PADRE ACCOLTELLATO E UCCISO IN CASA A LATINA, LA FIGLIA DAL CARCERE DI REBIBBIA NON RISPONDE AL GIUDICE

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Accoltellato dalla figlia affetta da disagio psichico a Latina: la donna, arrestata lo scorso 30 ottobre, è stata interrogata

È stata interrogata in video-conferenza dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Mara Mattioli, la 38enne di Latina, Aurelia Porcelli, accusata dell’omicidio del padre di 67 anni, Guido Porcelli. La donna, difesa dagli avvocati Daniele Giordano e Francesca Lenzi, si è avvalsa di non rispondere. La difesa non ha chiesto per lei nessuna misura meno afflittiva rispetto al carcere di Rebibbia dove è reclusa da più di dieci giorni, anche in ragione del fatto che, dopo il primo arresto e la fuga dall’ospedale, la donna non avrebbe alcuna struttura sanitaria dove essere accolta.

Sono stati i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Trionfale e della Stazione di Roma Tomba di Nerone ad arrestare lo scorso 30 ottobre, la 38enne di Latina, Aurelia Porcelli, accusata di omicidio volontario nei confronti del padre 67enne Guido Porcelli, morto dopo circa un mese di agonia presso l’ospedale civile “Santa Maria Goretti” di Latina in seguito al fendente all’addome scagliatogli contro dalla figlia.

Nello specifico, una chiamata arrivata al 112, ha permesso ai Carabinieri di rintracciare la donna a Roma, in largo Sperlonga, mentre era ospite a casa di una conoscente che è stata a sua volta denunciata per favoreggiamento; l’avrebbe infatti aiutata, ospitandola a casa sua dopo che la donna indiziata dell’omicidio del padre, era evasa dal reparto di psichiatria dell’ospedale civile di Latina, dove era sottoposta agli arresti domiciliari. I Carabinieri, con un dispositivo di sicurezza, sono entrati in casa, hanno trovato la donna evasa e l’hanno condotta presso il carcere di Roma Rebibbia.

Guido Porcelli, infatti, era stato accoltellato domenica 22 settembre dalla figlia 38enne che presenta alcuni disagi psichici. L’uomo, purtroppo, dopo circa un mese di agonia, non ce l’ha fatta ed è deceduto in seguito alla ferita profonda all’addome che la figlia le ha causato attraverso un un coltello da cucina. Sottoposto a diverse operazioni chirurgiche, l’uomo è morto nel reparto Rianimazione dove era ricoverato dallo scorso mese di settembre.

Aurelia Porcelli

La figlia era ufficialmente ricercata perché è fuggita dal reparto psichiatrico del Santa Maria Goretti dove era stata trasportata. Per lei, al netto dei gravi disagi psichici, è mutato, almeno nelle fasi d’indagine, il capo d’imputazione dopo la morte del padre: da tentato omicidio a omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela con la vittima. Rimane gravemente indiziata di aver inferto diversi fendenti al padre.

Dopo la tragedia consumatasi in casa, la 38enne, che viveva in casa con il padre, è stata interrogata dal magistrato prima che evadesse dal nosocomio civile di Latina. La 38enne aveva risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Mara Mattioli, dall’ospedale civile di Latina “Santa Maria Goretti” dove era ricoverata sin da quando è stata arrestata.

La donna, affetta da un rilevante disagio psichico e madre di un bambino, aveva detto di non ricordare nulla dell’accaduto e del perché abbia accoltellato il padre 67enne mentre l’uomo si trovava dentro il suo letto. Anzi, nel merito, non ricordando l’accaduto, ha negato di aver accoltellato l’uomo, suggerendo invece che sia stato il padre a volersi suicidare.

Il fatto di sangue è accaduto intorno alle ore 9,30, a Latina, nella zona del cimitero, in viale Kennedy. La donna ha ferito all’addome il padre di 67 anni mentre entrambi si trovavano dentro casa.

Le cause dell’aggressione sarebbero ascrivibili alla circostanza per cui la donna è affetta da tempo da criticità psichiche molto complicate che la costringono ad assumere farmaci. Sul posto, dopo l’aggressione, si sono recati gli agenti di polizia della Squadra Volante della Questura di Latina e gli specialisti della Polizia Scientifica per accertare con chiarezza il quadro in cui è avvenuto il fatto violento. Il caso è stato affidato alla Squadra Mobile di Latina, guidata dal vice questore Guglielmo Battisti.

A soccorrere l’uomo, che perdeva molto sangue dal torace, in seguito al fendente della figlia sferrato con un coltello da cucina, sono stati gli operatori del 118 con un’ambulanza e un’auto medica che hanno valutato immediatamente il trasporto del ferito al Santa Maria Goretti. Il 118 è stato chiamato dalla moglie dell’uomo nonché madre della donna che era fuori a fare la spesa; tornando, si è accorta di quanto era avvenuto.

Nel nosocomio civile pontino, il 67enne è stato sottoposto subito a un intervento chirurgico per fermare l’emorragia di sangue. L’uomo, operato più volte in seguito, si trovava in terapia intensiva nel reparto Rianimazione, anche perché il ferimento aveva toccato organi vitali e il caso era molto delicato. Nonostante un leggero miglioramento nei giorni a seguire, il 67enne non ce l’ha fatta.

La figlia dell’uomo, viste le sue condizioni, era stata trasferita, in stato di arresto disposto dal magistrato di turno della Procura di Latina, presso il Santa Maria Goretti di Latina. Prima della fuga, la donna si trovava ricoverata presso il reparto specializzato Spdc (Servizio psichiatrico diagnosi e cura).

Il Gip Mattioli, all’esito dell’interrogatorio, aveva convalidato l’arresto, ma aveva disposto che la donna rimanesse in degenza presso l’ospedale di Latina, piantonata dagli agenti di Polizia, ravvisando il pericolo della reiterazione del reato. La difesa della 37enne non aveva chiesto nessuna misura cautelare più lieve.

Il coltello con cui è stato ucciso il padre è stato ritrovato dalla Polizia all’interno della camera della donna sotto un panno. Il sostituto procuratore di Latina, Giorgia Orlando, ha nominato un medico legale per che ha svolto l’autopsia sul corpo dell’uomo. Al momento, la Procura di Latina ha messo a disposizione della difesa una corposa documentazione medica sia per le condizioni dell’uomo prima della morte, sia per quelle della figlia, il cui quadro psichiatrico risulta considerevolmente compromesso.

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