LA SPARATORIA DI SEZZE CONTRO L’UOMO GIÀ VITTIMA DI UN AGGUATO 2 ANNI FA

L'auto del 30enne di Roccagorga raggiunta dagli spari nel novembre 2020
L'auto del 30enne di Roccagorga raggiunta dagli spari nel novembre 2020

Colpi di arma da sparo a Sezze: l’obiettivo dell’agguato è il 32enne Alessio Antonelli, già destinatario di colpi d’arma da fuoco nel novembre 2020

Gli spari sono stati uditi stamattina in Via degli Archi di San Lidano a Sezze Scalo, precisamente vicino a un locale ormai chiuso: l’American Bar. Alcune persone presenti in zona e lavoratori di un’officina hanno udito una serie di colpi: almeno cinque, ma forse sono stati di più. Dalle prime testimonianze sembra che nell’auto da cui sono partiti i colpi vi fossero quattro persone e ulteriori tre sono state viste scappare via dopo l’esplosione dei colpi. Una sorta di fuggi fuggi generale che non esclude l’ipotesi che qualcuno sia anche rimasto ferito.

Il luogo è quello di un piazzale poco frequentato dove un tempo risultava gestire il locale, l’American Bar, oramai chiuso, la famiglia originaria del catanese, Di Stefano, legati al clan Di Silvio capeggiato da “Romolo” Di Silvio, e imputati nel processo “Scarface” che contesta il 416 bis al sodalizio rom.

Dopo gli spari, sul posto, sono giunti sia i Carabinieri che i soccorsi del 118 i quali hanno trovato un uomo, noto alle forze dell’ordine, verso il quale con tutta probabilità sono stati rivolti i colpi d’arma da fuoco. Si tratta di Alessio Antonelli, 32enne di Roccagorga (con piccoli precedenti per reati contro il patrimonio), già destinatario di un agguato, a colpi d’arma da fuoco, nel novembre 2020.

A marzo 2022, giudicati col rito abbreviato, i due fratelli, Simone Cacciotti di 32 anni e Maicol Federici di 23 sono stati condannati a sei anni di reclusione dal Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina Giuseppe Cario. I due fratelli furono arrestati a novembre del 2020 dai Carabinieri di Latina insieme al padre 80enne Santino Federici. Tutti e tre di Priverno, la mattina dell’11 novembre 2020, a bordo di una Mercedes Smart, arrivarono in via Ceriara di Sezze e, dopo aver incrociato l’auto Mercedes classe A condotta da Alessio Antonelli, romano di nascita, ma residente a Roccagorga, avevano esploso all’indirizzo della sua autovettura 2 colpi d’arma da fuoco di cui uno, dopo aver oltrepassato il parabrezza anteriore, aveva impattato contro il cruscotto lato guidatore della stessa.

Nelle fasi successive all’aggressione, Antonelli, il cui veicolo era stato ripetutamente speronato, aveva abbandonato il mezzo fuggendo nelle campagne circostanti. Gli aggressori, a questo punto, avevano sparato al suo indirizzo, ulteriori 4 colpi d’arma da fuoco senza attingerlo; poi, una volta raggiunto, secondo la ricostruzione dei Carabinieri, la vittima fu malmenata con corpi contundenti. Davanti al giudice per le indagini preliminari Pierpaolo Bortone, nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia, padre e figli avevano sostenuto che da tempo Antonelli minacciava il più piccolo della famiglia, Maicol Federici, per questioni sentimentali afferenti una donna contesa, raggiungendolo con messaggi social. Sarebbe stato proprio un messaggio Whatsapp spedito da Antonelli la mattina dell’11 novembre, giorno del pestaggio selvaggio, all’indirizzo di Maicol Federici ad aver fatto scattare la rabbia dei tre privernesi. Una versione che aveva destato qualche perplessità.

Ad ogni modo, riguardo all’attentato odierno, alcuni testimoni hanno riportato di aver visto un’auto andare via a forte velocità dopo aver sentito gli spari. Nel piazzale in cui sono stati esplosi i colpi è stata sequestrata la Mercedes Classe A di Antonelli che sarebbe arrivata quasi in contemporanea con l’altra auto che è poi fuggita via. L’auto sequestrata è stata raggiunta dai colpi: l’altra vettura (ma non si esclude ve ne possa essere stata una terza) si sarebbe affiancata all’auto di Antonelli per esplodere i colpi d’arma da fuoco. Il 32enne di Roccagorga, illeso per la seconda volta dopo l’attentato subito due anni fa, fermato dai Carabinieri non ha invece, al momento, chiarito i contorni della vicenda ed è stato accompagnato in caserma. Il giovane sostiene di non essere il bersaglio dei colpi d’arma da fuoco, di aver sostato con la sua autovettura per urinare nel piazzale e di aver sentito successivamente i colpi d’arma da fuoco dietro di lui.

Niente, ovviamente, si sa del possibile movente, tanto più che parrebbe che il 32enne, attivo nel mondo delle rivendite auto sul litorale sud capitolino (tra Anzio e Nettuno), sostenga che gli spari fossero rivolti al muretto dove si trova il locale ormai in disuso o comunque contro altre persone presenti sul luogo e poi fuggite.

Fatto sta che, particolare inquietante, la Mercedes Classe A da lui guidata è incredibilmente intestata al giovane e violento rampollo del clan rom Roberto Ciarelli, più volte arrestato e condannato: al momento si trova a processo nel procedimento “I Pubblicani” ed è coinvolto nell’operazione della Direzione Distrettuale Antimafia che vede indagati i massimi esponenti del soldazio del Pantanaccio. Un profilo, il suo, seppur giovane, già ben inserito negli ambienti criminali, anche per via del fatto di essere figlio del numero due del clan Ciarelli, ossia Ferdinando “Furt” Ciarelli, e di Rosaria Di Silvio, sorella dell’altro boss dei Di Silvio, Armando detto “Lallà”.

Tornando all’attentato odierno, è molto probabile che Antonelli si trovasse nel piazzale in attesa di qualcuno e che poi qualcosa sia andato storto, considerati gli spari al suo indirizzo che sembrano certi e hanno il sapore di un avvertimento. Sul posto, i Carabinieri della Sezione Radiomobile della Compagnia di Latina, oltreché ai militari dell’Arma di Latina Scalo e Sezze. Raccolti dal terreno cinque bossoli che saranno oggetto di accertamento da parte del Nucleo Investigativo che ha preso in carico l’indagine.

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