LATINA CAPITALE CULTURA 2026: “UN LABORATORIO URBANISTICO INCUBATORE DI PROGETTI”

Facendo seguito alle linee guida del dossier di candidatura Latina Capitale italiana della Cultura 2026 per lo sviluppo e la valorizzazione del capoluogo pontino e del suo territorio, il sindaco Matilde Celentano sta lavorando per avviare una collaborazione con un costituendo Comitato scientifico multidisciplinare di alto livello. Comitato che vede già la partecipazione Mosè Ricci, professore ordinario di Urbanistica presso Sapienza Università di Roma, Lucia Krasovec Lucas esperta di architettura del Novecento, nonché presidente InArch Triveneto, e Massimo Rosolini, presidente dell’Ordine degli architetti di Latina, in una modalità che coniuga sempre il locale e il globale.

“Lo scopo – spiega il sindaco Celentano – è quello di addivenire a un laboratorio urbano permanente, che ci piacerebbe chiamare ‘Cantiere Latina’. Il carattere multidisciplinare di questa iniziativa andrebbe a coinvolgere di volta in volta, nell’elaborazione dei progetti, i diversi assessorati, iniziando da quelli alla Cultura e all’Urbanistica. Latina da sempre è un laboratorio: le città di fondazione italiane nel Novecento sono state veri e propri esperimenti in vitro del processo di modernizzazione che doveva fare i conti con un patrimonio storico di grande portata e complessità. Ecco, l’idea è quella di portare avanti questo carattere pionieristico e di sperimentazione”.

A tal proposito l’assessore all’Urbanistica Annalisa Muzio ricorda che il piano per la fondazione di Littoria, affidato all’architetto Oriolo Frezzotti nel 1932, prevedeva una città per 5.000 abitanti, per la quale lo stesso, con l’ingegnere Carlo Savoia dell’Opera Nazionale Combattenti, progettò integralmente alcuni edifici rappresentativi curandone anche gli interni. “E ancora – aggiunge Muzio – ‘Dal cucchiaio alla città’ era lo slogan creato da Ernesto Nathan Rogers nel 1952 nella Carta di Atene. Si tratta di un concetto di misura che si vuole recuperare, che va dal piccolo al grande e viceversa. E’ il medesimo concetto che troviamo nelle architetture e nell’Urbanistica di Latina, ma non solo”.

Nel dossier di candidatura a Capitale Italiana della Cultura, Latina è stata definita una città-territorio, dove la campagna s’innesta spontanea in un patto tra verde (agricolo e/o zone umide) e urbano, da evidenziare come modello, anche per alcuni obiettivi, dell’Agenda 2030.

“‘Cantiere Latina’ – prosegue l’assessore Muzio – potrebbe diventare un incubatore di questo modello e strumento propulsore di azioni coordinate e fattive: l’Urbanistica come Cultura. E’ cambiato il modo di fare urbanistica, la sostenibilità è diventata un obiettivo necessario che deve coinvolgere nella progettazione il territorio. La nostra idea è quella di realizzare un laboratorio sullo spazio fisico e l’adattamento del paesaggio, sull’idea di città per i futuri possibili, per elaborare una serie di visioni sostenibili per modificare lo spazio fisico di contesti fragili, come progetti urbani, architettonici e paesaggistici, capaci di riattivare processi di adattamento ecologico, senso di appartenenza alle comunità locali e progetti innovativi processi di sviluppo dell’economia circolare”.

Il sindaco Celentano evidenzia la volontà di allargare la partecipazione al costituendo laboratorio, magari anche con il contributo della Casa dell’Architettura di Latina, e di mettere in atto partenariati con istituzioni universitarie ed enti attraverso un percorso di rigenerazione e formazione: “Tutto ciò favorirà anche la partecipazione a bandi nazionali e internazionali, l’elaborazione di progetti con studenti universitari, di progetti di rigenerazione, l’organizzazione di master, di un festival dell’Architettura del Novecento.”

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