IL TRITOLO DEL 2014 PER ATTENTARE AI POLIZIOTTI

Pentiti, veleni e tritolo: il ritrovamento dell’esplosivo avvenuto a Rocca Massima nel 2014 sarebbe servito per spaventare alcuni poliziotti

I 13 chili di tritolo suddivisi in panetti, ritrovati dalla Squadra Mobile di Latina a Rocca Massima nel 2014, riempirono non per molto le cronache, pur arrivando ad avere una eco nazionale. Sicuramente un carico di esplosivo dalla portata agghiacciante e preoccupante. “Il tritolo sequestrato è definito “da guerra” – spiegava l’allora Capo della Mobile Tommaso Niglio – ed è lo stesso ritrovato dopo l’affondamento di una nave qualche anno fa”.

L’esplosivo fu trovato sotto terra in un terreno a Rocca Massima nella disponibilità dell’allora 43enne Marco Battisti che un paio di mesi prima era stato arrestato con circa mezzo etto di cocaina e nel 2017 fu destinatario dell’ordinanza “Las Mulas”, nell’ambito di un’indagine condotta dalla stessa Squadra Mobile di Latina e che vide, con lui, arrestati anche il 34enne Dimitri Montenero di Aprilia, leader del sodalizio dedito al traffico di droga e figlio dell’ampiamente noto Nino Montenero (pezzo da novanta del crimine del nord pontino, con contatti sviluppati negli anni con clan di camorra), il 28enne Antonio Capasso di Aprilia e il 53enne Marco Zuppardo di Latina, fratello dell’attuale collaboratore di giustizia Maurizio Zuppardo, passato dalla parte dello Stato a partire dall’autunno del 2019, già confidente di polizia.

Leggi anche:
APRILIA: MONTENERO CONDANNATO, INAMMISSIBILE RICORSO IN CASSAZIONE

Non un nome a caso quello dei Zuppardo dal momento che non solo alcune dichiarazioni di Maurizio Zuppardo detto “Fagiolo” sono state utilizzate per tre inchieste antimafia importantissime sui clan rom – Movida, Reset e Scarface – che sono state l’origine di arresti e processi, ma anche perché, come emerso poche settimane fa, hanno portato all’indagine nei confronti di alcuni Carabinieri (dovrebbero essere otto) i quali avrebbero passato notizie all’allora confidente in cambio di droga. Un’ipotesi accusatoria, per cui è ancora in corso un’indagine della Procura, ma che è stata al momento ridimensionata dal fatto che il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina ha respinto la richiesta di misure cautelari nei confronti di quei Carabinieri da parte della Procura.

Ma Maurizio Zuppardo, che raccontò a verbale di alcune soffiate proprio date qualche tempo prima dell’inchiesta Las Mulas, vide arrestate proprio il fratello e ora torna all’attenzione poiché, secondo un articolo pubblicato oggi 27 marzo da Latina Oggi, nel 2019, non appena divenuto collaboratore di giustizia, mise a verbale che, prima del ritrovamento dell’esplosivo a Rocca Massima, c’erano quattro poliziotti della Questura di Latina finiti nel mirino di un non precisato gruppo criminale il quale avrebbe voluto spaventarli a colpi di tritolo. E quel tritrolo era lo stesso ritrovato nel 2014 a Rocca Massima nella disponibilità di Battisti che disse essere stato a sua volta ritrovato dal padre: una tesi mai ritenuta affidabile dagli investigatori di allora.

Secondo quanto raccontato da Latina Oggi che riporterebbe quanto messo a verbale da Zuppardo, l’esplosivo fu fatto trovare agli agenti dall’attuale collaboratore di giustizia, all’epoca confidente di Polizia e Carabinieri. La Squadra Mobile non prese sottogamba quel rinvenimeto, annusato dal labrador addestrato Luna, tanto è che Niglio dichiarò che le indagini sarebbero proseguite. Si era nel 2014.

Ad oggi, dunque, parrebbe, secondo quanto avrebbe spiegato Zuppardo alla Direzione Distrettuale Antimafia e alla stessa Squadra Mobile, che quel tritolo avrebbe dovuto spaventare gli agenti che indagavano sul non precisato gruppo criminale il quale, a logica, dal momento che il tritolo è stato trovato a casa di Battisti, dovrebbe essere il gruppo di Aprilia – a meno che Battisti non fosse in contatto con un altro gruppo criminale. Una mera ipotesi dal momento che non siamo a conoscenza, al momento, del verbale di Zuppardo reso all’Antimafia.

Infine, ad appendice di una storia sicuramente inquietante – mai in provincia di Latina è stato utilizzato tritolo contro servitori dello Stato e per fortuna quegli attentati non sono stati mai realizzati – ci sarebbe, come sostiene Latina Oggi, uno di quei poliziotti minacciati dal non noto gruppo criminale che non molto tempo fa sarebbe venuto a conoscenza del verbale di Zuppardo e delle minacce a suo carico e a carico degli altri tre colleghi. Ecco perché i quattro agenti di Polizia sarebbero ora al sicuro e trasferiti in altri ambiti lavorativi, pur essendo trascorsi molti anni.

Di velenoso in questa vicenda c’è quanto riportato dal quotidiano pontino secondo cui i poliziotti non sarebbero stati avverti dal proprio Dirigente e vi sarebbe persino in corso una valutazione dei vertici della Polizia di Stato. Uno scenario che, però, non trova riscontri se, fatta valere la logica per cui Battisti sia stato legato al gruppo di Aprilia il quale, ad oggi, risulta sgominato dall’operazione Las Mulas.

Articolo precedente

CORI: LAVORI AL PARCO FRATELLI CERVI CONTRO IL DISSESTO IDROGEOLOGICO

Articolo successivo

REGIONE LAZIO: SMS TRUFFA NON PARTONO DA NOSTRI SISTEMI

Ultime da Focus