Ordinanza Zingaretti che dispone il mini-lockdown della provincia di Latina. Il consigliere regionale, Angelo Orlando Tripodi (Lega), interroga il Presidente della Regione e alza il tiro: il provvedimento crea uno “stato di guerra”
Il consigliere regionale, nonché capogruppo della Lega alla Pisana, Angelo Orlando Tripodi, da sempre, ci stupisce con le sue uscite. Al netto dei suoi coinvolgimenti indiretti o diretti in inchieste e processi (vedi Alba Pontina e fallimenti) che lo piombano nel campo delle situazioni politicamente serie e pure gravi, c’è da dire che la sua involontaria simpatia è sempre stata sottolineata da Latina Tu senza alcun tipo di civetteria: su tutti, quando scambiò un motto di Mao Tse Tung per una frase da duro e puro oppure quando, a sua insaputa, fece mettere in una voce di Bilancio della Regione Lazio fondi a favore di una seguace di Scientology.
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Oggi, invece, a leggere l’interrogazione presentata nei confronti dell’ultima ordinanza di Zingaretti che ha stabilito il semi-lockdown per Latina e provincia, il sentimento è più tendente allo straniante perché parlare di “stato di guerra” e vedere le città piene di gente, di sabato pomeriggio, risulta quantomeno bizzarro. Una guerra tra passeggini, famiglie in relax e giovani col monopattino.
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Tuttavia, per il capogruppo salviniano in Regione Lazio, ci troviamo in una Latina Città Aperta: “le disposizioni così come diramate limitano le libertà fondamentali dei cittadini, creando “de facto” una situazione paragonabile a quella di uno stato di guerra, e che ciò impedisce la piena vigenza delle garanzie costituzionali”.
“Oltretutto – continua l’interrogazione di Tripodi che chiede a Zingaretti se si sia reso conto degli effetti che tale ordinanza determinerà sul tessuto economico – le limitazioni generano un comune sentimento di preoccupazione che si somma alla situazione derivante dal precedente lockdown nazionale, non solo per l’insicurezza dettata dal pericolo della diffusione del Covid-19, ma anche, e soprattutto, lo si percepisce tra la popolazione, per una ulteriore contrazione economica e sociale che verterebbe sulle attività in oggetto all’ordinanza, già fortemente provate a tutti i livelli“.
Poi, nelle premesse di tali riflessioni più o meno sensate, Tripodi richiama la Costituzione (un must degli ultimi anni per ogni politico dello Stivale, ma qualcuno di loro l’avrà mai letta tutta?) sostenendo che le disposizioni anti-Covid sono “una sempre progressiva e costante compressione della libertà personale, della libertà di circolazione, della libertà di riunione, del diritto all’istruzione, della libertà d’iniziativa economica, e persino della libertà di culto“.
Ma non, ringraziando Dio, della libertà di Tripodi di fare interrogazioni e di arrivare anche a dire che un’ordinanza di 15 giorni ci catapulta in uno scenario in cui Anna Magnani corre a perdifiato e Lamberto Maggiorani ruba una bicicletta.
Ora, sarebbe anche importante spiegare a Tripodi che nei bollettini regionali sul Coronavirus, le autorità amministrative e sanitarie hanno preso ad indicare i link all’evento politico: ossia, ci sono contagiati il cui contact tracing rimanda direttamente a uno specifico momento e luogo. Sapete a quale evento politico si riferiscono? Chiaro: a quello di Terracina, datato 25 settembre, in cui il Capitano Salvini in pura trance elettorale era sceso da noi attorniato dai suoi esponenti locali compreso Tripodi. È pure vero, come dice il consigliere regionale, che il provvedimento è una mazzata per esercenti di bar e pub, ma un tantino di attenzione in più prima…no?