come affermato anche da Prestipino. Vale infine la pena ricordare come nella medesima audizione – che si può integralmente riascoltare al link audio sopra – De Matteis evidenzia una scala di priorità di intervento su tutta la Provincia – e noi aggiungiamo probabilmente su tutta la Regione – contro le mafie nel Lazio che lui stesso ritiene richiedano in primis Formia e Gaeta. Appello rimasto lettera morta.

L’APPELLO DI DI CESARE A TRANO: “PIÙ PALLE”. E si chiude con un appello anche la risposta di Di Cesare a Trano: “Ti avevo chiesto di fare delle interrogazioni le cui bozze quel povero Romano De Luca aveva impiegato tre notti per preparartele già cotte e mangiate e non hai fatto un c@@@o. Raffaè, sei stato per noi una delusione, tu e quell’altra, Ilaria (Fontana deputata 5stelle, ndr) e tutti gli altri che, non capendo un accidenti del senso delle mie doglianze, hanno scritto cazzate contro di me su FB. Con questa gente il Movimento – che io ho votato e, tranquillo, continuerò a votare perché non ho scelta se non la merda e non mi taglio quel po’ di palle che mi sono rimaste – va a sbattere e la mafia ringrazierà. Raffaé, più verve, più palle e riprenderemo insieme il cammino. Sempre per gli altri e per la Giustizia. Quella vera che non esiste. Buon lavoro”.

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