OMICIDIO MORO, È INIZIATO IL PROCESSO: 4 GLI IMPUTATI

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Massimiliano Moro (foto da latina24)

Omicidio di Massimiliano Moro: si è svolta la prima udienza per gli imputati accusati di aver consumato il delitto commesso il 25 gennaio 2010

Si è aperto il processo dinanzi alla Corte d’Assise del Tribunale di Latina presieduta dal Giudice Gian Luca Soana.
Sul banco degli imputati, in video-collegamento dai rispettivi carceri, Simone Grenga, Ferdinando Ciarelli detto “Macù”, Antoniogiorgio Ciarelli. Presenti all’udienza anche i giudici popolari trattandosi di un processo per omicidio, per di più con l’aggravante del metodo mafioso. Un delitto consumatosi nell’ambito della cosiddetta guerra criminale pontina, che vide fronteggiarsi a colpi di uccisioni e gambizzazioni i clan rom uniti delle famiglie Ciarelli e Di Silvio e la fazione malavitosa capeggiata da Moro, Nardone e altri.

Sin da subito, sono state sollevate alcune questioni preliminari da uno degli avvocati del collegio difensivo, Casciele, il quale di fronte alla Corte d’Assise presieduta dal Giudice Gian Luca Soana e al Pubblico Ministero della DDA di Roma Corrado Fasanelli, ha spiegato che la pubblica accusa avrebbe dovuto produrre le risultanze dei collaboratori di giustizia, nello specifico di Andrea Pradissitto (imputato anche lui in un procedimento connesso riferibile all’omicidio Moro: la sua posizione è stata stralciata dopo la decisione di collaborare con lo Stato), Renato Pugliese e Agostino Riccardo.

Secondo l’avvocato Cascele, che ha proposto le sue eccezioni anche in apposita memoria difensiva, vi sarebbero infatti dei verbali depositati completamente pieni di omissis, soprattutto per quanto riguarda Agostino Riccardo.

Ascoltata l’opposizione alle eccezioni della difesa da parte del Pm Fasanelli, la Corte di Assise ha evidenziato la necessità di acquisire in modo completo il verbale dell’udienza preliminare del 17 gennaio 2022 quando vennero rinviati a giudizio gli attuali tre imputati, comprensivo della memoria depositata dall’avvocato Casciele e dell’ordinanza emessa dal Giudice per l’udienza preliminare, così da valutare le eccezioni proposte dalla difesa.

Al che, rinviando l’udienza la prossimo 7 giugno (prevista anche la successiva data d’udienza al 27 giugno), la Corte d’Assise deciderà anche sulla riunione, nell’attuale processo che si è aperto oggi presso il Tribunale di Latina, sull’omicidio di Massimiliano Moro, della posizione del quarto imputato: Ferdinando Di Silvio detto Pupetto, rinviato a giudizio in data successivo rispetto ai tre imputati odierni.

Infine, la Corte d’Assise ha rilevato che non vi è prova di notifica alle 2 persone offese – ossia ai fratelli dell’ucciso, Virginio e Stefano Moro – e per tale ragione ha previsto che sia recapitato loro il decreto di rinvio a giudizio.

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Ad essere giudicati, qujndi, Simone Grenga, Ferdinando Ciarelli detto “Macu’”, Antoniogiorgio Ciarelli e Ferdinando Di Silvio detto “Pupetto”. Questi ultimi tre furono destinatari di una misura cautelare in carcere lo scorso 9 luglio, dopo la prima ordinanza “antipasto” eseguita sempre dalla Squadra Mobile di Latina a febbraio 2021, quando furono arrestati Ferdinando “Furt” Ciarelli, fratello del capo-clan Carmine detto Porchettone, sempre Ferdinando Ciarelli detto Macù, figlio di quest’ultimo (per lui la precedente ordinanza era stata annullata per un vizio formale), e i due acquisiti, poiché sposati con le figlie di Ferdinando Ciarelli e Luigi Ciarelli, Andrea Pradissitto e Simone Grenga.

A parte “Furt” Ciarelli la cui posizione è stata stralciata e sul quale l’anno scorso si erano sparse voci di una possibile collaborazione con lo Stato, in realtà mai avvenuta e smentita platealmente anche dal figlio Roberto, sia Grenga che Macù, Antoniogiorgio Ciarelli e “Pupetto” Di Silvio sono accusati in concorso fra loro e con premeditazione, predisposizione di uomini e mezzi, nonché munendosi di armi, di aver ucciso Massimiliano attingendolo con due colpi di pistola cal. 9×19, dopo essersi introdotti nella sua abitazione ubicata a Latina in Largo Cesti.

In particolare, Grenga agendo quale esecutore materiale alla presenza di Ferdinando detto Macù; gli altri con, il compito di fornire supporto logistico. Con le aggravanti di avere agito con premeditazione e di avere commesso il fatto per agevolare l’associazione a delinquere nata dall’alleanza tra le famiglie Ciarelli e Di Silvio.

L’omicidio è stato commesso, secondo gli inquirenti, con l’aggravante del metodo mafioso: un vero e proprio commando.

Gli arresti dello scorso luglio scaturivano dai nuovi approfondimenti investigativi coordinati dai magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma ed agevolati dal contributo offerto dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Andrea Pradissitto, genero di Ferdinanto “Furt” Ciarelli e marito di Valentina Ciarelli, arrestato in esecuzione della prima ordinanza e nel frattempo pentitosi

Secondo la nuova ricostruzione dei fatti quella sera, a poche ore dall’agguato subìto da Carmine Ciarelli, parteciparono all’esecuzione dell’omicidio rappresentanti di entrambe le famiglie, Ciarelli e Di Silvio, a conferma dell’avvio di un nuovo e più forte sodalizio che mirava a riaffermare con violenza e minaccia il controllo del territorio a Latina, rispetto al tentativo di gruppi rivali, non di etnia ROM, di ribaltare il proprio potere.

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