SUD PONTINO E CRIMINALITÀ, VILLA FA IL PUNTO E CHIAMA IN CAUSA L’APPALTO DELLE TUBATURE

GIANCARLO SIANI
GIANCARLO SIANI

La consigliera comunale Paola Villa interviene sul processo Anni 2000 e chiama in causa un appalto di Acqualatina

Dedica sul suo posto al grande “giornalista giornalista” Giancarlo Siani ucciso il 23 settembre 1985, esattamente 37 anni fa, mentre raccontava i fatti. E poi a Enrico Giuliano, uno degli imprenditori vittime dei clan tra Santi Cosma e Damiano e Castelforte, ma anche con un procedimento penale sul groppone denominato “Maschera”.

Paolo Villa

“Grazie per aver avuto il coraggio di collaborare con gli inquirenti, tra “fucilate” intimidatorie e solitudine – scrive Villa riferendosi a Giuliano – Da qualche mese è stata emessa una prima sentenza del Tribunale Ordinario di Roma per alcuni degli imputati, condannati, legati all’inchiesta “ANNI 2000”. Diciamo subito che i giudici non riconoscono il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, ma parlano di un’associazione a delinquere armata a fini di spaccio, estorsioni e usura. Tutto avviene tra i comuni di Minturno, Santi Cosma e Damiano e Castelforte, tra il 2013 e il 2019, dove si muovono due sodalizi criminali, uno guidato da Antonio Antinozzi, definito “capo clan” di un “clan” a base familiare, “di sangue” come lo definisce Messore Marika, nipote di Antinozzi e l’altro con a capo Ettore Mendico e Orlandino Riccardi (non indagato). La sentenza elenca, esamina e descrive con intercettazioni, incontri per spacciare droga, per procacciarsela, per intimidire imprenditori, per estorcere denaro, appalti pubblici e privati, per terrorizzare un tessuto economico del sud pontino completamente assoggettato a questi due clan e ai loro sodali”.

“Tutto avviene in un clima di diffusissima omertà, dicono i giudici, dove la popolazione è assoggettata totalmente alle dinamiche criminali imposte, dove anche comuni cittadini si rivolgono ai criminali per risolvere questioni familiari e personali evitando di rivolgersi alle istituzioni, allo Stato. Ripeto ciò avviene solo qualche anno fa, tra il 2013 e il 2019. Persino i lavori di rifacimento delle tubature pubbliche dell’acqua, gestite da Acqualatina, sono coinvolte. Un appalto di 800.000 euro, regolarmente vinto da una ditta, che però “deve” cedere in subappalto una parte, circa 100,000,00 euro di lavori ad un’altra ditta, “sponsorizzata” da Orlandino Riccardi, che si vanta dicendo “già è tutto nostro”…e il pensiero va ai futuri appalti di 40 milioni di euro che ci saranno nei prossimi mesi, sempre sulla rete idrica…Tutto è assoggettato ai clan, dai lavori di ampliamento del cimitero di Santi Cosma e Damiano, dove sembra è stato versato un “obolo estorsivo”, a chi gestisce le strutture termali di Suio, passando dalle onoranze funebri, dalle cave di estrazione, fino alle aziende che trattano i rifiuti. Un processo lungo, dove cade l’aggravante mafiosa, ma i termini “mafioso” e “mafiosità” imperversano”.

“Un processo dove nessuno dei tre comuni coinvolti o la Camera di Commercio o alcuna associazione di categoria dei commercianti e delle imprese, pensano bene di costituirsi parte civile e quindi chi decide di collaborare, di raccontare perché quegli atti intimidatori, come Enrico Giuliano, viene lasciato solo. Un processo che descrive bene questo sud pontino e ce ne dà la misura, il peso della criminalità organizzata ed il vuoto della politica, delle istituzioni e di chi doveva stare affianco ad Enrico”.

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