Operazione Reset: si è svolta la prima udienza preliminare a carico di coloro accusati di associazione mafiosa per aver fatto parte del Clan Travali. Qualcuno sceglie il rito abbreviato
Siamo a due. Dopo il primo processo, derivante dall’inchiesta Alba Pontina, che ha condannato per associazione mafiosa (qualcuno passato in giudicato, il boss Armando Di Silvio detto Lallà in primo grado) uno dei clan autocotoni della città di Latina, ci sarà il secondo processo che contesta a un sodalizio della città di Latina il 416 bis. In attesa, peraltro, che ci sia un terzo processo, quello derivante dall’inchiesta antimafia “Scarface”, dove gli accusati risultano appartenenti a un altro clan, quello dei Di Silvio del ramo capeggiato da Giuseppe Di Silvio detto “Romolo” (l’antipasto è stato, pochi giorni fa, il rinvio a giudizio per reati con l’aggravante mafiosa per alcuni esponenti del sodalizio del Gionchetto).
Dinanzi al Giudice per l’udienza preliminare di Roma Monica Ciancio, nell’aula del carcere di Rebibbia, non è stato ancora deciso, però, il destino giudiziario di alcuni dei 33 indagati per l’inchiesta denominata “Reset”, portata a compimento lo scorso febbraio 2021 da Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e Squadra Mobile di Latina. Furono 19 le misure di custodia cautelare per droga, estorsioni e persino un omicidio, quello del rimeno Giuroiu, reati con l’aggravante mafiosa con cui è stato delineato, anche grazie ai collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Agostino Riccardo (un tempo esponenti di due sodalizi), il Clan dei fratelli Travali e Costantino “Cha Cha” Di Silvio.
Gli indagati, come noto, sono: Angelo Travali detto “Palletta”, classe 1986, Salvatore Travali detto “Bula”, classe 1990, Francesco Viola, classe 1981, Vera Travali moglie di quest’ultimo, Alessandro Zof detto “il topo” classe 1984, George Valeriu Cornici, classe 1974, Luigi Ciarelli, classe 1970, Davide Alicastro, classe 1992, Ermes Pellerani, classe 1984, Cristian Battello, detto “Schizzo”, classe 1988, Fabio Benedetti, classe 1975, Costantino “Cha Cha” Di Silvio classe 1967, Antonio Giovannelli, classe 1978, Giovanni Ciaravino , classe 1983; Silvio Mascetti classe 1971, Alessandro Anzovino detto “Ciba”, classe 1993, Antonio Peluso, classe 1980, Valentina Travali, classe 1987, Antonio Neroni detto Caniggia, Dario Grabrielli detto “Rame”, Mirko Albertini, Angelo Morelli, Matteo Gervasi, Manuel Ranieri, Shara Travali (sorella di Angelo e Salvatore), Giorgia Cervoni, Francesca De Santis, Denis Cristofoli, Franco Della Magna detto Ciccio, Corrado Giuliani, Tonino Bidone, Riccardo Pasini e il poliziotto Carlo Ninnolino.
Per quanto riguarda Ninnolino, già assolto per il processo Don’t Touch, la posizione è stata stralciata. Il poliziotto, un tempo in servizio alla Squadra Mobile di Latina, accusato di aver passato notizie di indagine al Clan, non è stato finora interrogato dall’autorità giudiziaria e per tale ragione gli atti riguardanti le accuse contestate a suo carico sono stati inviati in Procura. Problemi anche per altri indagati, tra i quali i due fratelli Travali, Angelo e Salvatore, per cui, secondo gli avvocati difensori, vi è stato un difetto di notifica.
Tra coloro destinatari dell’avviso di conclusione indagine, ci sono per l’appunto anche l’agente di polizia Carlo Ninnolino e l’imprenditore Riccardo Pasini, entrambi assolti nei vari gradi di giudizio del processo Don’t Touch, ma richiamati in causa dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, ex appartenenti al Clan Travali, Renato Pugliese e Agostino Riccardo (anche loro indagati nell’operazione Reset, il cui procedimento è stato separato): secondo la DDA, Ninnolino anche per il tramite di Pasini soffiava le informazioni sulle indagini ai Travali.
Valeriu Cornici, Tonino Bidone, Alessandro Anzovino, Davide Alicastro e Francesco Viola (considerato tra gli esponenti più importanti del clan, avendo sposato la sorella dei leader, Vera Travali) hanno chiesto il rito alternativo.
Presentata e accolta dal Gup, la richiesta di costituzione di parte civile del Comune di Latina che, come parte offesa, ha ritenuto di aver subito un “grave danno d’immagine” causato dalle azioni del sodalizio.
Un Clan, quello di Cha Cha e Travali, che più di tutti gli altri sodalizi presenti sul territorio era inserito nel tessuto sociale di Latina città: una commistione di elementi rom e non rom che per anni, fino agli arresti derivanti dall’operazione Don’t Touch per cui i principali esponenti sono stati condannati all’associazione per delinquere semplice, ha spadroneggiato nel campo degli stupefacenti e delle estorsioni anche a danni di imprese, professionisti e semplici cittadini. Dopo gli arresti di febbraio, come si ricorderà, anche il video-rap confezionato ai Palazzoni di Latina in cui alcuni giovani, tra cui un parente dei Travali e persino la sorella di questi, Valentina (poi condannata per due vicende legate al video stesso), inneggiavano a “Palletta”, “Bula” e “Ciba” Anzovino. Una circostanza che ha destato allarme in città e eco mediatica anche a livello nazionale.
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La prossima udienza si celebrerà, sempre a Roma, davanti al Gup Ciancio il 17 gennaio 2022. In quella sede, il Giudice per l’udienza preliminare deciderà per il rinvio a giudizio degli indagati e il rito abbreviato richiesto da alcuni di loro.