LOAS, PROVINCIA: STOP DEFINITIVO PER INCENDIO E INTERDITTIVA ANTIMAFIA

Colonna di fumo alla Loas
La colonna di fumo che si alzò dalla Loas il 9 agosto 2020

La Provincia di Latina nega il rinnovo dell’autorizzazione alla Loas di Aprilia, dopo il rogo di rifiuti che ad agosto devastò l’area dell’opificio

Ieri, a margine del Consiglio Comunale di Aprilia che ha detto no al nuovo progetto della Paguro srl per bonifica e discarica a La Cogna (un’unanimità piuttosto scontata), l’Assessore all’Ambiente Monica Laurenzi l’aveva detto, così come riportato da Latina Oggi: “Non so se avete saputo, ma è arrivato ieri il diniego per l’autorizzazione chiesta dalla Loas Italia. Il fatto che non venga loro data l’autorizzazione farà sì che in quel sito le cose resteranno come sono e probabilmente la bonifica non verrà effettuata dai privati“.

Un chi va là piuttosto preoccupante, considerato che da stamani è ufficiale (l’atto è stato firmato tre giorni fa, 17 novembre, dal dirigente Settore Ecologia della Provincia Antonio Nardone): l’ente provinciale ha negato definitivamente il rinnovo dell’autorizzazione alla Loas per continuare ad operare allo smaltimento e al recupero dei rifiuti speciali (non pericolosi) in Via della Cooperazione, dopo il preavviso di diniego pubblicato il 17 agosto scorso a disastro avvenuto 8 giorni prima: nella famigerata serata apriliana del 9 agosto scorso.

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Tra i motivi riportati nel diniego, verso cui Loas srl potrà fare ricorso amministrativo, ci sono chiaramente l’incendio del 9 agosto che ha distrutto infrastrutture e attrezzature utili all’attività; la nota con cui Alberto Barnabei, il rappresentante legale della Loas Italia srl, segnalò la potenziale contaminazione del sito; chiaramente la Conferenza dei Servizi, indetta lo scorso 23 ottobre, per valutare le osservazioni che Loas avanzò nei confronti del preavviso di diniego e che ha visto il silenzio assenso degli Enti e le note di Arpa Lazio e Comune di Aprilia.

Ad ogni modo, è tombale per Loas srl, vieppiù, la nota del responsabile unico del procedimento formulata con una istruttoria tecnica presentata proprio il 17 novembre scorso: “Non sussistono più le condizioni, in termini di sicurezza, di tutela ambientale e della salute per la continuazione delle attività, nonché per ciò che concerne l’attività stessa dell’impianto, così come prospettata nel progetto presentato per l’ottenimento del rinnovo dell’autorizzazione“. E la differenza sta, come specifica il diniego al rinnovo dell’autorizzazione, nello spartiacque rappresentato dall’incendio del 9 agosto “per cui non è accoglibile” neanche la proposta delta Loas, avanzata nella conferenza dei servizi del 23 ottobre, di rinnovo parziale dell’autorizzazione per il solo trattamento delta plastica, all’interno del capannone “C”, senza l’ausilio dei capannoni A e B.

E suona ancor più definitivo l’uscita della Loas dalla White List imposta dalla Prefettura di Latina, ossia quell’elenco delle ditte che hanno ottenuto la certificazione antimafia.

Per la Prefettura, interpellata dalla Provincia di Latina per avere copia dell’avvenuta cancellazione della Loas srl dall’elenco “bianco”, il provvedimento che estromette la ditta di Aprilia equivale niente più e niente meno che a un’interdittiva antimafia.

Un motivo che insieme ai danni dell’incendio costituisce l’architrave su cui la Provincia ha formalizzato lo stop all’impianto.
E pensare che, come noto, uno dei soci di LOAS srl, Antonio Martino, fu indagato nel 2017 insieme ad altri 22, compreso il dominus Antonino Piattella, nell’ambito dell’Operazione Dark Side coordinata proprio dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. Martino fu arrestato insieme ad altre 15 persone su ordine della predetta Antimafia accusato di aver smaltito illecitamente rifiuti nella ex cava di Via Corta ad Aprilia controllata da Piattella (ha deciso di patteggiare e impugnare il decreto penale di condanna). Una cava dove i rifiuti venivano interrati invece di essere smaltiti nelle sedi di competenza.

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Un’inchiesta che non fu ritenuto un sufficiente motivo dalla controllata del Comune di Aprilia, la Progetto Ambiente (gestisce la raccolta rifiuti), per evitare di affidare lavori alla Loas Italia srl: dal 2018 al 2020, per circa 200mila euro.

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Intanto il Comitato Tutela dell’Ambiente e salute pubblica, l’Associazione La Città degli Alberi e l’attivista politico Andrea Ragusa hanno diffuso una nota sull’avvenuto diniego della Provincia di Latina.

“Il diniego al rinnovo dell’autorizzazione alla Loas rende solo in parte giustizia ai cittadini di Aprilia che dal 9 agosto, fino allo spegnimento definitivo del rogo, hanno pagato con la propria salute la superficialità con la quale si è gestita una vicenda che, in questi dieci anni, presentava diverse perplessità sotto il profilo della legittimità amministrativa. Adesso ci auguriamo che le indagini della magistratura seguano il loro corso e mettano in luce le responsabilità di chi doveva vigilare e non l’ha fatto, di chi doveva intervenire ed ha invece atteso. Questa decisione, ci auguriamo, sia d’esempio per tante questioni, purtroppo analoghe, che affliggono il nostro territorio”.

“Il Comitato Tutela dell’Ambiente e salute pubblica, l’ Associazione La Città degli Alberi e Andrea Ragusa, componenti il gruppo di lavoro costituitosi all’indomani dell’incendio che ha devastato l’impianto di smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi di via della Cooperazione, esprime la propria soddisfazione sull’esito negativo della conferenza dei servizi indetta dalla Provincia di Latina, chiamata a pronunciarsi sulla possibilità dell’impresa di ottenere il rinnovo dell’Autorizzazione Unica Ambientale. Lo stesso gruppo ha inviato il 22 ottobre al Settore ambiente e rifiuti della Provincia di Latina, alla Direzione urbanistica e rifiuti della Regione Lazio, al sindaco di Aprilia, all’Arpa, ai Vigili del Fuoco e per conoscenza alla Procura della Repubblica un dettagliato resoconto sugli atti amministrativi che hanno riguardato l’azienda, a partire dalla sua nascita fino al recente rogo, che ha sprigionato diossina e altre sostanze inquinanti nell’atmosfera”.

Siamo soddisfatti ed orgogliosi per l’esito della conferenza dei servizi, abbiamo visto accolte in toto tutte le discrepanze messe in evidenza nel nostro studio: non era scontato, visto accolta la nostra richiesta di revoca dell’autorizzazione, anche se nella determina di diniego le motivazioni e i pareri degli enti non sono riportate in toto, presupponiamo che le discrepanze messe in evidenza nel nostro studio siano state fondanti: non era scontato, viste le ultime due proroghe concesse precedentemente all’incendio. Sicuramente l’emergenza all’insegna della quale opera la pubblica amministrazione, la carenza di personale ed altre contingenze legate al lavoro degli uffici, rendono difficile il compito di molti uffici: in questo caso però siamo di fronte ad una vicenda che ci è costata cara, le conseguenze sulla salute degli abitanti e del paesaggio si vedranno nei prossimi anni, per questo la superficialità non è ammessa quando si tratta di vite umane e tutela ambientale. Ancora di più ci siamo chiesti – mettendo a confronto le varie conferenze dei servizi occorse per esprimere autorizzazioni e rinnovi – come mai alcuni enti decidano di non prendere parte alle valutazioni, nelle quali il loro contributo sarebbe prezioso, pensiamo ad esempio alla Asl che, persino nell’ultima conferenza dei servizi, che ha deliberato il diniego, non è intervenuta attuando il silenzio assenso. Perché?“.

Ancora, leggendo le motivazioni riassunte dalla Provincia, non possiamo non notare come si sia deciso di saltare a piè pari la controversa questione delle conclusioni – insite nella segnalazione prot. 9129 inviata a Prefettura, Sindaco e Loas – alle quali sono giunti i Vigili del Fuoco dopo il sopralluogo del 24 giugno 2019, ignorate da gli uni o addirittura non pervenute agli altri, per uno strano difetto di invio. Il nostro studio è stato inoltrato per conoscenza alla Procura della Repubblica di Latina, ove, a seguito del rogo, è stata avviata un’inchiesta; ci auguriamo davvero che il magistrato voglia prendere in considerazione anche questa osservazione. Tra i punti da noi evidenziati, lo ricordiamo, anche la tardiva comunicazione da parte dell’Arpa nell’invio di un verbale (redatto nell’aprile del 2015, ma spedito quattro mesi dopo), che avrebbe sicuramente inciso negativamente sulla prosecuzione dell’attività e le valutazioni sull’adeguatezza delle polizze fidejussorie, ovvero l’entità di queste, a garanzia dei possibili danni all’ambiente che la struttura avrebbe potuto arrecare“.

E proprio su questo punto, volevamo concludere con un riferimento all’intervento in aula dell’assessore Laurenzi a proposito dell’onere che graverà sulle casse comunali per la bonifica del sito, dichiarazioni fatte dal delegato all’ambiente a margine del consiglio comunale. Non vorremmo sia stata una svista, poiché nello stesso consiglio si affrontava la bonifica proposta dalla Paguro, ma ci sembra di ricordare che la soluzione che si era fatta strada inizialmente – comunicata dal sindaco Terra – era la disponibilità della Loas a procedere, e a proprie spese, alla caratterizzazione e, successivamente, alla bonifica. Oggi, alla luce di quanto emerso, non possiamo non chiederci come mai l’amministrazione comunale escluda a priori la disponibilità del privato a provvedere ad un obbligo di legge (il decommissioning), col ripristino dei luoghi ante esercizio e la decontaminazione del sito, a meno che dietro tale disponibilità non si celasse la condizione di avere garantito il rinnovo. Così come dietro la disponibilità della Paguro alla bonifica della discarica di rifiuti tossici ci sia la contropartita della nuova discarica di Rida. Perché Aprilia non può più tollerare l’idea che chi vuol fare profitto venga facilitato promettendo di bonificare a patto di essere lasciato libero di continuare ad avvelenare la nostra vita. Viste le conseguenze che questo territorio ha dovuto subire, lo riteniamo inaccettabile“.

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