POLIZIA LOCALE E BLU GAETA TRA ACCUSE, SILENZI E DIFESE: CHE SUCCEDE NEL GOLFO?

Sosta a pagamento della Blu Gaeta e il Comando di Polizia Locale, cosa accade nella città del Golfo? A volte ritornano

In un qualsiasi altro normalissimo posto del mondo, ciò che sta avvenendo nella città di Gaeta relativamente alla gestione del personale della sosta a pagamento della Blu Gaeta e del comando di polizia locale, sarebbe come minimo oggetto di indagini giudiziarie molto gravi e approfondite, come minimo si sarebbe dimessa l’intera amministrazione comunale e qualcuno avrebbe chiesto anche lo scioglimento del Consiglio comunale.

Ma non a Gaeta, dove con il bagliore accecante delle luci natalizie, l’immancabile narrazione di parte, l’omertà e la paura di subire ripercussioni sul posto di lavoro, pare non accadere nulla, e invece sta accadendo di tutto. Un caos creato ad arte tra concorsi sospetti, appalti controversi, ricatti politici, nomi intoccabili, lavoratori di serie A e lavoratori di serie B, perdita di diritti, silenzio, servilismo, sottomissione.

ANONIMI E VOLTI NOTI. Partiamo dalla fine e dalle incredibili dichiarazioni rilasciate alla pagina Facebook “Gaeta Spia”, come dicevamo proprio in forma anonima, da qualche componente del comando della polizia locale di Gaeta, circa la gestione folle e dissennata del comando stesso (ndr: vedi immagine in evidenza il messaggio pubblicato dalla pagina Facebook). Dichiarazioni che se verificate aprirebbero uno squarcio di verità su fatti gravissimi sui quali la magistratura dovrebbe immediatamente fare chiarezza. In buona sostanza si disegna “un comando a pezzi”, che viene progressivamente e scientificamente smantellato allo scopo di potersi poi andare a prendere nomi politicamente graditi da graduatorie di altri concorsi pubblici. Insomma un giochetto visto e rivisto che avrebbe addirittura dietro le quinte uno scenario ancor più raccapricciante, ovvero riprendere in mano il concorso vergogna del 2014, sospeso ma mai annullato e confezionato dal pluri-condannato dirigente comunale Antonio Buttaro, fedelissimo di Mitrano, e che allora venne messo da parte a causa dell’indagine della Guardia di Finanza che voleva vederci chiaro su alcune procedure affatto trasparenti e soprattutto sui primi nomi della graduatoria, dove figuravano solo parenti e amici stretti del sindaco e della sua cerchia. Ma si sa, a volte ritornano, sempre ritornano.

CATENACCIO ALL’ITALIANA. E accade che le accuse interne al comando di polizia locale non finiscono qui, perché addirittura l’anonimo denunciatore di cui sopra si chiede persino dove finiscano i soldi delle multe, afferma che non si fanno corsi di formazione previsti per legge e che la comandante non capisce nulla di viabilità. Insomma accuse gravi circa le quali non si è fatta attendere la replica, come ci si aspettava, di 32 componenti del medesimo comando che esprimono solidarietà alla comandante e si dissociano da tutte le gravi affermazioni rilasciate dall’anonimo. Ora però vale la pena sottolineare un aspetto: supponendo di dare per vere – e ripetiamo solo supponendo – le affermazioni e i fatti gravi denunciati dall’anonimo, è chiaro che secondo l’ipotesi all’interno del comando ci siano dei privilegiati, degli amici, dei dipendenti di Serie A che avrebbero tutto l’interesse a difendere la propria parte, i propri privilegi e la situazione in essere, sventolando il loro nome e sbattendolo in prima pagina, così come allo stesso modo se esistono dei privilegiati devono esistere dei sottomessi vittime di questo ipotetico sistema tutto da verificare, che altrettanto ovviamente avrebbero paura di farsi vedere o sentire, denunciare e mettere a repentaglio un posto di lavoro già minacciato dalle stesse pratiche di gestione che si denunciano. O qualcuno si aspettava davvero una lettera di denuncia e di accuse di 32 lavoratori? Al massimo potrebbero denunciare in forma anonima e nulla più. Proprio come avvenuto. È dunque chiaro che la lettera di sostegno potrebbe non fare altro che confermare, invece, una tale situazione e non certo privarla di verosimiglianza.

TUTTI GLI UOMINI DEL PRESI…NDACO. Ma questo assurdo microcosmo all’italiana, invisibile, vive di meccanismi difficili da dipanare, eppure capaci di lasciare tracce inequivocabili. Perché la gestione del comando della polizia locale, ma soprattutto della Blu Gaeta, hanno già nel recente passato offerto scenari quantomeno inquietanti, con analogie strettissime circa la selezione e la gestione del personale che fanno muovere certi ingranaggi tanto cari a una certa politica. Guardiamo ad esempio la Blu Gaeta, della quale abbiamo già parlato. Vale la pena ricordare infatti che la Blu Gaeta, venne costituita come cooperativa proprio dopo che Mitrano mandò via e chiuse l’appalto Soes, lasciando la città senza parcheggi e con il dramma della disoccupazione. A proposito di smantellare per poi agire, come denuncia l’anonimo sui vigili. Intanto a occuparsi della costituzione della Blu Gaeta fu lo stesso Edoardo Pansini che solo qualche mese fa, a distanza di anni, si è beccato il terreno della ex stazione a soli 400mila euro e partecipando da solo ad una gara con una società appena creata. Ma, come detto, a volte ritornano, sempre ritornano. Nel frattempo la cooperativa si è ingrandita fino a 41 dipendenti, tra soci lavoratori e altre persone buttate dentro come interinali, e prese indovinate un pò da dove? Ma dal progetto Gevi ovviamente, quello gestito sapete da chi? Ovviamente da Antonio Buttaro, che proprio per quella vicenda fu condannato dalla Corte dei Conti per circa 600mila euro di danno erariale e pure per aver recato danno all’immagine del Comune. Però Mitrano lo ha poi premiato nuovamente riassumendolo in Comune, dopotutto Mitrano sa bene che non si poteva mica rinunciare a un dirigente così bravo a fare concorsi. A volte ritornano, sempre ritornano.

TENGO FAMIGLIA. Non finisce qui. È infatti in corso, oltre al concorso vergogna del 2014, che potrebbe essere ripreso, una nuova procedura concorsuale per inserire personale nel comando di polizia locale. E forse le denunce dell’anonimo potrebbero riferirsi anche a questo. Ora, indovinate un po’ chi sono quelli che hanno superato le prime selezioni, peraltro passate in sordina con una pubblicità quasi inesistente? Sono ovviamente alcuni dipendenti della Blu Gaeta, e sono ovviamente quelli che arrivarono proprio dalla Gevi, pronti a prendersi un posto al sole nel comando dei vigili. Ci sono anche altri stretti collaboratori dei vertici già in organico nel comando di polizia locale, parenti di dirigenti comunali e di vigili attualmente in organico, ci sono persino candidati e collaboratori del sindaco. Addirittura ci sono alcuni dipendenti della Blu Gaeta che seppur pagati dalla cooperativa fanno tutt’altro proprio nel comando dei vigili, dall’ufficio commercio ai passi carrabili. Alcuni si occuperebbero, totalmente fuori dalle proprie competenze di legge, persino dell’inserimento dei sinistri stradali, o dell’inserimento delle stesse multe comminate al mattino, il che rappresenterebbe un corto circuito che non è ammesso perché elude le responsabilità e il sistema di controllo garantito dalla divisione dei compiti. La cooperativa è persino arrivata a pagare una dipendente che come compito ha quello di collaborare con la dirigente del settore economico-finanziario Veronica Gallinaro. Tutta gente che dovrebbe solo occuparsi della gestione e dell’inserimento dei verbali e invece almeno una decina o poco meno sono in altri uffici non sappiamo a fare cosa. Insomma la solita vergogna.

PERCHÈ IO SO’ IO…Costoro son stati comodamente inseriti nella cooperativa senza rischi e con paghe quantomeno decenti, mentre non si capisce perché i soci fondatori-lavoratori, dopo aver rischiato in prima persona e averci messo i propri soldi, hanno poi dovuto assistere inermi – per preservare il proprio posto di lavoro – ad assurde disparità di trattamento economico e lavorativo. Così succede che nella Blu Gaeta, forse solo qui nel mondo, peraltro attualmente senza nemmeno il decreto di nomina che consentirebbe di utilizzare gli ausiliari, i soci fondatori lavorano e guadagnano meno di semplici dipendenti arrivati solo successivamente alla costituzione della cooperativa, comodamente e senza rischiare nulla e ovviamente attinti dal progetto Gevi e chissà da dove altro. A volte ritornano, sempre ritornano. Una domanda: perché? E perché accade ad esempio che i soci lavorino 20 ore settimanali e i dipendenti 36, peraltro dopo aver rischiato direttamente, firmando fideiussioni da 40mila euro e così permettendo a Mitrano e Pansini di portare in porto il progetto? E perché vengono utilizzati come oggetti da spostare una volta come sentinelle anti-covid e una volta come presidi alle transenne ad esempio attualmente disposte in città come limitazioni al traffico, peraltro di nuovo completamente fuori dalle competenze di legge?

FUTURO BLU PROFONDO. Uno scenario inquietante che a distanza di qualche mese dalle elezioni assume contorni più chiari ma non meno inquietanti, in attesa di assistere anche all’esito di un altro tassello di una strategia tanto complessa quanto logica, quello della gestione delle strisce blu alla K-City e nel cui bando di gara ci si è guardati bene dall’inserire le clausole di salvaguardia, ovvero quella norma che impone a chi subentra nella gestione di un servizio pubblico di assumere i dipendenti del precedente affidatario per non creare disoccupazione a ripetizione. Perché? L’appalto è attualmente sub-iudice e il Tar dovrà decidere sul ricorso della stessa K-City dopo che l’aggiudicazione è andata alla Blu Gaeta. Quale tipo di rapporto lega il sindaco, la politica e i loro interessi nella tutela e nella gestione di certe situazioni e di certi dipendenti? Il sindaco è a conoscenza di queste dinamiche? È vero che agli ausiliari è stato dato un minimo di verbali da comminare per non incappare in sanzioni? Ed è vero che tra i “privilegiati” ci sono stati soggetti che durante l’orario di servizio sono tornati a casa o a fare altre commissioni senza passare il badge all’uscita?

Gli interrogativi sono numerosi e tutti senza risposta. Quello che è certo è un clima di segregazione all’interno del comando dove c’è chi può fare tutto e chi non può fare nulla, chi ha qualche santo in paradiso e chi al massimo prega di restare in purgatorio, chi può sbandierare con orgoglio il proprio nome a sostegno della comandante e chi a mala pena deve restare nell’anonimato a fare la spia. È Gaeta, baby, e va bene così!

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