OLIMPIA, (QUASI) TUTTI PRESCRITTI NEL PROCESSO MAI INIZIATO: ASSOLTI ANCHE PER L’ABUSO D’UFFICIO ABOLITO

Giovanni Di Giorgi

Olimpia, il processo sul “sistema Latina” è ufficialmente defunto: prescritti i reati, arrivano assoluzioni per l’abolizione dell’abuso d’ufficio

È finito. Oggi, ufficialmente, il processo al cosiddetto “sistema Latina” – e quella che per certi versi è stata Latina, ossia Maiettopoli, con l’ex deputato di Fratelli d’Italia, Pasquale Maietta, a farla da padrone – è defunto nelle spire della prescrizione e del reato che il Governo Meloni, il Ministro Carlo Nordio e la maggioranza di centrodestra italiana, insieme ai gruppi di Matteo Renzi e Carlo Calenda, ha abolito: come noto, infatti, l’abuso d’ufficio, in Italia, non è più un reato.

Escono dal processo quasi tutti gli imputati del processo “Olimpia” perché il Tribunale di Latina ha dichiarato prescritti la stragrande maggioranza dei reati contestati, così come richiesto in aula anche dal pubblico ministero Giuseppe Miliano, titolare di un’indagine che aveva fatto rumore sfociando negli arresti dell’ex sindaco di Latina, Giovanni Di Giorgi, assessori, imprenditori e dipendenti comunali nel novembre 2016.

Oggi, 24 settembre, il II collegio del Tribunale di Latina composto dalla terna di giudici Coculo-Nadile-Villani ha letto in aula il dispositivo con il non doversi procedere per intervenuta prescrizione per quanto riguarda la maggior parte dei reati contestati agli imputati e l’assoluzione per tutti coloro a cui veniva imputato l’abuso d’ufficio, reato non più previsto dalla legge. Una decisione ascoltata dal nutrito collegio difensivo composto dagli avvocati Palombi, Lauretti, Giudetti, Zeppieri, Censi, Alessandro e Angelo Farau, De Simone, Paletta, Poscia, Oropallo, Pesce, Fiore, Pietrocarlo, Napoleone e Melegari. Presenti in aula anche diversi imputati, tra cui l’attuale coordinatore provinciale di Forza Italia, Giuseppe Di Rubbo, all’epoca dei fatti assessore all’urbanistica dell’amministrazione Di Giorgi.

A gennaio 2024, lo stesso collegio aveva letto in aula la disposizione che dichiarava il de profundis del processo. Il Tribunale aveva rilevato, quindi, la necessità, ai fini dello scioglimento della riserva, di apprendere le date di realizzazione delle condotte relative ai contestati reati fine del reato associativo, dove non già espressamente indicate. Ecco perché sono stati inviati gli atti al Pubblico Ministero Giuseppe Miliano che ha fornito le date dei reati contestati. Secondo i calcoli del sostituto procuratore l’associazione per delinquere che aveva al centro il Latina Calcio è durata fino a settembre 2014, mentre l’associazione per delinquere sull’urbanistica ha avuto come fine il maggio 2015. Ciò vuol dire che molti dei reati sono prescritti, tranne che per i due imputati che avevano rinunciato alla prescrizione: l’ex dipendente comunale Antonio Ferrarese e il costruttore Massimo Riccardo. Oggi, l’unico a mantenere fede alla rinuncia è rimasto Riccardo, che dovrà rispondere di associazione per delinquere e falso, reato imputatogli in merito alla sua società edilizia e alla realizzazione della palazzina in Via Quarto. Ferrarese, invece, in aula, oggi ha revocato alla rinuncia della prescrizione.

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Rimane in piedi, inoltre, anche l’estorsione concepita dall’ex deputato di Fratelli d’Italia, Pasquale Maietta nei riguardi dell’allora funzionario del Comune di Latina, Nicola Deodato (co-imputato), pressato al fine di agevolare alcuni interventi allo stadio “Francioni” (Maietta, all’epoca, era Presidente del Latina Calcio).

Gli unici a dover affrontare il processo, quindi, saranno l’ex deputato di Fratelli d’Italia, Pasquale Maietta, e il costruttore Massimo Riccardo.

Si chiude così, mestamente, senza rilevanti riflettori mediatici, un processo che non è mai di fatto iniziato e che ha visto un solo testimone ascoltato, peraltro parzialmente. Un procedimento iniziato con arresti rilevanti e dipanatosi con una fase di udienza preliminare fluviale che ha visto una ventina di tappe, guidate dall’allora Gup Giorgia Castriota, in seguito, nel 2023, arrestata per corruzione su disposizione del Tribunale di Perugia.

DI COSA PARLIAMO – L’indagine denominata “Olimpia”, condotta dalla Procura di Latina e dai Carabinieri del Nucleo Investigativo, portò nel novembre 2016 a decine di arresti, poi “revocati” dal Tribunale del Riesame. Per di più a settembre 2023, la Corte dei Conti ha posto la parola fine anche sulla vicenda contabile dichiarando prescritte le posizioni di molti indagati del processo odierno.

Come noto, l’inchiesta partita da un esposto e un’interrogazione parlamentare su alcune irregolarità in merito alla piscina comunale (presentati dal Movimento Cinque Stelle di Latina nel 2013), si allargò a macchia d’olio dividendosi in tre filoni: quello dei favori al Latina Calcio di Maietta e Paola Cavicchi; quello dei sei Piani particolareggiati approvati con incremento di cubature direttamente in Giunta senza passare dal Consiglio comunale; quello su appalti e incarichi a imprenditori e società con sospetti illeciti sulle assegnazioni.

Il 28 aprile 2021, il Presidente del collegio penale Caterina Chiaravalloti, ora sostituita alla presidenza dal giudice Francesca Coculo, aveva dichiarato prescritti alcuni reati per abusi edilizi (quelli in via Quarto) a carico di 12 imputati, l’ex sindaco Giovanni Di Giorgi, l’ex Dirigente Ventura Monti e a seguire altri imputati: il costruttore Massimo Riccardo, Luigi Paolelli, Adolfo Antonelli, Silvano Manzan, Massimo Palumbo, Mario Piovanello, Giuseppe Venturi, Antonio Ferrarese, Giuseppe Celeste e Raniero Grassucci.

A maggio 2021, il processo aveva visto un’altra “potatura” degli imputati. Si è passati così a 29 imputati: tolti Lusena e Malvaso processati e assolti col rito abbreviato a luglio 2020, ne rimanevano 35. Scattata, però, la prescrizione per Grassucci, Palumbo, Venturi, Antonelli, Piovanello, Manzan, il numero si è ridotto a meno di 30.

A processo rimangono Pasquale Maietta, Paola Cavicchi, l’ex sindaco di Latina Giovanni Di Giorgi, il dirigente al Comune di Latina Ventura Monti, il funzionario comunale Nicola Deodato, gli imprenditori Fabio e Fabrizio Montico, l’ex dirigente del Comune Alfio Gentile, l’ex assessore all’Urbanistica Giuseppe Di Rubbo, l’architetto Luca Baldini, l’ingegnere Luigi Paolelli, il costruttore Massimo Riccardo,  Roberto Pellegrini, Silvano Spagnoli, Stefano Pistoia, Antonio Ferrarese, Valter Betti, Giuseppe Macrì, Francesca Rossi, Alessandra Marciano, Andrea e Sandra Capozzi, Antonio Di Girolamo, Claudio Petitti (di cui oggi, l’avvocato difensore Di Ciollo ha chiesto, presentando corposa memoria, l’assoluzione), Giovanni Spada, Giuseppe Baggio, il notaio Giuseppe Celeste, Sergio Fanti e Stefania De Marchi.

Tanti i reati contestati a vario titolo: si va dall’associazione per delinquere ai reati contro la pubblica amministrazione come l’abuso d’ufficio, il falso, la concussione, la turbata libertà degli incanti.

A luglio 2021, sono state inoltre accolte alcune eccezioni del collegio difensivo sull’utilizzabilità delle intercettazioni a carico di Pasquale Maietta. Le intercettazioni avrebbero dovuto essere autorizzate dalla Camera dei Deputati e secondo il collegio dei giudici del Tribunale erano “non casuali e mirate e anche sfornite di autorizzazione postuma”.

Dopo diverse udienze non celebratasi tra marzo 2022 e l’autunno dello stesso anno, ad aprile 2023, il processo, alla presenza del Pm Giuseppe Miliano, che condusse le indagini, aveva visto sedersi in aula uno dei testimoni: si tratta di un Luogotenente dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina che fu protagonista delle imponenti indagini iniziate nel 2014. L’investigatore aveva iniziato a ripercorrere le fasi di indagini arrivando a dire che l’allora amministrazione di centrodestra, a marca Fratelli d’Italia, era completamente assoggettata a Maietta (in quegli anni all’apice della sua potenza imprenditoriale e politica) e altri imprenditori, tra cui alcuni costruttori (leggi link di approfondimento di seguito).

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A settembre scorso, invece, nella penultima udienza, la scena è stata presa dal collegio difensivo che, tramite diverse e articolate questioni preliminari, è tornata a chiedere il proscioglimento per molti degli imputati, o ai sensi dell’articolo del codice di procedura penale (129), ossia con una declaratoria di assoluzione, oppure per intervenuta prescrizione.

L’avvocato Poscia ha richiamato la sentenza di assoluzione che ha visto scagionati due degli imputati: l’imprenditore Vincenzo Malvaso e l’ex Responsabile Cultura e Turismo del Comune di Latina e R.U.P. del Progetto Museo Cambellotti Elena Lusena (all’epoca dei fatti presso il Servizio Patrimonio e Demanio del Comune di Latina). Una assoluzione rimediata in udienza preliminare e poi resa irrevocabile ad aprile 2023 dalla Corte d’Appello di Roma, per giunta con un ulteriore elemento: è stato proprio il Procuratore Generale di Corte d’Appello a rinunciare alle impugnazioni, successivamente dichiarate inammissibili dalla stessa Corte d’Appello.

Ecco allora che, secondo l’avvocato Poscia, e a seguire secondo altri avvocati del collegio difensivo rispettivamente per i propri clienti, l’ex assessore della Giunta Di Giorgi, Giuseppe Di Rubbo, risulta avere la stessa posizione di Malvaso per quanto riguarda l’abuso di ufficio in riferimento al palazzo di Borgo Pieve (pe Di Rubbo il processo si celebrerà a novembre, solo per quanto riguarda questo fatto specifico).

E ancora: assoluzioni sono state chieste anche per altri imputati dal momento che, secondo la difesa, i reati fine delle tre associazioni per delinquere contestate (sopratutto quelle inerenti all’urbanistica e agli appalti) non sussistono.

Dal punto di vista dell’accusa, il Pubblico Ministero Giuseppe Miliano, ribadendo che l’istruttoria non è praticamente iniziata, ha dovuto ammettere l’intervenuta prescrizione per tutti gli episodi contestati fino al 2014. Ad esempio, quando riprenderà il processo, come imputato ci sarà Massimo Riccardo, rinunciante alla prescrizione, che verrà giudicato come facente parte di una associazione per delinquere a cui, però, mancheranno i presunti complici.

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