Questa mattina il Presidente della Regione Nicola Zingaretti ha presentato il VI° E IL VII° Rapporto “Mafie nel Lazio” insieme a Lorenzo Tagliavanti Presidente della Camera di Commercio di Roma, Ilaria Calò, Procuratrice Aggiunta della Direzione Distrettuale Antimafia-Roma, Col. Roberto Prosperi , Comandante del Gruppo Analisi e Relazioni Operative del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della GdF, Col. Gianluca Valerio, Vice Comandante del ROS, Prefetto Francesco Messina, Direttore Centrale Anticrimine della Polizia di Stato e Gianpiero Cioffredi, Presidente dell’Osservatorio per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio.
Il volume presentato è il resoconto, rigoroso e documentato, delle principali inchieste giudiziarie sulle organizzazioni criminali nel Lazio relativo al periodo 2020/ primo semestre 2022. Nelle indagini prese in esame in queste due edizioni del Rapporto emergono con maggiore chiarezza alcune caratteristiche sulla dinamicità delle famiglie mafiose: un’evoluzione storica del modello, un salto di qualità nell’agire delle mafie tradizionali nel Lazio che va dalla “testa di ponte”, ossia dal mero investimento in attività commerciali, alla delocalizzazione delle strutture criminali, fino alla stabilizzazione della cellula con l’importazione nel Lazio del metodo mafioso, come dimostra la scoperta della prima “locale” di ‘ndrangheta istituita all’interno della città di Roma come propaggine della mafia calabrese.
Insieme a queste proiezioni sullo stesso territorio coesistono, inoltre, gruppi criminali autoctoni che danno vita a vere e proprie associazioni mafiose ma anche organizzazioni che, pur non rientrando nel profilo penale del 416 bis, sono egualmente pericolose perché accomunate dall’utilizzo del metodo mafioso. Da una parte le mafie tradizionali, dall’altra i gruppi romani autoctoni; ad accomunarli la ricerca di relazioni per contaminare il tessuto economico. Tali differenti realtà si trovano a interagire tra loro.
Riciclaggio, traffico di droga anche internazionale, investimento di capitali illeciti, gioco d’azzardo e usura, ma anche false fatturazioni ed evasione dell’Iva sono solo alcuni degli ambiti di azione delle mafie a Roma.
Zingaretti ha affermato che “Le mafie sono la negazione dei diritti. Opprimono, spargono paura, minano i legami sociali, esaltano l’abuso e il privilegio, usano le armi del ricatto e della minaccia, avvelenano la vita economica e le istituzioni civili.
Lottare contro la mafia non è soltanto una stringente e, certo, doverosa esigenza morale e civile. È anche, quindi, una necessità per tutti: lo è, prima ancora che per la propria sicurezza, per la propria dignità e per la propria effettiva libertà. Una necessità per la società, che vuole essere libera, democratica, ordinata, solidale. Per questo motivo, la lotta alle mafie riguarda tutti. Nessuno può dire: non mi interessa. Nessuno può pensare di chiamarsene fuori. È un compito che riguarda ciascuno di noi: nell’agire quotidiano, nei comportamenti personali, nella percezione del bene comune, nell’etica pubblica che riusciamo ad esprimere.
“Dal monitoraggio in questo Rapporto – ha concluso Cioffredi – emergono una molteplicità di forme criminali che ormai caratterizza il contesto criminale laziale rendendolo unico rispetto ad altre regioni considerate “non a tradizionale presenza mafiosa”. Alla documentazione anche quest’anno il Rapporto affianca alcuni numeri dello straordinario lavoro delle Forze di Polizia e della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma ai quali dedichiamo la nostra pubblicazione. Nel triennio 2019-2021 gli indagati per associazione mafiosa sono stati nella nostra regione 544 persone mentre gli indagati per reati aggravati dal metodo mafioso sono stati 1992 persone e gli indagati per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga ben 5945. Nel Lazio solo nel 2021 sono state 3471 operazioni antidroga che colloca la nostra regione al secondo posto per operazioni mentre Roma è al primo posto. Le operazioni Finanziarie sospette registrate da Uif Bankitalia sono passate da 14329 del 2020 a 17236 del 2021, numeri che configurano Roma come capitale del riciclaggio. Così come poderosa è stata l’attività in questi anni di confisca e sequestri con ben 5200 immobili e 1040 aziende. Numeri che esaltano il lavoro degli investigatori cosi come caricano di responsabilità tutti gli attori sociali e istituzionali”.
Un intero capitolo viene dedicato ai sistemi criminali presenti a Latina, partendo dalla cosiddetta guerra criminale pontina che vide, nel 2010, fronteggiarsi i clan uniti Ciarelli e Di Silvio e la malavita latinense capeggiata da Moro, Nardone e Maricca. Tante le indagini citate dal rapporto che hanno avuto come terra di conquista dei clan rom Latina: Movida, Scheggia (processo che vede sul banco degli imputati l’ex consigliera regionale del Pdl, Gina Cetrone), Dirty Glass (il processo che imputa all’imprenditore di Sonnino, Luciano Iannotta, e persino ad appartenenti alle forze dell’ordine, una serie di reati molti gravi) e Reset. Al centro del rapporto, per quanto riguarda Latina, i clan rom Ciarelli, Di Silvio e Travali e i collaboratori di giustizia, Agostino Riccardo e Renato Pugliese, che da ex affiliati hanno fornito un decisivo contributo per svariati indagini di DDA e Squadra Mobile di Latina.
Su Aprilia non potevano mancare le “menzioni” per la ‘ndrangheta e il gruppo Gangemi. “Una criminalità agguerrita, “ricca”, – si legge nel rapporto in riferimento ad Aprilia – radicata nel territorio e dotata di una grande autorevolezza con proiezioni e rapporti nella capitale e nella parte meridionale del Lazio. Nell’anno preso in esame, sempre nell’inchiesta Reset, nell’area di Aprilia emerge il ruolo di Christian Battello, detto Schizzo, nel panorama criminale apriliano: viene arrestato per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti aggravata dal metodo mafioso. Battello è – secondo la Direzione distrettuale antimafia – il capo piazza dei Travali nel quartiere Toscanini di Aprilia. Battello è uomo di fiducia dei Travali e uno dei componenti della cosiddetta “squadra della morte”. La figura criminale di Battello è paradigmatica perché risulta condannato, con sentenza definitiva, nell’ambito del processo Dont’ Touch contro il clan Di Silvio. Battello informava Angelo Travali, a sole 24 ore, dall’attivazione di un servizio di intercettazione. Angelo Travali fratello di Salvatore è un’esponente di spicco del clan Di Silvio di Latina. Va ricordato che la foto Cristian Battello ha campeggiato, per settimane, sui muri del quartiere nell’ambito di un progetto per il risanamento del quartiere”.
SUD PONTINO – Il rapporto conferma senza mezzi termini che “a Formia la famiglia Bardellino continua a ricoprire un ruolo determinante ed influente nel territorio. A Fondi si conferma l’importanza della famiglia D’Alterio collegata con il clan dei casalesi e dei Mallardo che nonostante le numerose inchieste della magistratura continua rappresentare una formidabile struttura criminale ed economica forte della forza intimidatoria che esprime. A capo della famiglia D’Alterio c’è, Giuseppe, pluripregiudicato, che vanta rapporti sia con il clan Di Silvio sia con il clan dei casalesi. Nell’anno preso in esame il 2 marzo del
2020 viene eseguita l’operazione Aleppo 2 del nucleo investigativo del comando provinciale di Latina. Secondo gli investigatori dell’arma la famiglia D’Alterio ha continuato ad “inquinare” a Fondi il settore dei trasporti da e verso il Mof. È una cappa “pesante” quella della famiglia che costringe persino l’amministratore di una delle società – in precedenza sequestrata ai D’Alterio – a ritirarsi dal mercato perché nessuna ditta di trasporti locali vuole collaborare”.
Il rapporto ricorda episodi di attentati mai del tutto chiariti avvenuti a Minturno, ad esempio ai danni di Rosaria Izzo, sorella di un uomo politico che ha rivestito una carica molto importante a Minturno: Giovambattista Izzo ex Presidente del Consiglio Comunale di Minturno. E ancora, vengono citati i gruppi Mendico e Antinozzi tra Castelforte e Santi Cosma e Damiano e i fratelli Scotto che imperversavano tra Minturno e altre città del sud pontino.
“Se sul capoluogo della provincia di Latina si sono accesi i riflettori sui clan autoctoni di origine rom – si legge nel rapporto -, il sud pontino continua ad essere una sorta di estensione della criminalità campana e ha destato clamore e preoccupazione l’agguato avvenuto a Formia il 16 febbraio 2022 ai danni di Gustavo Bardellino, 44 anni, nipote di Antonio, il fondatore del clan dei casalesi, residente a Formia, come gran parte della famiglia, compreso l’altro zio, Ernesto Bardellino. Le indagini della Dda di Roma, seguite dal sostituto procuratore Corrado Fasanelli sono tuttora in corso”.