OCTOPUS: LE MINACCE MAFIOSE SUL MERCATO DEL PESCE A LATINA E CISTERNA

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Intimidazioni e tentate estorsioni con metodo mafioso per controllare il mercato del pesce a Latina e Cisterna: questo, in sintesi, il quadro agghiacciante che esce fuori dall’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma che ha coordinato le Squadre Mobili di Latina e Roma, con l’ausilio dello Sco (Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato)

Non si respirava un clima da libera concorrenza al mercato del martedì di Latina e in quello del mercoledì di Cisterna. Il terrore e lo stress erano tutti a carico del titolare (originario di Terracina) e dei dipendenti della AdriMar srl i quali, tutte le settimane, venivano a vendere il pesce nel nord pontino: a Latina e Cisterna.

In particolare, l’incubo per titolare, padre di quest’ultimo e dipendenti, inizia già dal 2016 quando Renato Pugliese e Agostino Riccardo sono ancora a tutti gli effetti affiliati al Clan rom “Di Silvio”, dopo aver abbandonato, causa arresti, un altro clan di Latina: quello dei Travali e del padre di Pugliese, Costantino “Cha Cha” Di Silvio.

Renato Pugliese e Agostino Riccardo
Renato Pugliese e Agostino Riccardo, i collaboratori di giustizia, ex affiliati del clan Di Silvio: le loro dichiarazioni sono state dirimenti per l’operazione eseguita dalla Squadra Mobile di Latina e coordinata dalla DDA di Roma “Alba Pontina” (poi scaturita nel processo omonimo). L’indagine è stata condotta dai pm Spinelli, De Lazzaro e Zuin

Ma la cappa di ansia, senso di impotenza e tensione per titolare e dipendenti (che pensano anche di smettere di lavorare per porre fine allo strazio di nervi) non finì con l’arresto dei due ex affiliati ai clan rom avvenuta nel 2016. E nemmeno con la loro decisione di collaborare con la giustizia, poiché il clima di minacce e intimidazioni – come si evince nell’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari di Roma Bernadette Nicotra – è continuato fino ad oggi. Anno di grazia 2021, nonostante sentenze e indagini.

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A far proliferare l’ambiente malsano, secondo DDA e investigatori, è stato sempre lo stesso imprenditore, ritenuto mandante della prima estorsione compiuta da Pugliese e Riccardo, già giudicata nell’ambito del procedimento penale che ha visto condannati i due attuali collaboratori di giustizia (si tratta dello stralcio del processo Alba Pontina: entrambi condannati).

Ma di chi si tratta? È l’imprenditore 49enne nato a Formia e operante a tra Fondi e il nord pontino Maurizio De Santis, oggi ristretto in carcere, a differenza degli altri due destinatari dell’ordinanza odierna: sia Giuseppe ‘O Marocchino D’Alterio (65 anni nato a Minturno ma residente a Fondi) sia il dipendente di De Santis, Giuseppe Montella (28 anni originario di Terracina). Secondo gli inquirenti, è stato sin dall’inizio De Santis, avvalendosi della forza d’intimidazione derivante dal suo accostamento a D’Alterio, a commissionare la prima estorsione ai danni dell’imprenditore della Adrimar. Imprenditore che ha visto ulteriormente scadere la sua qualità della vita lavorativa quando ha testimoniato nel 2020, in ordine all’estorsione subita, nell’ambito del processo contro il Clan Di Silvio di Campo Boario (Alba Pontina), retto dal boss Armando detto “Lallà”, poi condannato, a luglio scorso, a 24 anni per associazione mafiosa (primo grado).

Una frame del video girato dalla Polizia che ha dato esecuzione all’operazione Octopus

Secondo i riscontri di DDA e Squadra Mobile, le dichiarazioni dei pentiti Pugliese e Riccardo e quelle delle vittime (ascoltati anche i dipendenti della Adrimar), l’imprenditore e socio unico di “La Bancarella del Pesce srl”, Maurizio De Santis, aveva l’obiettivo preciso di abbassare i prezzi del pesce al mercato del martedì a Latina e, dal 2019, anche in quello del mercoledì a Cisterna: anno in cui la Adrimar iniziò a vendere anche nella città dei butteri.

Per abbattere la concorrenza, prima l’estorsione di Pugliese e Riccardo; poi, a sua volta, la vendita del pesce a prezzi sottocosto in modo da ammazzare la concorrenza e il libero mercato. Anche perché, secondo la vittima, titolare della Adrimar, lo stesso imprenditore di Fondi De Santis quando vendeva il pesce a Monticchio (Sermoneta), essendo l’unico, applicherebbe prezzi triplicati.

Ecco, ragionano gli inquirenti e le vittima, è probabile che De Santis volesse rimanere da solo anche a Latina e Cisterna in modo da poter applicare tutti i prezzi che desiderava. E non era solo. Particolare aiuto glielo forniva con fare aggressivo e minaccioso il suo dipendente Montella, da oggi ristretto ai domiciliari. Ma le minacce più inquietanti De Santis le proferiva richiamando i nomi del “clan” D’Alterio, con tutto l’alone criminale che si portano dietro come Ras del Mof di Fondi e altri procedimenti (anche per droga), compresi legami con clan di camorra, e, in seguito, quello di Francesco “Ciccio” Della Magna titolare dell’agenzia di buttafuori “Tiger”.

Della Magna, dopo un paio di candidature alle Comunali a Terracina, rientra nelle ipotesi investigative in un episodio di estorsione consumato dagli affiliati al sodalizio ritenuto mafioso dalla DDA: il Clan Travali. Della Magna, peraltro, risultava già citato dal collaboratore di giustizia Agostino Riccardo come colui che avrebbe fatto da gancio tra i Di Silvio di Campo Boario e i Marano/Licciardi di Terracina (prima degli arresti di Don’t Touch 2015, legatissimi a Giuseppe ed Angelo Travali) nell’ambito della discussa campagna elettorale del 2016 quando i manifesti elettorali rappresentavano uno scontro tra fazioni e non un semplice batti e ribatti di slogan. “Ciccio” Dell Magna, infine, ha ricevuto l’avviso di conclusione indagini per il procedimento antimafia denominato “Reset” in cui è indagato insieme ai Travali, Ciprian, Zof, “Cha Cha”, Luigi Ciarell ecc.

Peppe 'O Marocchino D'Alterio
Peppe ‘O Marocchino D’Alterio

OPERAZIONE OCTOPUS. L’operazione odierna si chiama come un polpo che con i suoi tentacoli tenta di strozzare la preda. I reati contestati, a vario titolo, a De Santis, D’Alterio e Montella sono illecita concorrenza con minaccia e tentata estorsione aggravati dal metodo mafioso. Così scrive il Gip Nicotra in uno dei capi d’imputazione a carico di De Santis il quale contro il titolare della Adrimar proferisce “al suo indirizzo frasi del tipo prospettare danni alla persona, anche mediante l’avvalimento della forza di terzi, con frasi come “tu non sai chi sono io!”, “devi andare via di qui”, “io sono coperto dai D’Alterio e tu non hai capito chi sono io”, “cornuto, ti faccio chiudere”, “devi andare via dal mercato”)”. In questo modo De Santis “compiva atti di concorrenza sleale in modo da condizionare le scelte degli operatori commerciali nel mercato del pesce di Latina, vendendo anche i propri prodotti sistematicamente sottocosto in modo da costringere A.M. (ndr: il nome della vittima non lo scriviamo per esteso) ad abbandonare la sua attività, alterando le regole concorrenziali del mercato di riferimento per imporvi un regime monopolistico“.

L’ESTORSIONE – Secondo l’ipotesi accusatoria, De Santis e D’Alterio – previo accordo stabilito da quest’ultimo con Armando “Lallà” Di Silvio riconosciuto come boss della zona di Latina a cui chiedere il permesso per compiere un’intimidazione (e viceversa dai Di Silvio se dovevano compierla a Fondi) – sono i mandanti dell’estorsione compiuta da Riccardo e Pugliese ai danni del titolare della Adrimar, oltreché alle intimidazioni recapitate ad altri due banconisti del pesce al mercato del martedì a Latina (si tratta di due fratelli del capoluogo). Il titolare della Adrimar che è stato più volte ascoltato dagli investigatori, a partire addirittura dal 2016 quando denunciò, fu costretto a dare a Pugliese e Riccardo la somma di circa 1500 euro, una cifra che consegnò loro perché sapeva che i mandanti dell’estorsione erano i banconisti di Fondi (De Santis) la cui attività risultava sotto protezione dei D’Alterio.

Maurizio De Santis

A sua volta, De Santis diede dei soldi a Pugliese e Riccardo per il favore compiuto dopo le intimidazioni contro il concorrente di Terracina che voleva così indurre ad allineare i prezzi o, considerato il tenore delle minacce anche seguenti a quell’estorsione, ad andare proprio via da Latina.

Io – ha denunciato la vittima dell’estorsione, intimorita sia dal nome di D’Alterio sia da quello dei Di Silvio poiché li conosceva, in quanto suoi clienti da anni, come gli altri gruppi rom della città Ciarelli e De Rosa – chiedevo ai due (ndr: Riccardo e Pugliese) quale fosse il motivo della loro visita al che l’altro individuo che diceva di chiamarsi Agostino mi diceva che loro erano quelli che comandavano a Latina e che erano stati ingaggiati da un mio concorrente per farmi buttare fuori dal mercato della vendita. Io rispondevo ai due di non aver mai avuto problemi con alcuno ma i due insistevano dicendomi di aver ricevuto del denaro, circa cinquemila euro, da un mio concorrente che gestisce il banco del pesce accanto al mio in cambio del loro intervento finalizzato a cacciarmi dal mercato dove svolgo la mia attività lavorativa e pertanto pretendevano da me la somma di euro millecinquecento per lasciami in pace e che una volta corrisposto loro la somma richiesta gli stessi avrebbe risolto con colui che li avrebbe pagati per farmi del male. Nella circostanza entrambi mi riferivano che avrei avuto grossi guai se non avessi corrisposto immediatamente la somma di denaro richiesta nonostante io chiedessi loro di lasciarmi in pace anche perché ero seriamente preoccupato per la mia incolumità e quella dei miei dipendenti“.

LE MINACCE CONTINUANO – Tuttavia De Santis, l’imprenditore di Fondi, continua a vessare e intimidire il venditore e grossista di Terracina anche quando Pugliese e Riccardo vengono arrestati e, come accennato, fino ad oggi.

Secondo gli inquirenti, l’illecita concorrenza di De Santis si concretizza anche con una serie pressoché infinita di minacce o persino dispetti come quelli raccontati dai dipendenti della vittima: uno tra tutti, la candeggina sparsa vicina al pesce in modo da rendere intollerabile l’odore al possibile cliente che si avvicinasse al banco. De Santis avrebbe detto nei confronti della sua vittima: “Tu non sai chi sono io! Cornuto ti faccio chiudere…devi andare via dal mercato…tu sei amico delle guardie e farai una brutta fine“. Le minacce peraltro non vengono risparmiate neanche al padre dell’imprenditore che viene picchiato da De Santis e le subisce persino dal dipendente oggi tratto in arresto, Giuseppe Montella.

Francesco Ciccio Della Magna
Francesco “Ciccio” Della Magna

È proprio Montella, secondo la vittima, a fare continui riferimenti a Ciccio Della Magna. Infatti, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, nel momento in cui D’Alterio aveva subito l’ennesimo arresto, lo spauracchio ventilato per stressare i rivali del pesce era il nome del bodyguard di Napoli ma residente a Terracina da anni. Peraltro, con Della Magna, la vittima ha raccontato di aver avuto in passato più discussioni per ragioni di natura privata/sentimentale: “So che è un tipo violento – ha dichiarato la vittima di Terracina – e che poteva effettivamente farmi del male, non ho mai fatto denunce perché temevo ripercussioni per mio figlio“.

Fatto sta che De Santis, così come riferito dal padre dell’imprenditore di Terracina: “dopo avermi picchiato ha iniziato a vessarmi, io ormai da tempo lo chiamo lo stalker, ogni qualvolta lo incontro, presso i mercati, inizia a insultarmi e minacciarmi (ndr: episodi avvenuti anche a Cisterna), continua a dirmi: “pezzo di merda”, “che uomo sei?!”, “cornuto”, “ti gonfio”, “ti faccio crescere i capelli”, “mo lo dico a Ciccio” (ndr: Della Magna) e altre frasi simili, talvolta alza la mano nei miei riguardi. facendo il gesto delle corna. Qualcuno mi disse che De Santis voleva distruggerci“.

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