SCARFACE: IN APPELLO PENE DIMEZZATE PER IL CLAN DI SILVIO

"Prosciutto", "Patatino", il padre "Romolo" (tutti e tre Di Silvio) e il genero di quest'ultimo Fabio Di Stefano

Processo Scarface, in Corte d’Appello a Roma ridotte considerevolmente le pene per il Clan Di Silvio del Gionchetto

Una sentenza, quella della terza sezione della Corte d’Appello di Roma, che ridimensiona significativamente le pene di primo grado, dimezzando le condanne inflitte ai membri del Clan Di Silvio, sponda Gionchetto, retto dal capo famiglia Giuseppe “Romolo” Di Silvio, processato separatamente.

Alcuni degli imputati, condannati col rito abbreviato in primo grado, hanno scelto di accettare la proposta di concordato formulata a novembre scorso dal sostituto procuratore generale della Corte d’Appello di Roma Marco Ardigò.

Si tratta di Simone Di Marcantonio, condannato a 4 anni in primo grado, per cui il sostituto pg ha chiesto e ottenuto una pena di 2 anni e 8 mesi; Marco Ciarelli, la cui condanna è di 3 anni e 6 mesi più multa da 1.600 euro, a fronte di una condanna in primo grado a 4 anni e 8 mesi. E ancora, Riccardo Mingozzi: condanna a 3 anni e 1 mese, contro una condanna in primo grado a 4 anni; oppure Mirko Altobelli 2 anni di reclusione col concordato, diversamente dalla condanna in primo grado a 2 anni e 8 mesi. Hanno scelto il concordato anche gli imputati Daniel Alessandrini (3 anni e 8 mesi in primo grado), Manuel Agresti (6 anni in primo grado) e Simone Ortenzi (6 anni e 8 mesi in primo grado). Per loro sono arrivate le seguenti condanne in Appello, conseguenza della proposta di concordato: per Alessandrini 2 anni e 9 mesi; per Ortenzi 4 anni di reclusione più 17mila euro di multa; per Agresti 4 anni e 5 mesi, più multa da 1.800 euro e interdizione dai pubblici uffici per 5 anni.

Ha accettato la strada del concordato anche Riccardo Mingozzi: a dispetto di una condanna in primo grado da 4 anni, l’Appello ha ridotto la sua pena a 3 anni.

Tendenzialmente gli imputati che avevano rimediato pene minori col rito abbreviato hanno accettato il concordato che ha ridotto considerevolmente le pene stabilite dal Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma, Angelo Giannetti, lo scorso gennaio. Accettandolo, gli imputati si garantiscono, in alcuni casi, la liberazione da ogni misura restrittiva, già scontata o per cui mancano poche settimane alla sua fine.

Hanno rifiutato il concordato coloro i quali sono stati condannati a pene più alte come il fratello del boss “Romolo” Di Silvio, Carmine Di Silvio, oppure il figlio del capo famiglia, Antonio Di Silvio detto Patatino, condannato a 19 anni e per il quale il sostituto procuratore generale aveva proposta in concordato una pena di 14 anni.

Ad ogni modo, hanno rifiutato il concordato anche imputati condannati a pene più basse, come Costantino Di Silvio detto “Cazzariello”Alessandro Zof e Michele Petillo: rispettivamente per loro, il sostituto ha proposto pene per 6 anni, 4 anni e 2 anni e 6 mesi.

È a ottobre scorso che è iniziato il processo di secondo grado in Corte d’Appello a Roma che vede sul banco degli imputati gli affiliati al clan Di Silvio, del ramo capeggiato dal boss Giuseppe “Romolo” Di Silvio, a sua volta condannato in primo grado, sempre col rito abbreviato, ma giudicato separatamente: 20 anni di reclusione per il capo famiglia del Gionchetto.

Una scelta, quella del concordato, chiesta direttamente dall’accusa, che prevede una economia del processo più rapida. In pratica, una vera e propria potatura delle condanne stabilite in primo grado.

E la cosiddetta potatura delle pene c’è stata anche per coloro che non avevano accettato la forma del concordato.

Tanto per cominciare sono stati assolti Salvatore e Franco Di Stefano, mentre Fabio Di Stefano (condannato in primo grado a oltre 19 anni) ha guadagno per un’accusa l’assoluzione, rimediando una pena ridotta per un altro capo di imputazione a 8 anni e dieci mesi, più multa da 8mila euro. Ridotta, invece, la pena per l’altro componente della famiglia di origine catanese, trapiantata a Latina e legata parentalmente ai Di Silvio: dovrà scontare 3 anni e 6 mesi, più sanzione da 1.500 euro, Alessandro Di Stefano.

Dimezzata la pena anche per il numero due del clan del Gionchetto e fratello di “Romolo”: Carmine Di Silvio detto “Porcellino”, condannato in primo grado a 20 anni, dovrà scontare una pena a 10 anni di reclusione. Pene più lievi anche per l’altro fratello: 8 anni e 4 mesi per Costantino Di Silvio detto “Costanzo”, più una multa di 7mila euro. Ridotta la pena anche per Costantino Di Silvio detto “Cazzariello”: 4 anni di reclusione e multa da 6mila euro, oltreché alla revoca della pena accessoria all’interdizione legale.

Anche i figli del boss “Romolo” Di Silvio hanno avuto la loro pena ridotta: Antonio Di Silvio detto “Patatino” condannato a 7 anni e 7 mesi, più 7.000 euro di multa; Ferdinando Di Silvio detto “Prosciutto”, invece, ha rimediato una pena di 8 anni, oltreché alla multa da 7.500 euro.

Ridotte le pene anche per Michele Petillo a 2 anni e 8 mesi, Alessandro Zof a 2 anni e 8 mesi (più multa da 600 euro) e Anna Di Silvio a 3 anni e 4 mesi, multa di 666 euro e revoca dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Ottengono 1.560 euro ciascuna le parti civili: l’associazione antimafia “Antonino Caponnetto”, il collaboratore di giustizia Emilio Pietrobono e il Comune di Latina.

Il deposito della sentenza avverrà tre 90 giorni.

IL PROCESSO DI PRIMO GRADO – Lo scorso 25 gennaio, era arrivata la sentenza per coloro che sono coinvolti nel processo denominato “Scarface” e che avevano optato per il rito abbreviato. La pronuncia è stata emessa dal Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma, Angelo Giannetti, dopo che, a settembre 2022, il Pm della Procura/Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, Luigia Spinelli, aveva chiesto le condanne (oltre 150 anni) per i più importanti affiliati del clan capeggiato da Giuseppe “Romolo” Di Silvio.

Come noto, l’operazione anticrimine risalente all’ottobre 2021, coordinata dal Procuratore aggiunto della DDA romana Ilaria Calò e portata a compimento dalla Squadra Mobile di Latina, fece eseguire 33 misure cautelari, nei confronti di soggetti, a vario titolo gravemente indiziati di aver commesso reati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, sequestro di persona, spaccio di droga, furto, detenzione e porto abusivo di armi, reati aggravati dal metodo mafioso e da finalità di agevolazione mafiosa.

Diverse le parti offese che si sono costituite parti civili tra cui il Comune di Latina, l’Associazione antimafia Antonino Caponnetto e l’ex affiliato al clan Di Silvo e ora collaboratore di giustizia Emilio Pietrobono.

Di seguito le condanne di primo grado: Carmine Di Silvio20 anni di reclusioneCostantino Di Silvio (detto Costanzo), 14 anni e 8 mesi oltre a 14.000 euro di multa; Costantino Di Silvio, detto “Cazzariello”, 7 anni e 4 mesiAntonio Di Silvio detto “Patatino” (figlio del “capo”, Romolo Di Silvio) 19 anni; il fratello di quest’ultimo, Ferdinando Di Silvio detto “Prosciutto”, 19 anni, 9 mesi e 10 giorni

E ancora: Fabio Di Stefano 19 anni, 1 mese e 10 giorniDaniel Alessandrini 3 anni e 8 mesiMirko Altobelli 2 anni e 8 mesiMichele Petillo 4 anni, 5 mesi e 10 giorniAlessandro Di Stefano 6 anni e 8 mesiManuel Agresti 6 anniMarco Ciarelli 4 anni e 8 mesiSimone Di Marcantonio 4 anniSalvatore Di Stefano e Franco Di Stefano 3 anni e 8 mesiSimone Ortenzi 6 anni e 8 mesiAlessandro Zof 6 anniAnna Di Silvio 6 anni e Riccardo Mingozzi 4 anni.

All’associazione Caponnetto è stata riconosciuta una provvisionale da 20mila euro così come al Comune di Latina il cui risarcimento è stato stabilito nella cifra di 25mila euro. Una provvisionale di 25mila euro è stata riconosciuta anche all’Assovittime, mentre di 10mila euro sarà destinatario Emilio Pietrobono, ex affiliato al clan Di Silvio, oggi collaboratore di giustizia e vittima di un recupero credito commissionato da uno degli imputati, Di Marcantonio, ad altri due co-imputati, Marco Ciarelli e Manuel Agresti.

Condanne, seppur in primo grado, che fanno storia: il sodalizio dei Di Silvio capeggiato da “Romolo”, al pari del gruppo gemello guidato da Armando “Lallà” Di Silvio, viene considerato un clan mafioso.

Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Alessandro Farau, Alessia Vita, Sandro Marcheselli, Oreste Palmieri, Alessandro Paletta, Giancarlo Vitelli, Maurizio Forte, Luca Melegari e Antonino Castorina.

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