Le dichiarazioni dell’ex Sindaco Vincenzo Zaccheo nel corso di una recente intervista concessa a “ilcaffè.tv” offrono lo spunto per ritornare sul tema delle prossime elezioni amministrative di Latina (primavera 2021)
“Ad oggi quali sono le alternative? Nuovamente un governo Coletta affiancato dalla sinistra? O forse la compagine di centrodestra con i volti noti che oggi la rappresentano a Latina? A mio avviso è necessario quindi individuare una terza via per evitare che la città sprofondi nel baratro.”
Si tratta di un’analisi condivisibile, se non fosse che è proprio Vincenzo Zaccheo a proporsi come possibile terza via, dimostrando così una ineguagliabile faccia tosta.
Pertanto, prima di entrare nel merito dell’attuale situazione politica in vista delle prossime elezioni comunali, non possiamo fare a meno di ricordare alcuni fatti.
FACCIA TOSTA
Zaccheo la dimostra innanzitutto quando manifesta chiara disistima nei confronti dei volti noti che oggi rappresentano il centrodestra a Latina.
Peccato che gran parte di quei volti sono appunto noti soprattutto per aver amministrato Latina con Zaccheo Sindaco.
Stiamo parlando, ad esempio, dei leghisti: Matteo Adinolfi (parlamentare europeo), Angelo Tripodi (consigliere regionale), Massimiliano Carnevale (consigliere comunale), Marilena Sovrani (vice coordinatrice provinciale del partito e assistente al Parlamento europeo di Matteo Adinolfi), Savatore De Monaco (assistente al Parlamento europeo di Matteo Adinolfi).
Stiamo parlando, ad esempio, dei massimi esponenti in città di Fratelli d’Italia: Raimondo Tiero (consigliere comunale), Enrico Tiero (vice coordinatore regionale del partito, nel frattempo accasatosi come capo di gabinetto in Provincia con il Presidente MedicI del PD), Nicola Calandrini (Senatore) che, tra l’altro, nel gennaio scorso ha definito Zaccheo, durante una puntata di Monitor su LazioTv, “una risorsa per la città”.
Dove poi la faccia tosta di Vincenzo Zaccheo raggiunge vette inarrivabili è quando ipotizza di riproporsi alla guida della città dopo i disastri amministrativi che ha combinato da sindaco.
Ecco in estrema sintesi alcuni esempi:
la cosiddetta “metropolitana leggera”, che rappresenta il più grande bluff politico – amministrativo nella storia della nostra città, caratterizzato da due finte inaugurazioni, un piano economico finanziario predisposto con dati inventati per renderlo fittiziamente congruo, una convenzione trentennale a vantaggio del privato e a discapito dell’amministrazione comunale;
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l’altro project financing, quello relativo al cimitero, anch’esso caratterizzato da un forte sbilanciamento verso gli interessi della parte privata, che ha prodotto, oltre ad un contenzioso milionario, la cosiddetta tassa sul morto e gli avvisi sulle tombe di minaccia di rimozione della salma da destinare a fossa comune;
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L’assurda operazione immobiliare risalente al 2003, quando Zaccheo ha letteralmente bruciato 3.030.000 euro di soldi del bilancio comunale avventurandosi nella partecipazione ad un’asta rocambolesca e sconcertante, per acquistare dal fallimento ICOS un immobile fatiscente, che da allora versa nel totale degrado e ormai appare come un vero e proprio rudere;
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Vincenzo Zaccheo è inoltre il primo responsabile dello spacchettamento urbanistico della città che tra i vari danni ha comportato anche la creazione di volumetrie superiori a quelle consentite, in quanto le trenta varianti al piano regolatore generale risalgono al dicembre 2006 e portano quindi la firma sua e della sua giunta.
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Oltre alla pessima amministrazione (di esempi ce ne sarebbero molti altri), è opportuno anche ricordare l’inquietante comportamento di Vincenzo Zaccheo in merito alla nota vicenda del suo vicesindaco Maurizio Galardo, intercettato mentre chiedeva una mazzetta ad un imprenditore per alcuni lavori da fare per conto del Comune.
Una volta venuto a sapere (non si sa come) dell’indagine per concussione nei confronti del suo vicesindaco e delle intercettazioni in corso, si premurò di avvertirlo e di rassicurarlo circa un suo personale interessamento per aiutarlo.
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Venendo ora all’analisi dell’attuale momento politico a Latina, è improprio parlare di ricerca di una terza via.
Invero tale espressione può avere un senso in presenza di due blocchi coesi che si contendono la guida della città, ma ad oggi la situazione politica del capoluogo appare invece molto frastagliata e complicata, per cui, forse, è più opportuno parlare di scelta giusta per la città.
CENTROSINISTRA
Latina Bene Comune si ripresenterà proponendo di nuovo Damiano Coletta come sindaco.
Quest’ultimo vuole creare il cosiddetto campo largo.
Il suo punto di partenza è di considerarsi imprescindibile e il suo obiettivo è quello di far convergere sul suo nome tutto ciò che esiste in politica a Latina, ad eccezione di Lega e Fratelli d’Italia, partiti in cui sono abbondantemente presenti i cosiddetti quelli di prima.
Il suo problema è che, avendo amministrato la città, non può limitarsi a ripetere il ritornello della scorsa campagna elettorale. Dovrebbe ora basare la sua ricerca di consenso sulla soddisfazione dei cittadini per il suo operato, ma la netta impressione è che la città non sia affatto contenta dell’amministrazione LBC.
Ecco quindi la necessità del cosiddetto campo largo, che poi, in realtà, significa soprattutto l’accordo con il PD, senza il quale non ci può proprio essere il campo largo.
Ebbene il PD, qui a Latina notoriamente diviso e lacerato dalle ambizioni personali dei singoli, ha tre posizioni in merito.
Ci sono quelli che non vogliono alcun accordo.
Ci sono poi quelli che, in totale antitesi, sono favorevoli all’accordo con LBC e alla ricandidatura di Coletta.
Ci sono infine quelli che non sono pregiudizialmente contrari all’accordo, ma chiedono di poter discutere sulla figura del candidato Sindaco (potrebbe sì essere Coletta, ma non a priori).
Non si ha idea di quanto possa andare avanti questa stucchevole tiritera che, in teoria, potrebbe anche protrarsi fino al momento della presentazione delle liste.
CENTRODESTRA
Anche dalle parti del centrodestra la situazione è poco chiara.
Basti pensare che alle elezioni comunali di Fondi e Terracina, rimandate a settembre per il lockdown, il centrodestra andrà diviso (Forza Italia e la Lega da una parte, Fratelli d’Italia dall’altra).
È quindi ragionevole ipotizzare che le trattative per Latina non saranno semplici.
Bisogna tener conto che ormai i partiti, almeno a livello locale, spesso non sono più in grado di rappresentare una qualche realtà, meno che mai una comunità.
Sono diventati soprattutto uno strumento che viene utilizzato da singoli soggetti politici per soddisfare proprie ambizioni personali.
È evidente quindi che in un contesto del genere la trattativa non può non complicarsi, perché non è tanto di natura politica, ma legata a singoli egoismi.
Proprio la Lega e Fratelli d’Italia di Latina offrono un significativo esempio di quanto appena esposto.
Calandrini e i fratelli Tiero, ad esempio, sono approdati a Fratelli d’Italia solamente perché in Forza Italia, partito al quale hanno sempre appartenuto, non hanno trovato gli spazi a cui ambivano e hanno quindi litigato con Fazzone.
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Al tempo stesso gli ex di Alleanza Nazionale si sono buttati a pesce sulla Lega nel momento di maggior successo di quest’ultima, in palese contraddizione con la storia, la cultura, le radici e i valori della Destra italiana, che prevede un modello di Stato che nulla ha a che vedere con il pensiero leghista, secondo cui le competenze statali dovrebbero essere molto limitate e gran parte di esse dovrebbe essere trasferite a favore degli enti regionali (addirittura la pubblica istruzione).
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Come per il centrosinistra, anche per il centrodestra non è dato sapere quanto tempo andrà avanti la tiritera sulla scelta del candidato sindaco e come si concluderà.
UN GRANDE ASSENTE NELLE TIRITERE DEL CENTROSINISTRA E IN QUELLE DEL CENTRODESTRA
In questo contesto di stucchevoli trattative e di posizioni personali da difendere c’è un grande assente: la città, o meglio gli interessi e lo sviluppo della città.
Purtroppo, proprio per quanto si diceva prima sui partiti, non può che essere così.
Ecco perché i cittadini non possono più delegare ai partiti ma devono essere consapevoli, agendo di conseguenza, che Latina può esprimere una classe dirigente adeguata fuori dal male del carrierismo insito nei partiti che porta solo cattiva amministrazione.
Non è ovviamente un percorso facile, ma probabilmente è l’unico per dare uno scossone alla politica cittadina ed evitare che la stessa sia preda dei carrieristi di turno.
Ci sono molti fermenti in tal senso in città.
La vicenda del lockdown ha inciso negativamente su tali realtà, ma probabilmente ora è arrivato il momento di incominciare a ragionarci seriamente, nella speranza che nel prossimo autunno ci sia la possibilità di offrire una concreta alternativa per l’immediato e per il futuro del capoluogo di provincia, con un progetto che si basi sulla capacità e sulla credibilità di una nuova classe dirigente.