KARIBU-AID: SEZZE, TERRACINA E ROCCASECCA CHIEDONO DI ESSERE PARTI CIVILI. ROCCAGORGA ASSENTE

L'assistente sociale di origini ruandesi Marie Thérèse Mukamitsindo, fondatrice della Cooperativa sociale Karibù

Karibu-Aid, nuovo step dell’udienza preliminare per la seconda inchiesta nei confronti di suocera, moglie e cognato del deputato Aboubakar Soumahoro

Rinviato tutto al prossimo 4 aprile e non sarà la tornata decisiva. Oggi, 22 marzo, il Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Giulia Paolini, ha preso atto della costituzione di parte civili di tre dei Comuni che nell’ultima udienza erano stati assenti. A chiedere di essere parte civile non solo il Comune di Sezze, come anticipato dall’amministrazione Lucidi, ma anche quelli di Terracina e Roccasecca dei Volsci. Rimane assente il Comune di Roccagorga, il cui sindaco Carla Amici è stata più volte obiettivo di critiche per la sua vicinanza passata con la famiglia Mukamitsindo.

Le difese degli imputati, assistiti dagli avvocati Lorenzo Borrè, Francesco Roccato, Francesca Giuffrida e Valentina De Gregorio, hanno esaminato la costituzioni di parte civile presentata oggi e nell’udienza scorsa, presentando diverse eccezioni. L’unica costituzione per cui non hanno obiettato è quella della coop Karibu commissariata. Per quanto riguarda gli altri comuni, secondo la difesa sono costituzioni troppo generiche, dal momento che ci sono enti che non hanno avuto mai a che a fare, ad esempio Latina, con il Consorzio Aid.

Non presentabili le costituzioni di parte civile, seconda la difesa, anche perché i Comuni non hanno mai eccepito nulla sugli Sprar gestiti da Karibu; al contempo, anche la Prefettura, pur sanzionando Karibu, non hai mai tolto gli affidamenti dei centri d’accoglienza (i cosiddetti Cas). Il Gup Paolini deciderà se accogliere o meno le parti civili il prossimo 4 aprile.

Nella scorsa udienza, a presentarsi e fare richiesta come parti civili diciannove lavoratori ed ex dipendenti della coop Karibu e del consorzio Aid, il sindacato Uiltucs di Latina, le cui denunce hanno fornito spinta decisiva alle inchieste della galassia della famiglia Mukamitsindo/Soumahoro, e alcuni dei Comuni indicati dalla Procura di Latina: Latina, così come annunciato nei giorni scorsi dall’amministrazione Celentano, Aprilia, Pontinia, Fondi e Monte San Biagio. Rispettivamente il Comune di Latina è assistito dall’avvocato Egeo, Aprilia dall’avvocato Sesselego, Fondi dall’avvocato Ferraro, Pontinia dall’avvocato De Mauri,

A chiedere di essere parte civile anche il Ministero dell’Interno, tramite l’avvocatura dello Stato, il Codacons, il Consorzio Agenzia Inclusione dei Diritti e il commissario liquidatore della Karibu, Francesco Cappello.

Costituzioni dei Comuni che sono motivate – come spiegava l’avvocato Mastrobattista che assiste, insieme alla collega Atena Agresti, Uiltucs, i 19 lavoratori e il Comune di Monte San Biagio – con una motivazione stringente: “Il Comune chiede il risarcimento perché è stato leso il diritto all’accoglienza. Questo processo – ha concluso il legale – esiste grazie a Uiltucs e al segretario generale Gianfranco Cartisano”.

Come noto, per la prima inchiesta sulla famiglia Mukamitsindo, che contesta l’evasione fiscale, il processo è già iniziato ed è incardinato davanti al giudice monocratico del Tribunale pontino, Simona Sergio.

La Procura di Latina ha chiuso la seconda inchiesta nei confronti della fondatrice della coop Karibu, Marie Therese Mukamitsindo, e dei figli Liliane Murekatete, moglie del deputato ex Verdi-Sinistra Italia, Aboubakar Soumahoro, Michel RukundoAline Mutesi e l’uccel di bosco, poiché irreperibile, Richard Mutangana (anche in questo procedimento è stata stralciata la sua posizione: per lui udienza preliminare il prossimo 28 giugno). Contestati i reati quali frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione e auto-riciclaggio.

Tutti i fondi erogati dal 2018

L’INCHIESTA – La nuova ordinanza della magistratura disposta dal Giudice per le indagini preliminari Giuseppe Molfese, su richiesta dei sostituti procuratori di Latina, Giuseppe Miliano e Andrea D’Angeli, è stata eseguita lo scorso 30 ottobre dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Latina. Al centro dell’indagine, così come lo scorso dicembre quando fu eseguita la prima ordinanza, l’attività delle cooperative coinvolte nella gestione di richiedenti asilo e di minori non accompagnati nell’ambito della provincia di Latina.

Arresti domiciliari e obbligo di dimora presso il proprio comune di residenza nei confronti dei membri del Consiglio di Amministrazione della cooperativa sociale integrata “Karibu”, al momento, dopo le prime misure interdittive e i sequestri dello scorso dicembre, in liquidazione con il relativo commissario. 

Marie Therese Mukamitsindo
Marie Therese Mukamitsindo

Inoltre è stata eseguito dai Finanzieri il sequestro preventivo da circa 2 milioni di euro a fini di confisca, anche per equivalente, del profitto del reato nei confronti degli stessi membri del cda e di altro soggetto legato a loro da vincoli di parentela che attualmente si trova all’estero: Richard Mutangana, figlio di Mukamitsindo. Anche per lui la Procura aveva chiesto l’arresto, negato dal Gip Molfese.

Le indagini condotte da Procura e dalla Guardia di Finanza hanno consentito di accertare condotte di frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) e auto-riciclaggio.

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Per quanto riguarda l’ordinanza eseguita il 30 ottobre, la Procura spiegava, in una nota, che le cooperative Karibu e Consorzio Agenzia per l’inclusione e i diritti Italia (conosciuto come Consorzio A.I.D. Italia), nonché la Jambo Africa (per il tramite della Karibu), hanno percepito ingenti fondi pubblici da diversi Enti (Prefettura, Regione. Enti locali eccetera) destinati a specifici progetti o piani di assistenza riguardanti i richiedenti asilo e i minori non accompagnati, fornendo tuttavia un servizio inadeguato e comunque difforme rispetto a quello pattuito.

Sono state riscontrate infatti numerose criticità nelle strutture gestite dalle cooperative e, in particolare, sovrannumero di ospiti, alloggi fatiscenti con arredamento inadeguato, condizioni igieniche carenti, derattizzazione e deblattizzazione assenti, riscaldamento assente o comunque non adeguato.

E ancora: carenze nell’erogazione dell’acqua calda, carenze nella conservazione delle carni, insufficienza e scarsa qualità del cibo, presenza di umidità e muffa nelle strutture, carenze del servizio di pulizia dei locali e dei servizi igienici, insufficiente consegna di vestiario e prodotti per l’igiene.

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Al riguardo sono esemplificative le vicende dei CAS di Aprilia (Via Lipari), di Latina (Hotel de la Ville Central) e di Maenza (Casal dei Lupi) gestiti dalla Karibu, nonché quelle dei CAS di Latina (Via Romagnoli e Via del Pioppeto) gestiti da Consorzio Aid.

Michel-Rukundo
Michel Rukundo

L’inosservanza delle condizioni pattuite – concretizzatasi nelle gravissime criticità rilevate dagli ispettori della Prefettura anche congiuntamente a quelli della ASL di Latina e ai Vigili del Fuoco, tali da far vivere gli ospiti in condizioni offensive dei diritti e della dignità degli uomini e delle donne, aggravate dalla condizione di particolare vulnerabilità dei migranti richiedenti protezione internazionale – ha generato considerevoli risparmi di spesa/profitti, che sono stati utilizzati per spese varie (alberghi, ristoranti, abbigliamento di lusso, accessori, gioielli ecc.) e/o investimenti del tutto estranei alle finalità del servizio pubblico e assolutamente non inerenti con l’oggetto sociale delle cooperative e la loro natura di enti no profit.

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Le distrazioni di denaro sono state oggetto di approfondimenti investigativi che hanno consentito di ipotizzare a carico degli indagati i reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) a seguito dell’accertamento giudiziario dello stato d’insolvenza della cooperativa KARIBU e di autoriciclaggio di parte di dette somme, che sono state trasferite all’estero (Ruanda, Belgio e Portogallo) e reimpiegate in attività imprenditoriali e comunque estranee rispetto alle finalità di assistenza e gestione in Italia dei migranti e/o richiedenti asilo.

“Le indagini – concludeva la nota della Procura – proseguono, anche con riferimento a temi investigativi diversi e complessi, nel rispetto delle disposizioni normative in tema di segretezza degli atti di indagine, onde garantire, per un verso, diritti e facoltà delle persone sottoposte ad indagini e, per altro verso, la genuinità, l’oggettività e il buon esito degli accertamenti investigativi”.

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