VOTO DI SCAMBIO PER TRIPODI SINDACO: BERGAMO E MORELLI PRESCRITTI. SOPRAVVIVE SOLO L’ESTORSIONE

Voto di scambio alle elezioni comunali di Latina 2016: finisce (quasi) tutto in prescrizione il processo a Latina. Gli imputati avrebbero lavorato per far ottenere voti a una delle liste dell’allora candidato sindaco, e attuale consigliere regionale di Forza Italia, Angelo Tripodi

Il terzo collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Mario La Rosa, ha dichiarato prescritti i reati imputati a Roberto Bergamo e Angelo Morelli. In accordo con le difese e il pubblico ministero della Direzione Distrettuale Antimafia, Luigia Spinelli, il Tribunale ha dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione a carico dell’imprenditore di Latina e di Angelo Morelli, legato al clan Travali. Rimane in piedi un unico capo d’imputazione per estorsione a carico di Ismail El Ghayesh per il quale il processo è stato rinviato al prossimo 16 gennaio quando verrà ascoltato il testimone chiave, dopodiché si andrà alla discussione e alla possibile sentenza.

Dapprincipio, il processo vedeva alla sbarra, come detto, Roberto Bergamo, Ismail El Ghayesh e Angelo Morelli detto “Calo”. Il procedimento, costola dell’inchiesta denominata “Alba Pontina”, metteva al centro l’ipotizzato voto di scambio che sarebbe avvenuto alle Comunali di Latina nell’anno 2016. Sul banco degli imputati coloro i quali erano accusati di aver praticato il mercimonio delle preferenze in cambio di soldi per l’allora candidato consigliere comunale Roberto Bergamo a sostegno del candidato sindaco dell’epoca Angelo Orlando Tripodi.

Erano, infatti, in tre – Bergamo, Morelli e El Ghayesh – a dover rispondere della compravendita di voti per conto della lista collegata all’attuale consigliere regionale di Forza Italia, Tripodi, che, come noto, non è stato neanche indagato. A finire accusati sono stati uno dei componenti della lista “Latina Olim Palus 32” che lo appoggiava, per l’appunto l’imprenditore 37enne Roberto Bergamo, più il 27enne Ismail Ghayesh (all’epoca dei fatti, uno dei sodali più stretti di un feroce protagonista della mala pontina Gianfranco Mastracci) e il 39enne Angelo Morelli detto Calo, da sempre ritenuto affiliato al Clan Travali (è parente dei fratelli Angelo e Salvatore Travali) e imputato nel relativo processo “Reset”.

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Già nel 2022, in una udienza che non si è celebrata, era atteso come testimone il giovane che era stato vessato e minacciato dal pontino Gianfranco Mastracci (non imputato) e dai suoi sodali, tra cui l’imputato El Ghayesh. Come noto, questa storia, che porta al possibile voto di scambio, partì, in realtà, con un debito di droga con tutto il contorno di minacce e terrore che restituisce un quadro non edificante. L’estorsione imputata a El Ghayesh è l’unico superstite giudiziario rimasto in piedi dopo la prescrizione.

Il quadro dell’accusa è descritto dettagliatamente già nell’inchiesta Alba Pontina (leggi approfondimento di seguito). El Ghayesh è considerato più che altro come una spalla del temibile e temuto Gianfranco Mastracci (condanna passata in giudicato nel troncone romano di Alba Pontina) con il quale, per conto dei Morelli, acquistava voti, come sostengono anche i due collaboratori di giustizia (prima Renato Pugliese, poi Agostino Riccardo), offrendo 30 euro a consenso. Le indicazioni della consorteria criminale erano quelle di votare Bergamo consigliere comunale e Tripodi come sindaco.

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Ma per arrivare a ipotizzare il sistema di voto di scambio, investigatori della Squadra Mobile e inquirenti della DDA iniziarono proprio da un fatto di strada: un debito di droga contratto da un allora tossicodipendente a cui poi fu intimato di votare per Bergamo e Tripodi. Già ascoltato nel processo “Alba Pontina”, la vittima, a novembre 2022, non si era presentata in Aula tanto che il Tribunale aveva disposto l’accompagnamento coatto. Sarà lui a doversi presentare il prossimo 16 gennaio dopo che, già un paio di volte, successivamente, era venuto per rendere testimonianza. In tutte le occasioni il processo era stato rinviato per diverse ragioni burocratiche.

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