“RESET”, IL TESTIMONE NEGA TUTTO: “ERO UBRIACO E DROGATO QUANDO MI HANNO INTERROGATO”

Salvatore e Angelo Travali
Salvatore e Angelo Travali

Processo “Reset”: è ripreso il processo che vede alla sbarra 30 imputati, la maggior parte dei quali accusati di associazione mafiosaAd essere ascoltato un testimone che nega tutto

Continua il processo sul clan mafioso retto dai fratelli Travali Costantino “Cha Cha” Di Silvio. Oggi, 9 giugno, così come nelle precedenti udienze (il processo ha un calendario fisso che prevede un’udienza al mese, ogni secondo venerdì), è stata ascoltata un’altra testimonianza di un ristoratore e gestore di locali di Latina il quale, secondo la DDA di Roma e Squadra Mobile di Latina, sarebbe finito nelle nelle grinfie di Francesco Viola e Salvatore Travali.

Secondo l’accusa, l’uomo sarebbe stato estorto per una somma di 900 euro poiché, per Viola e “Bula” Travali, sarebbe stato lui il responsabile di un “affare” andato male con una assicurazione di Latina. L’uomo, che all’epoca lavorava come dipendente in un noto risto-pub sul lungomare di Latina, avrebbe pagato “indirettamente”: sarebbe stato il suo datore di lavoro a trattenere direttamente in busta paga i 900 euro per Salvatore Travali e Francesco Viola. A fine stagione – si era nell’estate nel 2015 – l’uomo andò via e si dimise da dipendente.

Eppure, di fronte al collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Laura Morselli – a latere i giudici Simona Sergio e Paolo Romano – l’uomo, detto “l’americano”, interrogato dal Pm della Procura/DDA di Roma, Luigia Spinelli, ha negato tutto, lanciando anche accuse pesanti all’indirizzo della Squadra Mobile di Latina che gli avrebbe fatto firmare un verbale dal testimone definito “epigrafato”.

“Non mi hanno chiesto nessun soldo né Viola, né Salvatore Travali, è falso”, ha detto il testimone in aula, asserendo di aver firmato un verbale senza aver mai dichiarato nulla. Tuttavia, sempre lo stesso testimone ha ammesso di essersi presentato in Questura a Latina, per essere ascoltato a sommarie informazioni, in condizioni pessime: “Avevo scoperto che mia moglie mi aveva tradito. Ero ubriaco da una settimana e pieno di oppiacei“.

Una testimonianza quasi straniante di un uomo che praticamente ha negato tutto ciò che ha dichiarato a verbale ai poliziotti della Squadra Mobile. E allora perché ha firmato? Gli ha chiesto il Pm Spinelli: “Ero terrorizzato. mi dissero che potevo rischiare il favoreggiamento“. Accuse gravi nei confronti della Polizia di Stato che rischiano di ritorcersi contro il testimone, oggi visibilmente teso e nervoso.

Il processo è stato aggiornato al prossimo 14 luglio quando verrà ascoltato l’ex affiliato al clan Travali/Di Silvio, Renato Pugliese, ora collaboratore di giustizia e figlio di uno dei principiali imputati: Costantino “Cha Cha” Di Silvio. Una testimonianza sicuramente attesa perché parlerà un uomo che era intraneo al sodalizio di origine rom e che, con Agostino Riccardo, è stato dirimente, tramite le sue dichiarazioni, a far imbastire questo e tanti altri processi della stagione dell’antimafia a Latina e provincia.

All’inizio dell’udienza e alla fine della stessa, due imputati hanno voluto rilasciare dichiarazioni spontanee. Silvio Mascetti (la seconda volta che parla nel corso di una udienza) ha ribadito che su di lui i “pentiti” hanno mentito “palesemente” e Agostino Riccardo è un “balordo”. Salvatore “Bula” Travali ha sostenuto di avere iniziato uno sciopero della fame poiché, soffrendo di un disagio psichiatrico, non sta ricevendo l’assistenza dovuta.

Un clima non proprio rilassato quello del processo Reset che rischia di surriscaldarsi alla prossima udienza con la testimonianza di Pugliese.

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