SANGUE INFETTO: 2,7 MILIONI A 6 PAZIENTI PONTINI. IL RISARCIMENTO DOPO 40 ANNI

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Latina, sangue infetto: arrivano risarcimenti milionari per sei cittadini pontini di Cisterna, Sezze, Latina, Pontinia, Formia e Sabaudia

2 milioni e 700mila euro di risarcimenti per sangue infetto a favore di sei cittadini pontini di Cisterna, Sezze, Latina, Pontinia, Formia e Sabaudia. Si tratta di una donna, quattro uomini e degli eredi di un paziente deceduto.
I risarcimenti saranno pagati dallo Stato, condannato dal Tribunale e dalla Corte d’Appello di Roma. 

I FATTI – Sei cittadini, tra il 1972 e il 1982, furono infettati da emotrasfusioni contaminate dal virus dell’epatite B e C (prevalentemente dall’HCV responsabile dell’epatite C) durante i ricoveri presso gli ospedali di Cori, Latina, Formia e un ospedale del nord Italia. 

L’avvocato Renato Mattarelli, specializzato in questo ambito, che si è occupato dei casi fornendo assistenza legale alle sei persone, ha concluso con il Ministero della Salute gli accordi transattivi per complessivi 2milioni e 700mila, di cui 800mila già pagati nella prima settimana di novembre.

È stata una scelta difficile quella di consigliare ai propri assistiti di accettare un pagamento ridotto del 5-8% – ha dichiarato l’avvocato Mattarelli – ma anche l’unica strada praticabile considerando i tempi biblici con cui lo Stato provvede spontaneamente al pagamento delle sentenze di condanna del Ministero della Salute per danni da trasfusioni di sangue infetto“. 

Un risarcimento, a distanza di quarant’anni da infezioni, peraltro, in ospedali ormai dismessi come quelli di Cori e Sezze.
Questo – dice l’avvocato Mattarelli – ha creato notevoli difficoltà nella ricerca processuale delle schede trasfusionali e delle stesse cartelle cliniche necessarie per la verifica della genuinità o meno del sangue trasfuso“.

Sono centinaia le cause di risarcimento promosse dall’avvocato Mattarelli in Italia o concluse con una sentenza di condanna dello Stato a risarcimenti per contagi e decessi post-trasfusionali. Molte di queste riguardano la responsabilità del Ministero della Salute per non aver vigilato nelle fasi della raccolta, conservazione e somministrazione di sangue per uso terapeutico degli ospedali di Latina e provincia.

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