OMICIDIO GIUROIU, IN APPELLO CHIESTA LA CONFERMA DELLA CONDANNA PER “PALLETTA”

Salvatore e Angelo Travali
Salvatore e Angelo Travali (foto da Facebook)

Omicidio Giuroiu: è iniziato in Corte d’Appello il processo che vede accusati di concorso in omicidio, Angelo Travali

La Procura Generale della Corte d’Appello di Roma ha chiesto che la pena di 21 anni di reclusione comminata lo scorso novembre dal Tribunale di Latina in capo ad Angelo Travali, ritenuto dall’Antimafia a capo dell’omonimo sodalizio latinense di origine rom, venga confermata. Una richiesta a cui si è accodato anche il Comune di Latina, unica parte civile rimasta dal momento che, in primo grado, è stata esclusa l’aggravante mafiosa all’azione criminale. Ecco perché, di fronte alla Corte d’Appello, diversamente che dal primo grado, non c’era, come parte civile, l’associazione antimafia “Antonino Caponnetto”.

Il prossimo 10 ottobre, gli avvocati Giancarlo Vitelli e Camillo Irace, che sono i promotori del ricorso in Appello per conto di Travali, svolgeranno la loro arringa difensiva, dopodiché la Corte d’Appello si ritirerà in camera di consiglio per emettere la sentenza.

Lo scorso 27 novembre, la Corte d’Assise del Tribunale di Latina ha condannato solo Angelo Travali per concorso in omicidio, escludendo l’aggravante mafiosa e assolvendo il fratello Salvatore Travali, difeso dall’avvocato Italo Montini. I giudici hanno stabilito il risarcimento per la parte civile rappresentata dal Comune di Latina.

Salvatore Travali fu assolto dopo che la sua difesa, con una corposa memoria, aveva evidenziato diversi aspetti: dall’incongruenza logistica (Salvatore Travali si sarebbe trovato in Via Selene, per poi passare in centro a Latina e arrivare in 8 minuti a Borgo Sabotino in auto per partecipare all’omicidio), alla mancanza di evidenze in intercettazioni tra indagati, fino all’assenza di capacità decisionale rispetto al fratello maggiore Angelo Travali. Ad essere messe in discussione, così come fatto anche dagli altri avvocati difensori, anche e soprattutto le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Agostino Riccardo.

Punti che evidentemente sono stati accolti dal giudizio del Tribunale che ha assolto per non aver commesso il fatto Salvatore Travali, seppur con la formula dubitativa dell’articolo 530 secondo comma del codice di procedura penale. Una decisione contro la quale, la DDA di Roma non si appellata.

Il Pubblico Ministero della DDA di Roma, Luigia Spinelli, per i due Travali, in merito a questo omicidio, aveva chiesto l’ergastolo.

Il caso giudiziario si incentrava sull’omicidio del rumeno Nicolas Adrian Giuroiu avvenuto il pomeriggio dell’8 marzo 2014 in via Macchiagrande, a Borgo Sabotino, per cui sono stati già condannati con sentenza passata in giudicato Mirko e Manuel Ranieri e Ionut Adrian Ginca.

A giugno 2023, i due fratelli Angelo e Salvatore Travali hanno evitato il processo parallelo per sequestro di persona del medesimo Giuroiu per cui erano imputati insieme a Graziano Grazioli, accusato di aver messo a disposizione il terreno ad Omobello, nel comune di Cisterna, in cui fu gettato il cadavere del rumeno. A far saltare il processo è stata la riforma Cartabia che ha reso improcedibile il procedimento perché manca la querela della parte offesa, in questo caso uccisa.

Come noto, il movente del delitto, così come stabilito dalla sentenza definitiva, è che Giuroriu è stato ammazzato perché sfruttava due ragazze, facendole prostituite, legate l’una a Ginca e l’altra a uno dei due fratelli Ranieri, Manuel. Per tale ragione il rumeno fu ucciso e i fratelli Angelo e Salvatore Travali, secondo la Direzione Distrettuale di Roma e la Squadra Mobile di Latina che hanno condotto le indagini, aiutarono nell’impresa omicida i tre condannati per rafforzare sul territorio la loro forza intimidatoria. Peraltro i Ranieri, sempre secondo gli organi investigativi, erano affiliati al clan Travali tanto è che Manuel Ranieri è imputato, insieme a tutto il sodalizio retto dai due fratelli Travali, nel processo Reset che contesta l’associazione mafiosa. I Travali, nel processo, dovevano rispondere di concorso in omicidio con l’aggravante mafiosa, vale a dire un procedimento costola del processo Reset, stralciato nelle fasi preliminari dalla Corte d’Assise.

Il Pubblico Ministero della Procura/DDA di Roma, Luigia Spinelli, aveva svolto la sua requisitoria, ripercorrendo le fasi dell’omicidio, la contestata partecipazione ad esso dei fratelli Travali e spiegando l’allure criminale che avrebbe potuto dare ai medesimi, nel contesto malavitoso pontino, facendo fuori uno che, secondo le logiche criminali, aveva sgarrato. Il magistrato, in un’ora e mezza di requisitoria, ha inquadrato le posizioni criminali dei fratelli Travali all’epoca dell’omicidio, ossia nel 2014, a Latna.

L’accusa, inoltre, ha preso a prestito anche le dichiarazioni di uno dei condannati per l’omicidio Giuroiu, vale a dire il rumeno Adrian Ginca il quale, con il suo avvocato, in un primo momento (siamo a marzo del 2014), aveva ammesso la presenza della Smart bianca guidata da Angelo Travali sul luogo del delitto consumato ormai nove anni fa. Una dichiarazione poi ritrattata, per cui Ginca è stato rinviato a giudizio per calunnia nei confronti degli investigatori che lo ascoltarono dopo la consumazione dell’omicidio.

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L’omicidio Giuroiu, d’altra parte, fu particolarmente efferato: il pomeriggio dell’8 marzo 2014 in via Macchiagrande, a Borgo Sabotino, l’auto della vittima di nazionalità rumena venne speronata da un’altra auto, dopodiché Giuroiu fu sequestrato e trasferito su un’ulteriore macchina. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il rumeno fu ucciso la sera stessa e il suo corpo fu occultato in una vasca preposta alla raccolta di liquami all’interno di un’azienda agricola di Cisterna nella disponibilità di Grazioli.

Nel corso delle udienze è stato proiettato anche il video dell’inseguimento che ha portato alla fine di Giuroiu. Siamo nel 2014, 8 marzo: nel video, alle 16:31 e 38 secondi, si vedono due auto che si affiancano in Strada Alta a Borgo Sabotino: una è la Dacia Sandero di Ranieri/Ginca e l’altra è la Toyota di Giuroiu. Dopo venti secondi, alle 16:31 e 58, ci sono ulteriori due auto (estranee al delitto) che percorrono la strada medesima, ma frenano e cambiano senso di marcia tornando indietro. È in questo momento che gli investigatori notano che altre auto che arriveranno dopo la Sandero e la Toyota si fermano e vanno indietro, proprio perché la strada si trovava ostruita dalla suddetta Toyota di Giuroiu speronata dal terzetto Ranieri/Ginca. La Toyota, infatti, verrà ritrovata sulla strada, lasciata lì.

Alle 16:35 e 54 secondi, così come mostra il video, arriva l’auto di Angelo Travali, ossia la Smart bianca. La particolarità dell’auto di Travali, rispetto alle smart in commercio all’epoca, è che risulta completamente bianca, col tettuccio nero. Secondo la sentenza pronunciata oggi, 27 novembre, è solo Angelo Travali, detto “Palletta”, leader dell’omonimo sodalizio, ad aver seguito i tre killer in quella giornata di nove anni e mezzo fa.

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A margine del processo di appello di oggi, è arrivata la decisione contraria da parte del Tribunale di Latina rispetto alla visita cardiologica che Angelo Travali avrebbe dovuto svolgere. “Palletta”, infatti, soffrirebbe di una patologia cardiaca e necessiterebbe di una visita, tanto che il suo avvocato Pasquale Cardillo Cupo, nel maxi processo “Reset”, che riprenderà il prossimo 19 settembre, aveva chiesto che il suo assistito potesse uscire dal carcere di Benevento, dove è recluso, per sottoporsi alla visita dai domiciliari nella sua casa in Q4, a Latina. Il Tribunale, però, non ha accolto la richiesta perché avrebbe dovuto essere stato il carcere stesso a dare il lasciapassare a Travali per la visita. Il pontino, quindi, resta, al momento, in carcere.

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