Processo “Reset”: il procedimento che vede alla sbarra 30 imputati, la maggior parte dei quali accusati di associazione mafiosa, riprenderà a giugno
Ad aprile scorso, la Corte d’Assise presso il Tribunale di Latina, presieduta da Gian Luca Soana, si era dichiarata incompetente sul processo per associazione mafiosa scaturita dall’inchiesta denominata “Reset”, ritenendo di dover separare i due procedimenti: da una parte il processo per associazione mafiosa finalizzata ai reati di spaccio, estorsioni ecc. al cosiddetto Clan Travali, dall’altra quello per omicidio con l’aggravante per mafiosa in capo solo ai due fratelli Travali.
Nel filone sull’omicidio, è stato già ascoltato come testimone, lo scorso 3 maggio, il Dirigente della Squadra Mobile di Latina Giuseppe Pontecorvo che ha coordinato le indagini “Reset”, inchiesta che ha ipotizzato, tra le decine di capi d’imputazione, anche, per l’appunto il delitto con aggravante mafioso del rumeno Giuroiu avvenuto nel 2014. Pontecorvo è stato interrogato prima dal Pm della DDA di Roma Corrado Fasanelli e successivamente contro-esaminato dagli avvocati dei Travali (entrambi detenuti e video-collegati dai rispettivi carceri), Giancarlo Vitelli e Camillo Irace. Presenti in Aula anche i componenti della giuria popolare e le parti civili quali Associazione Caponnetto e Comune di Latina.
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Per quanto riguarda, invece, il filone principale, ossia quello più propriamente definito con il nome di “Reset”, è stata fissata, dopo lo scorporo e l’assegnazione a un nuovo collegio di Tribunale composto dai giudici Morselli, Coculo e Sergio, la data della prima udienza che avrà luogo il prossimo 30 giugno alle 10,30.
I reati contestati, a vario titolo, sono diversi: associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, numerose estorsioni aggravate anch’esse dal metodo mafioso, oltreché a ipotesi di corruzione.
Sul banco degli imputati, diversi protagonisti della malavita pontina: Angelo Travali (in carcere), Salvatore Travali (in carcere), Angelo Morelli, Vera Travali, Alessandro Zof (in carcere), Ermes Pellerani (ai domiciliari), Davide Alicastro (ai domiciliari), Fabio Benedetti, Costantino “Cha Cha” Di Silvio (in carcere), Antonio Neroni, Antonio Giovannelli (ai domiciliari), Dario Gabrielli (in carcere per altra causa), Mirko Albertini, Silvio Mascetti (in carcere), Matteo Gervasi, Francesca De Santis, Antonio Peluso (in carcere), Manuel Ranieri (in carcere), Shara Travali, Valentina Travali (in carcere, recentemente destinataria di un altro provvedimento afferente all’inchiesta dei Carabinieri denominata “Status Quo”), Giorgia Cervoni, Riccardo Pasini, Luigi Ciarelli (in carcere), Corrado Giuliani, Franco “Ciccio” Della Magna, Denis Cristofori, Carlo Ninnolino, Valeriu Cornici (in carcere), Alessandro Anzovino (in carcere), Christian Battello (in carcere) e Tonino Bidone.
Francesco Viola e Giovanni Ciaravino, anche loro coinvolti nello stesso procedimento, sono giudicati a Roma avendo chiesto il rito alternativo. Su di loro pende la richiesta di condanna da parte della Procura: per Viola 14 anni, per Ciaravino 10 anni e mezzo.
Sia per Ninnolino che per Pasini, gli avvocati difensori Marino e Siciliano avevano provato a far valere il principio del ne bis in idem, secondo il quale un giudice non può esprimersi due volte sulla stessa azione se questa è già stata giudicata. Entrambi, infatti, vengono accusati della stessa dinamica dei fatti che li portò a processo nel procedimento denominato “Don’t Touch” (processo che ha già emesso condanne passate in giudicato per i principali imputati del processo odierno denominato “Reset”: su tutti i fratelli Travali e “Cha Cha”), ossia quelle di informatori rispetto alle indagini del Clan. In quel caso, entrambi furono assolti.
Anche nel processo principale, presenti come parti civili l’associazione Antonino Caponnetto e il Comune di Latina.