Indice di Permeabilità alla Criminalità Organizzata (IPCO): i territori e la capacità di resistenza alla penetrazione criminale. Lazio e provincia di Latina con una permeabilità medio-alta
La realizzazione dell’Indice di Permeabilità dei Territori alla Criminalità organizzata si inserisce nel quadro del Protocollo d’intesa tra la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e l’Eurispes.
I risultati della ricerca sono stati presentati oggi, 15 dicembre, presso la sede della DNA di Roma, in Via Giulia, e online in diretta su piattaforma streaming.
L’Eurispes intende offrire un contributo originale all’analisi e allo studio della presenza mafiosa nel Paese, mediante l’istituzione di un indice in grado di misurare due fenomeni, distinti ma strettamente connessi: vulnerabilità e appetibilità dei territori.
L’Indice di Permeabilità alla Criminalità Organizzata (IPCO) rappresenta un numero indice originale, che consente di comparare, su base omogenea, le province italiane e determinarne una classifica.
La scelta è stata guidata dalla volontà di cogliere con un dettaglio analitico sufficiente sia le differenze geografiche presenti sul territorio italiano sia l’evoluzione temporale della permeabilità. Le modalità con cui l’infiltrazione e il radicamento sul territorio avvengono, mutano a seconda del gruppo criminale, del momento storico e delle caratteristiche intrinseche dei territori. Ciò comporta che la permeabilità ha una natura complessa e multidimensionale che non può essere ridotta esclusivamente a un fenomeno di violenza ma deve essere analizzata attraverso una più ampia lente socio-economica.
La batteria dei 163 indicatori elementari individuata per la costruzione dell’Indice è raggruppata in 19 indicatori compositi, ognuno dei quali cattura una dimensione della permeabilità potenziale. Gli indicatori sono stati scelti seguendo l’obiettivo dell’indice, quantificare, cioè, la permeabilità all’infiltrazione criminale e non la presenza diretta. Pertanto, sono stati scelti gli indicatori che misurano gli aspetti del territorio collegati a una potenziale infiltrazione criminale, ma non sono usati indicatori che misurano l’effettiva penetrazione della criminalità sul territorio.
L’indice di permeabilità alla criminalità organizzata (IPCO) è stato ottenuto combinando i 19 indicatori compositi con l’obiettivo di sintetizzare la complessità del fenomeno facilitandone la comprensione e la comunicazione. L’aggregazione si basa sulla metodologia proposta da Mazziotta e Pareto (2018) poiché, a differenza di altre metodologie, essa permette di valutare anche le dinamiche temporali del fenomeno della permeabilità.
In sintesi, la lettura longitudinale e trasversale dell’indice dimostra: la sostanziale inesistenza di zone di non permeabilità; la coincidenza fra la distribuzione geografica delle province a maggiore permeabilità e quella dell’arretratezza economica e sociale del Paese; un’eterogeneità delle cause di permeabilità lungo la Penisola; una generale diminuzione delle condizioni di permeabilità nel tempo con l’eccezione di alcune province; l’esistenza di una correlazione positiva fra il fenomeno della permeabilità e il manifestarsi di crisi economico-finanziarie nazionali e internazionali.
«Quello dell’Eurispes – commenta il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Federico Cafiero de Raho – è uno studio di grande importanza per l’osservazione di carattere scientifico di fenomeni complessi, che fornisce indicazioni di grande interesse che ci aiutano a proiettare con sempre maggiore puntualità le strategie di contrasto sul territorio e nello stesso tempo segnala gli snodi di maggiore fragilità del nostro sistema economico e sociale».
«La natura della permeabilità alla criminalità organizzata – spiega il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara – prende forme diverse a seconda dei territori. Difatti la criminalità organizzata ha dimostrato di saper adattare le proprie strategie di crescita ai bisogni del territorio, riuscendo spesso a presentarsi come alternativa alle risorse legali, soprattutto per le categorie sociali più vulnerabili. Ciò permette a queste organizzazioni di aumentare sia il loro controllo sul territorio, sia il sostegno ricevuto da parte dello stesso. Inoltre, prosegue Fara, infiltrandosi nei tessuti produttivi legali, la criminalità organizzata mimetizza le proprie condotte rendendo più difficile distinguere tra legale e illegale. Ciò avviene tanto per i processi produttivi, quanto per le risorse usate e per le forme organizzative e di competizione, con grave danno delle realtà imprenditoriali più virtuose, della credibilità di un intero sistema economico, della fiducia nella sua struttura finanziaria e nei flussi che da essa promanano.
In generale, conclude il Presidente dell’Eurispes, nelle province del Sud la vulnerabilità è principalmente dovuta a forme di fragilità economico-sociali, che spingono i gruppi criminali a forme più tradizionali di controllo del territorio, che generano a loro volta una maggiore fragilità. Nelle province del Nord la vulnerabilità è più legata al mondo produttivo, dove i gruppi criminali possono infiltrarsi in virtù della forza finanziaria ottenuta attraverso proventi illeciti».