Adrastea s.r.l., la società riconducibile agli Ugolini che gestisce la discarica romana sequestrata dalla DDA, è stata autorizzata dalla Regione Lazio all’aumento di volumetrie
Con una mano la Direzione Distrettuale Antimafia, nel giugno scorso, sequestrò le società che gestivano impianti e discariche di Vittorio e Alessio Ugolini nell’ambito dell’operazione Smoking Fields, recentemente citata nella relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia; con l’altra la Regione Lazio dà il via libera, con una determina firmata dalla dirigente “Politiche Ambientali e Ciclo dei Rifiuti” Flaminia Tosini, all’incremento di volumetrie a una delle società sequestrate dall’Antimafia. Tradotto: la discarica Adrastea di Via Canestrini a Roma, già esistente – un bestione di 18 ettari -, da luglio sotto l’amministrazione giudiziaria della dottoressa Carmen Regina Silvestri, potrà aumentare in altezza di 122 metri, il che significa nuovi abbancamenti di rifiuti inerti. La capacità dell’invaso passerà, dunque, da 1.189.647 a 1.655.229 metri cubi: grossomodo 465mila metri cubi in più rispetto all’autorizzazione precedente. Non una briciola.
Eppure, nel giugno 2019, la discarica di Porta Medaglia, come detto, fu oggetto di sequestro insieme alle principali attività degli Ugolini, i due impianti di compostaggio Sep e Sogerit che tanto hanno fatto penare gli abitanti di Mazzocchio a Pontinia, i quali tra rabbia e disperazione avevano portato avanti, tramite quattro agguerriti comitati, una battaglia di salute e civiltà. E, in effetti, per chi non ci fosse mai stato, lì, a Mazzocchio, l’aria era irrespirabile e le persone da Priverno fino a Sabaudia, passando naturalmente per Pontinia, non riuscivano più a vivere, costretti a chiudere finestre anche quando il solleone agostano batteva sulle terre dell’idrovora famosa in tutto il mondo.
Un’avvisaglia che qualcosa non quadrasse già c’era stata. A dicembre, infatti, l’organismo tecnico istituito il mese prima dall’ordinanza del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, composto dai dirigenti dei servizio Rifiuti di Regione Lazio, Città Metropolitana di Roma e Roma Capitale, indicò sette impianti di smaltimento di rifiuti al sindaco di Roma, Virginia Raggi, al fine di individuare l’area dove piazzare la discarica per chiudere il ciclo dei rifiuti capitolino. Nelle ultime ore, sempre sul tema “individuazione della discarica romana” – una questione che interessa da vicino anche l’area pontina (non dovessero arrivare a dama al Campidoglio, lo spettro dei rifiuti romani in terra pontina non sarebbe un’eventualità peregrina) – sta facendo ancora discutere la scelta della sindaca pentastellata di optare per l’area di Monte Carnevale (una sorta di Malagrotta 2), controllata da una società riferibile dell’imprenditore Valter Lozza, vicino a Latina Oggi e già condannato in primo grado per intralcio alla giustizia, oltreché indagato per traffico di rifiuti dalla Direzione Distrettuale Antimafia romana nell’inchiesta “Maschera”.
Ebbene, tra i siti indicati dall’organismo zingarettiano, spuntò anche l’impianto dell’Adrastea srl di Via Canestrini (Roma) che, viste le difficoltà politiche per Monte Carnevale, potrebbe essere per Roma la soluzione.
Ma l’inchiesta Smoking Fields, coordinata dal Procuratore facente funzioni di Roma Michele Prestipino e dal pm Alberto Galanti, sembrava aver posto sulla discarica Adrastea srl una pietra tombale: furono tracciate dagli inquirenti ben 55 occasioni di sversamento di percolato per complessivi 17.271 quintali. Eppoi, tra le carte dell’inchiesta, un episodio che, se non penalmente, la dice lunga sui metodi utilizzati. Protagonista Alessio Ugolini (il figlio del patron Vittorio), il quale si premurava di far bonificare l’auto in cerca di cimici (microspie), sospettando indagini a suo carico, o di pensare di pagare un pastore che aveva visto troppo proprio nella discarica di Via Canestrini, in località Porta Medaglia a Roma.
Sul lato Sep, nel frattempo, l’impianto non riceve più rifiuti da circa un paio di mesi, non perché ci sia stata stata una decisione gestionale o politica, ma perché, come raccontavamo a novembre scorso, una determina del Settore Urbanistica del Comune di Pontinia, firmata dal responsabile di settore Corrado Corradi, prese atto di una nota della ditta medesima con la quale veniva comunicato che, a far data dal 25 novembre, sarebbero stati interrotti i conferimenti presso l’impianto sotto amministrazione giudiziaria. Motivo? La discarica di Colleferro non avrebbe più accolto gli scarti derivanti dal compostaggio Sep/Sogerit. Una decisione che, sebbene casuale e non dettata dalle rimostranze dai cittadini di Mazzocchio, Priverno e oltre, ha lasciato contenti tutti. Per ora.