STATUS QUO, IL RACCONTO DEL COLLABORATORE SU DE BELLIS: “SI FINGEVA TOSSICO PER NON FINIRE IN CARCERE”

Agostino Riccardo
Agostino Riccardo

Operazione Status Quo, prosegue il processo per spaccio di droga a carico del 56enne di Latina Maurizio De Bellis. Sentito il collaboratore di giustizia

Uno spaccato in pillole del mercato della droga di Latina è quello raccontato, per l’ennesima volta, dal collaboratore di giustizia Agostino Riccardo chiamato a testimoniare dal Pm della Procura/DDA di Roma, Luigia Spinelli, nel processo che vede sul banco degli imputati il 56enne di Latina, Maurizio De Bellis detto “Billy”, peraltro raggiunto da una nuova misura di sorveglianza speciale ad aprile 2023.

Davanti al giudice monocratico Simona Sergio, interrogato dal Pm Spinelli, Agostino Riccardo ha ricostruito la vicenda criminale di De Bellis, o almeno di come lo ha conosciuto lui quando faceva parte della malavita pontina.

Maurizio De Bellis

La tesi dell’accusa è che, dopo gli arresti dei fratelli Travali (ottobre 2015) e altre vicissitudini, a rifornire di droga Valentina Travali per la sua attività di spaccio, in quel frangente trovatasi con il clan di riferimento decapitato (erano stati già arrestati i fratelli Angelo e Salvatore Travali, condannati nel processo “Don’t Touch” e investiti dalle accuse di mafia derivanti dall’operazione “Reset”), era l’imputato odierno, Maurizio De Bellis, il quale, a differenza degli altri imputati, è l’unico ad aver scelto il rito ordinario nei vari filoni derivanti dall’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma eseguita il 20 aprile 2022 dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina e denominata “Status Quo”. Al 56enne De Bellis, difeso dall’avvocato Oreste Palmieri, viene contestato il reato di spaccio di droga per fatti, però, circoscritti ai primi mesi del 2021. Al momento il 56enne si trova detenuto per altra causa, derivante da una condanna per detenzione di 500 grammi di cocaina pronta da spacciare.

“Billy” è un personaggio che, da anni, rientra in fatti interni al crimine pontino, persino vittima di un attentato che, proprio secondo i collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Agostino Riccardo, fu recapitato alla sua villa da Massimiliano Moro nel 2008, prima di essere ucciso nell’ambito della guerra criminale pontina nel 2010.

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Profilo di De Bellis confermato in pieno dalla testimonianza resa oggi da Agostino Riccardo. Prima che cominciasse a parlare, però, l’avvocato Palmieri ha mosso due eccezioni preliminari, facendo presente che Riccardo è detenuto ininterrottamente dal 2016 e che non può dare conto dei capi d’imputazione contestati a De Bellis datati tra febbraio e marzo 2021; inoltre, il legale non ha potuto visionare i verbali depositati dalla Procura, pervenuti troppo tardi (8 marzo) rispetto all’udienza odierna. Per tale ragione il controesame di Riccardo da parte della difesa avverrà il prossimo 18 settembre, data di rinvio del processo, per cui è stata già stabilita una seconda udienza: 4 dicembre. La volontà del giudice monocratico è quella di concludere il processo entro l’anno, o al più entro gennaio 2025.

Ad ogni modo, Riccardo, video collegato dal carcere dove si trova detenuto, non ha lesinato particolari su quello che ritiene essere uno dei maggiori narcotrafficanti del territorio: “Lo conosco da oltre 20 anni: essendo specializzato nella droga, l’ho conosciuto a casa di Ermanno d’Arienzo detto Topolino. De Bellis era solito frequentare la zona del villaggio Trieste, smerciava cocaina su Latina: è la sua attività principale sin dagli anni Novanta”.

De Bellis, che si trova imputato perché accusato di essere il fornitore di quello che rimaneva del clan Travali, fu visto, nel 2016, secondo quanto raccontato da Riccardo, insieme a Gianluca Campoli, presso la zona cimitero in Via Helsinky. Secondo il collaboratore di giustizia che, nel 2016, era fuoriuscito da qualche mese dal clan Travali, e si era affiliato al clan Di Silvio capeggiato da Armando Di Silvio detto “Lallà”, De Bellis stava parlando con Campoli in quanto reggente del medesimo clan Travali, dopo gli arresti di Angelo e Salvatore Travali e Costantino “Cha Cha” Di Silvio (operazione Don’t Touch). Campoli, infatti, all’epoca, era il compagno di Shara Travali, una delle sorelle dei Travali, nonché definita oggi da Riccardo come “una serpe che sapeva raggirarti come voleva”.

Tuttavia, la storia di mercante della droga di De Bellis, secondo Riccardo, è lunga: “Dagli anni Novanta vendeva droga, era stato già arrestato con i Baldascini e Giuseppe Travali detto “Peppone”, il padre che ha dato i nomi ai fratelli Travali, essendo loro figli di altri uomini (nda: Angelo Travali, ad esempio, è figlio di Ermanno “Topolino” D’Arienzo)”.

“De Bellis – ha proseguito Riccardo – si riforniva fino al 2007 da Alessandro Radicioli e lo so perché siamo stati in carcere insieme”. Radicioli, insieme a Tiziano Marchionne, un tempo marito di un’altra sorella dei Travali, di nome Michela, furono, come noto, uccisi dai fratelli Botticelli presso il distributore Eni di Sezze Scalo nel 2012. Ad ogni modo, “De Bellis aveva rapporti anche con altri narcotrafficanti come Pietro Canori e Fabio Nalin”. Era addentro alla vita criminale pontina tanto che, per quanto ricostruito da Riccardo, “subì un attentato da Massimiliano Moro per una ritorsione da 30mila euro, l’ho saputo quando sono uscito nel 2011 dal carcere”.

Fu dopo la morte di Radicioli e Marchionne, secondo Riccardo, che il mercato della droga pontina si dovette riequilibrare e a prendere in mano il rifornimento furono gli stessi Canori e Nalin, oltreché a Gianluca Ciprian, broker di livello e considerato dalla DDA come intraneo al clan Travali, prima di essere arrestato in Spagna e coinvolto nell’operazione antimafia denominata “Reset”. “Tutti però – ha spiegato Riccardo – da Ciprian a Canori stavano sotto Patrizio Forniti di Aprilia“. E non solo: “Ciprian ha dato ogni mese a Michela Travali e alla moglie di Radicioli, in quanto vedove, 5mila euro al mese. Fu un patto stipulato tra di loro, dopo l’uccisione dei mariti”.

De Bellis avrebbe avuto un ruolo privilegiato con i Travali, ma solo fino a che il capo famiglia Giuseppe Travali detto “Peppone” deteneva la leadership. Quando, invece, i fratelli Angelo e Salvatore Travali furono grandi e capaci di comandare, estromisero Maurizio De Bellis come rifornitore: “Angelo aveva in mano Latina e per la droga andava direttamente alla fonte: da Ciprian e Forniti. Il padre Peppone Travali era stato scalzato, era un semplice pusher”. Rapporti con Ciprian e Forniti che lo stesso De Bellis avrebbe avuto. Un passaggio contestato a Riccardo in aula dal Pm Spinelli in quando, a verbale, il pentito aveva dichiarato che tra Forniti e De Bellis non scorreva buon sangue: “Non si potevano vedere”. Chiamato a rispondere su questa contraddizione, Riccardo ha spiegato che “De Bellis si relazionava con Ciprian che, però, stava sotto Forniti”.

Eppure nel racconto che fa Riccardo emerge la figura di un De Bellis come abile giocatore che sa muoversi nel terreno a volte minato della mala pontina. Casa con villa e piscina sulla SS Pontina, De Bellis, secondo Riccardo, “riusciva a eludere le misure cautelari a suo carico, fingendosi tossicodipendente, me lo ha detto lui stesso quando eravamo insieme in carcere a Latina“.

I rapporti con i Travali non si fermavano solo a “Peppone”, ma sono andati avanti anche con la madre dei fratelli Angelo e Salvatore, Maria Grazia Di Silvio conosciuta come “Graziella” e condannata per questo procedimento “Status” a oltre 4 anni con l’aggravante mafiosa (pena confermata in secondo grado).

Insomma, secondo Riccardo, decapitato il clan Travali, De Bellis avrebbe preso a rifornire di droga quel che restava del sodalizio di origine rom: così si spiegherebbero i rapporti con la stessa “Graziella” e con la figlia pusher, che operava tra il Nicolosi e i Palazzoni, Valentina Travali. Riccardo sostiene di aver visto De Bellis, in compagnia di Andrea Lazzaro detto Polllicino”, parlare con “Graziella” e Valentina Travali. Rapporti finalizzati esclusivamente alla droga, ribadisce.

Ne racconto di Agostino, non mancano anche particolari “di colore”. “Prima del 2010 De Bellis ha venduto cocaina a Ermanno D’Arienzo che doveva venderla al chitarrista di Vasco Rossi“. La droga, però, non era di buona qualità tanto che, secondo Riccardo, “De Bellis ha chiesto per paura la protezione a tutta la malavita di Latina, perché aveva osato vendere a Topolino un carico che non era buono”.

Ma con De Bellis, Riccardo ha avuto rapporti criminali, domanda il Pm? Riccardo ammette: “Nessun rapporto per la droga. Ricordo una estorsione fatta con lui e Angelo Travali ai danni di Davide Di Guglielmo che aveva tirato una testata a Francesco Viola, cognato dei Travali. Di Guglielmo scappò in Tunisia e per tornare a Latina ci avrebbe dovuto pagare 50mila euro”.

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