OMICIDIO GIUROIU, “PALLETTA” IMPUGNA LA SENTENZA CHE LO HA CONDANNATO A 21 ANNI DI CARCERE

Omicidio Giuroiu: fissata la data del processo in Corte d’Appello per Angelo Travali, condannato in primo grado a Latina

Il 38enne Angelo Travali, considerato dall’Antimafia a capo del sodalizio omonimo per cui sta affrontando il processo scaturito dall’inchiesta “Reset”, in cui gli viene contestata l’associazione mafiosa, ha impugnato la sentenza con cui, lo scorso novembre, il Tribunale di Latina lo ha condannato a 21 anni di reclusione in ordine al reato di concorso in omicidio del rumeno Nicolas Adrian Giuroiu.

A impugnare la sentenza stabilita dalla Corte d’Assise del Tribunale di Latina, presieduta dal giudice Gian Luca Soana, sono stati gli avvocati di fiducia, Giancarlo Vitelli e Camillo Irace. Il processo si terrà davanti alla I sezione della Corte d’assise d’Appello di Roma il prossimo 12 settembre.

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Lo scorso 27 novembre, la Corte d’Assise pontina aveva condannato per concorso in omicidio, escludendo l’aggravante mafiosa contestata dalla DDA di Roma, Angelo Travali alla pena di 21 anni di reclusione. Assolto, invece, Salvatore Travali. I giudici avevano stabilito il risarcimento per le parti civili del Comune di Latina e dell’Associazione Caponnetto, assistiti rispettivamente dagli avvocati Francesco Cavalcanti e Felicia D’Amico, solo per quanto riguarda la posizione di Angelo Travali detto “Palletta”.

Prima della sentenza, arrivata al termine della camera di consiglio (durata circa 2 ore) da parte dei giudici togati, Gian Luca Soana e Fabio Velardi, e della giuria popolare, avevano concluso la loro arringa difensiva i due avvocati Vitelli e Irace, mentre l’avvocato Italo Montini, in difesa di Salvatore Travali, aveva presentato una corposa memoria difensiva in cui poneva in essere alcuni punti che avrebbero scagionato il più giovane dei fratelli: dall’incongruenza logistica (Salvatore Travali si sarebbe trovato in Via Selene, per poi passare in centro a Latina e arrivare in 8 minuti a Borgo Sabotino in auto per partecipare all’omicidio), alla mancanza di evidenze in intercettazioni tra indagati, fino all’assenza di capacità decisionale rispetto al fratello maggiore Angelo Travali. Ad essere messe in discussione, da tutti gli avvocati difensori, anche e soprattutto le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Agostino Riccardo.

Punti che evidentemente sono stati accolti dal giudizio del Tribunale che ha assolto per non aver commesso il fatto Salvatore Travali, seppur con la formula dubitativa dell’articolo 530 secondo comma del codice di procedura penale. Al termine dell’arringa difensiva, è intervenuta, per le repliche, anche il Pubblico Ministero Luigia Spinelli che per i due Travali, in merito a questo omicidio, aveva chiesto l’ergastolo.

Il caso giudiziario si incentrava sull’omicidio del rumeno Nicolas Adrian Giuroiu avvenuto il pomeriggio dell’8 marzo 2014 in via Macchiagrande, a Borgo Sabotino, per cui sono stati già condannati con sentenza passata in giudicato Mirko e Manuel Ranieri e Ionut Adrian Ginca.

A giugno 2023, i due fratelli Angelo e Salvatore Travali hanno evitato il processo parallelo per sequestro di persona del medesimo Giuroiu per cui erano imputati insieme a Graziano Grazioli, accusato di aver messo a disposizione il terreno ad Omobello, nel comune di Cisterna, in cui fu gettato il cadavere del rumeno. A far saltare il processo è stata la riforma Cartabia che ha reso improcedibile il procedimento perché manca la querela della parte offesa, in questo caso uccisa.

Come noto, il movente del delitto, così come stabilito dalla sentenza definitiva, è che Giuroriu è stato ammazzato perché sfruttava due ragazze, facendole prostituite, legate l’una a Ginca e l’altra a uno dei due fratelli Ranieri, Manuel. Per tale ragione il rumeno fu ucciso e i fratelli Angelo e Salvatore Travali, secondo la Direzione Distrettuale di Roma e la Squadra Mobile di Latina che hanno condotto le indagini, aiutarono nell’impresa omicida i tre condannati per rafforzare sul territorio la loro forza intimidatoria. Peraltro i Ranieri, sempre secondo gli organi investigativi, erano affiliati al clan Travali tanto è che Manuel Ranieri è imputato, insieme a tutto il sodalizio retto dai due fratelli Travali, nel processo Reset che contesta l’associazione mafiosa. I Travali, nel processo, dovevano rispondere di concorso in omicidio con l’aggravante mafiosa, vale a dire un procedimento costola del processo Reset, stralciato nelle fasi preliminari dalla Corte d’Assise.

Il Pubblico Ministero della Procura/DDA di Roma, Luigia Spinelli, aveva svolto la sua requisitoria, ripercorrendo le fasi dell’omicidio, la contestata partecipazione ad esso dei fratelli Travali e spiegando l’allure criminale che avrebbe potuto dare ai medesimi, nel contesto malavitoso pontino, facendo fuori uno che, secondo le logiche criminali, aveva sgarrato. Il magistrato, in un’ora e mezza di requisitoria, ha inquadrato le posizioni criminali dei fratelli Travali all’epoca dell’omicidio, ossia nel 2014, a Latna.

L’accusa, inoltre, ha preso a prestito anche le dichiarazioni di uno dei condannati per l’omicidio Giuroiu, vale a dire il rumeno Adrian Ginca il quale, con il suo avvocato, in un primo momento (siamo a marzo del 2014), aveva ammesso la presenza della Smart bianca guidata da Angelo Travali sul luogo del delitto consumato ormai dieci anni fa. Una dichiarazione poi ritrattata, per cui Ginca è stato rinviato a giudizio per calunnia nei confronti degli investigatori che lo ascoltarono dopo la consumazione dell’omicidio.

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L’omicidio Giuroiu, d’altra parte, fu particolarmente efferato: il pomeriggio dell’8 marzo 2014 in via Macchiagrande, a Borgo Sabotino, l’auto della vittima di nazionalità rumena venne speronata da un’altra auto, dopodiché Giuroiu fu sequestrato e trasferito su un’ulteriore macchina. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il rumeno fu ucciso la sera stessa e il suo corpo fu occultato in una vasca preposta alla raccolta di liquami all’interno di un’azienda agricola di Cisterna nella disponibilità di Grazioli.

Nel corso delle udienze è stato proiettato anche il video dell’inseguimento che ha portato alla fine di Giuroiu. Siamo nel 2014, 8 marzo: nel video, alle 16:31 e 38 secondi, si vedono due auto che si affiancano in Strada Alta a Borgo Sabotino: una è la Dacia Sandero di Ranieri/Ginca e l’altra è la Toyota di Giuroiu. Dopo venti secondi, alle 16:31 e 58, ci sono ulteriori due auto (estranee al delitto) che percorrono la strada medesima, ma frenano e cambiano senso di marcia tornando indietro. È in questo momento che gli investigatori notano che altre auto che arriveranno dopo la Sandero e la Toyota si fermano e vanno indietro, proprio perché la strada si trovava ostruita dalla suddetta Toyota di Giuroiu speronata dal terzetto Ranieri/Ginca. La Toyota, infatti, verrà ritrovata sulla strada, lasciata lì.

Alle 16:35 e 54 secondi, così come mostra il video, arriva l’auto di Angelo Travali, ossia la Smart bianca. La particolarità dell’auto di Travali, rispetto alle smart in commercio all’epoca, è che risulta completamente bianca, col tettuccio nero. Secondo la sentenza pronunciata lo scorso 27 novembre, è stato solo Angelo Travali ad aver seguito i tre killer in quella giornata di oltre dieci anni fa.

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