PROCESSO A IANNOTTA&CO, IL TRIBUNALE AMMETTE: “DIRE CHE È BLOCCATO È POCO”. DOPO ANNI, SOLO RINVII E INTOPPI

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Luciano Iannotta
Luciano Iannotta

Dirty Glass, il processo che vede imputato l’imprenditore di Sonnino Luciano Iannotta continua a non essere celebrato

Alla fine della ennesima “non udienza” odierna, il Presidente del III collegio del Tribunale Mario La Rosa, che dovrebbe celebrare il processo insieme ai colleghi Simona Sergio e Paolo Romano, lo afferma sconsolatamente: “Dire che questo processo è bloccato è poco“. Anche oggi, 26 settembre, infatti, c’è stato l’ennesimo rinvio di un processo che, iniziato con suprema fatica, ha ripreso ad arenarsi. Competenze di Tribunale (se fare il processo a Roma o a Latina), legittimo sospettoricusazione del collegio del Tribunale di Latina Morselli-Sergio-Romano richiesta dalla difesa di Luciano Iannotta, rappresentata dall’avvocato Mario Antinucci. E chi più ne ha, ne metta.

Il motivo del rinvio odierno è duplice: due legittimi impedimenti. Una tracheite con stato febbrile di uno degli imputati, Luigi De Gregoris, e una lombosciatalgia acuta dell’avvocato Mario Antinucci il quale, anche lo scorso marzo, aveva ottenuto un legittimo impedimento a causa di un processo concomitante. Entrambe le richieste di legittimo impedimento sono state presentate nel pomeriggio inoltrato di ieri, 25 settembre.

I pubblici ministeri Luigia Spinelli e Francesco Gualtieri, anche loro sconsolati e per nulla soddisfatti della piega che sta prendendo il processo, hanno chiesto la sospensione dei termini di prescrizione, mentre, in aula, ad essere presenti c’erano alcuni degli imputati. A mancare, come da tempo avviene, il principale degli imputati: Luciano Iannotta, ormai londinese sin dall’anno scorso.

La situazione di questo processo, sicuramente tra i più importanti che si celebrano nel Tribunale di Latina (se non il più importante dal punto di vista degli intrecci tra crimine, colletti bianchi e servitori dello Stato infedeli), si inserisce in un quadro a tinte fosche di una giustizia pontina rallentata da un enorme carico di lavoro. A spiegarlo è sempre il Presidente del Collegio, Mario La Rosa, il quale, prima di dichiarare conclusa l’udienza odierna, dice: “Non si possono fare i processi qui, ci portiamo dietro cadaveri che arrivano persino dal giudice per l’udienza preliminari Iansiti”. Se si pensa che il magistrato Nicola Iansiti ha lasciato Piazza Buozzi dal 2017, andando in pensione, per raggiunti limiti d’età, allora è facile immaginare qual è il carico di arretrato che questo III collegio del Tribunale e gli altri collegi – oltreché ai giudici monocratici e ai colleghi delle udienze preliminari – devono sobbarcarsi. D’altra parte, di magistrati, nel penale, a Latina, ce ne sono pochi e i risultati sono questi per uno dei Tribunali più pieni, dal punto di vista dei processi, in tutta Italia.

Tornando al processo “Dirty Glass”, rinviato al prossimo 20 febbraio 2025, quando dovrebbero (condizionale d’obbligo) essere ascoltati come testimoni un paio di investigatori della Squadra Mobile e i collaboratori di giustizia, Agostino Riccardo e Renato Pugliese, siamo a quasi quattro anni dalla richiesta di giudizio immediato arrivata a dicembre 2020 e pervenuta dai pubblici ministeri Claudio De Lazzaro, Luigia Spinelli e Barbara Zuin (DDA di Roma). Nel frattempo è rimasta solo Luigia Spinelli a sostenere l’accusa (insieme al collega Francesco Gualtieri), perché gli altri due magistrati ricoprono altre funzioni.

Dopo un inizio nel Tribunale capitolino, il processo, ad aprile 2020, viene spostato per competenza nel Tribunale di Latina. Qui, nella palude, inizia una lunga sequela di intoppi. Alla fine, è il III Collegio del Tribunale di Latina quello deputato a giudicare gli imputati, sebbene ci siano stati due cambi di presidenza: dapprincipio a presiederlo c’era Aldo Morgigni, tornato nel Tribunale di Latina solo per pochi mesi; successivamente Laura Morselli, di seguito passata all’ufficio Gip-Gup. Infine, come attualmente è, il Presidente Mario La Rosa. Prima di loro, però, il processo aveva avuto un altro breve passaggio nel I collegio del Tribunale da cui era stato spostato al III collegio per incompatibilità del presidente Gian Luca Soana, già chiamato a giudicare Luciano Iannotta in un processo distinto ma affine.

Insomma, contando che gli arresti degli imputati – che ora sono tutti liberi – arrivano a settembre del 2020, con l’ordinanza disposta dalla Direzione Distrettuale Antimafia ed eseguita dalla Squadra Mobile di Latina che ha svolto le indagini, si arriverà al prossimo febbraio 2025 quando, in tutto, sono state celebrate pochissime udienze di dibattimento: appena due i testimoni escussi.

Ad essere imputato sono l’imprenditore di Sonnino, Luciano Iannotta, e quelli che, dalla Direzione Distrettuale Antimafia e dalla Squadra Mobile di Latina, sono ritenuti essere i suoi sodali di un tempo, tra affari, malavita, criminalità organizzata e persino servizi segreti. Sul banco degli imputati, oltreché a Iannotta, siedono Luigi De Gregoris, Antonio e Gennaro Festa, i carabinieri Alessandro Sessa e Michele Carfora Lettieri, Pio Taiani e Natan Altomare. Parti civili l’associazione antimafia “Antonino Caponnetto” e, per l’appunto, la curatela fallimentare della società “Global Distribution”.

I reati contestati, a vario titolo, sono molteplici: in materia fiscale e tributaria, violazioni della legge fallimentare, estorsione aggravata dal metodo mafioso, intestazione fittizia di beni, falso, corruzione, riciclaggio, accesso abusivo a sistema informatico, rivelazioni di segreto d’ufficio, favoreggiamento reale, turbativa d’asta, sequestro di persona e detenzione e porto d’armi da fuoco. Senza contare che uno dei reati più gravi contestati – il sequestro di persona – è già saltato per via della Legge Cartabia. Una legge che prevede la non procedibilità nel caso in cui non vi sia una querela della vittima, in questo caso delle due vittime.

Di questo processo “che dire che è bloccato è poco” rimangono al momento solo rinvii e impalpabilità. Un disastro sia per la credibilità della giustizia, sia per la fiducia nello Stato.

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