OMICIDIO MORETTO, PROCURA RICORRE CONTRO SCARCERAZIONE DI D’ARIENZO

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Procura della Repubblica di Latina

Omicidio Moretto: dopo la scarcerazione del principale accusato Ermanno D’Arienzo, la Procura fa ricorso

Hanno presentato ricorso in Corte d’Appello di Roma i sostituti procuratori Martina Taglio e Andrea D’Angeli contro la decisione del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Molfese, di ordinare la scarcerazione dell’indiziato numero uno dell’omicidio di Fabrizio Moretto.

A settembre, infatti, il Gip Molfese ha revocato la misura cautelare in carcere e ordinato l’immediata scarcerazione di Ermano D’Arienzo detto Topolino.

Quando sembrava vicina la chiusura dell’inchiesta e soprattutto la richiesta del rinvio a giudizio di Ermanno D’Arienzo e degli altri tre indagati per favoreggiamento, era arrivato, nel corso dell’incidente probatorio svoltosi il 6 settembre, un nuovo elemento che avrebbe potuto determinare un’altra conclusione giudiziaria.

Nel corso dell’incidente probatorio, infatti, davanti al Pubblico Ministero Martina Taglione e allo stesso Gip Molfese, il perito nominato da ques’t’ultimo, Marco Allevi, aveva sostenuto sì che gli stub hanno rilevato la positività per tutti e quattro gli indagati, compreso D’Arienzo, ma che probabilmente vi è stata contaminazione nella polvere da sparo durante gli esami e che non si può accertare con esattezza se il principale indagato, per omicidio volontario, detenzione abusiva e porto illegale di arma, fosse sul luogo dell’esecuzione di Moretto. Stesso discorso vale per gli altri tre indagati, tra cui la moglie di D’Arienzo.

A dicembre 2022, dopo l’arresto eseguito dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina e da quelli della Stazione di Sabaudia, aveva negato tutto, Ermanno D’Arienzo, rispetto all’omicidio di Fabrizio Moretto di cui è accusato essere stato l’autore materiale e volontario.

A maggio scorso, il collegio dei giudici del Riesame di Roma, chiamato a giudicare sulla misura restrittiva del carcere decisa dall’allora giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giorgia Castriota (finita a sua volta arrestata nello scandalo sulla corruzione in Tribunale), aveva deciso che la stessa aveva operato bene nel respingere la richiesta della difesa per una misura meno afflittiva.

Il Riesame capitolino, infatti, non aveva accolto la richiesta della difesa di D’Arienzo che metteva in dubbio l’esame stub, che si fa per verificare se qualcuno abbia sparato o meno, controllando la presenza di polvere da sparo su braccia e mani, e aveva confermato la validità della custodia cautelare in carcere per “Topolino”.

Dinanzi al Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giorgia Castriota, che ha firmato l’ordinanza d’arresto, nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia, “Topolino” aveva sostenuto che non era stato lui il killer anche perché non avrebbe ritenuto fosse stato Fabrizio Moretto l’autore dell’omicidio del figlio Erik, picchiato brutalmente a morte la notte tra il 29 e il 30 agosto 2020.

Le indagini condotte dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Latina e coordinate dalla Procura della Repubblica avevano consentito, invece, da un lato di ricostruire le fasi della preparazione e della consumazione dell’agguato contro Moretto attinto, il 21 dicembre 2020, da un colpo di arma da fuoco nei pressi della propria abitazione a Sabaudia; dall’altro di accertare il movente nel proposito di vendicare la morte violenta del 28enne di Borgo San Donato, Erik D’Arienzo.

Poi, il 6 settembre, l’incidente probatorio che ha cambiato il quadro. Lo stesso Gip Molfese sottolineava che il perito Allevi ha fatto emergere criticità rilevanti, tanto che non si può affermare con certezza riguardo alla bontà dell’esame stub effettuato sugli indagati. È lo stesso perito del Tribunale a sostenere che “non risulta possibile valutare se vi è stato il fenomeno della contaminazione accidentale o innocente”.

In sostanza, l’esame Stub sarebbe stato inquinato da fattori esterni e a essere contaminati sono stati i tamponi di controllo, ossia anche anche quelli del militari dell’Arma che hanno svolto l’esame. I kit bianchi non dovrebbero avere tracce di particelle – ha ragionato il perito Allevi – che contengono elementi di piombo, ammonio e bario allo stesso momento. Nel caso specifico, invece, la contemporaneità è stata rilevata, sebbene il perito diceva di non poter rispondere sul motivo alla base di questo nuovo elemento..

Secondo il Gip, che ritiene inattendibili le dichiarazioni di un testimone che aveva detto di aver visto D’Arienzo presso l’abitazione di Moretto al momento dell’omicidio, “gli elementi indiziari non appaiono più univocamente convergenti a corroborare la prospettata riconducibilità all’indagato della condotta omicidaria“.

Rimandando l’accertamento della verità a un eventuale processo, il Gip Molfese ha ritienuto non ci fossero più i presupposti per la carcerazione di D’Arienzo, difeso dagli avvocati Giancarlo Vitelli e Oreste Palmieri.

Ora, il ricorso della Procura che chiede alla Corte d’Appello di ribaltare la decisione.

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