TENTATO OMICIDIO A LATINA: LA CONDANNA DI CAMBRIA DIVENTA DEFINITIVA

Tentato omicidio a Latina: la Cassazione respinge il ricorso e conferma la condanna per il catanese Giovanni Cambria

Diventa definitiva la condanna per il tentato omicidio di Nazzareno Di Giorgio da parte del 63enne di origine catanese, ma trapiantato a Latina, Giovanni Cambria. Il Tribunale di Latina aveva condannato, a luglio 2021, Cambria a 12 anni di reclusione. Il Pm Andrea D’Angeli, a seguito della sua requisitoria, aveva chiesto una pena di 3 anni superiore: 15 anni. Oltreché del tentato omicidio, Cambria fu condannato anche per i reati di violazione legge armi e detenzione abusiva di cartucce, sebbene l’arma con la quale aveva sparato non fu mai ritrovata.

Da quanto ricostruito in sede di accertamento dalla Squadra Mobile di Latina a giugno 2019, Cambria a bordo di un ciclomotore si era accostato alla vettura di Nazzareno Di Giorgio in Via del Saraceno, esplodendo al suo indirizzo almeno 4 colpi d’arma da fuoco che, sebbene sparati ad altezza uomo, avevano danneggiato la fiancata dell’auto, mandando in frantumi il lunotto posteriore. Di Giorgio solo per un caso non fu attinto dai colpi d’arma da fuoco.

Grazie anche l’audizione di alcuni testimoni, fu poi accertato dagli investigatori che la vittima, in via Del Lido, durante un successivo inseguimento, aveva speronato con la propria autovettura Cambria il quale, subito dopo, era fuggito con il suo ciclomotore, senza richiedere alcun soccorso. Alla base del gesto, secondo le indagini, il movente della gelosia originato da un presunto riavvicinamento sentimentale della compagna di Cambria verso l’ex convivente, ossia Di Giorgio.

La vittima, poi coinvolta in un’indagine parallela su un giro di spaccio di droga tra Latina e Cisterna, per cui è stato condannato, aveva denunciato Cambria in seguito rintracciato dalla Polizia a Borgo Faiti e arrestato il 4 giugno 2019.

La Procura Generale di Roma aveva chiesto che la pena di 12 anni di reclusione fosse confermata. Di diverso avviso la Corte d’Appello di Roma che, ad aprile 2022, aveva ridotto per l’uomo di origini catanesi la pena a 7 anni e 2 mesi, accogliendo in parte le richieste degli avvocati Tomei e Bove che puntavano all’assoluzione.

Contro l’Appello, Cambria ha proposto ricorso in Cassazione per vizio di motivazione in punto di accertamento della qualificazione giuridica del fatto. Secondo la difesa, non vi sarebbe l’accertamento dell’elemento psicologico, né l’effettivo accertamento del punto preciso in cui sono stati esplosi i colpi di arma da fuoco. Inoltre, non vi sarebbe prova alcuna del fatto che l’imputato fosse “addestrato” a sparare con la mano sinistra.

La Cassazione, respingendo il ricorso, ricorda che in sede di merito si è dato ampiamente conto – sia in primo che in secondo grado – non soltanto della idoneità ma anche della univocità degli atti posti in essere, tesi a cagionare la morte della persona presa di mira (dunque, con dolo diretto).
Tutti e quattro i colpi, infatti, vennero esplosi ad una altezza taleda poter impattare verso la persona seduta in auto e che uno dei colpi attraversò l’intero abitacolo (dal lunotto al parabrezza).

Il tipo di strumento utilizzato e la direzione dei colpi sono pienamente dimostrativi dell’animus necandi, motiva la Cassazione che respinge il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali. La pena è quella stabilita dall’Appello: 7 anni e 2 mesi.

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