CARABINIERI INDAGATI E ACCUSATI DA ZUPPARDO. PROCURA: “INDAGINI IN CORSO, PRESTIGIO DELL’ARMA NON LESO”

Procura della Repubblica di Latina
Procura della Repubblica di Latina

Carabinieri indagati dalla Procura di Latina: l’ultima inchiesta originata dalle testimonianze di un collaboratore di giustizia

A parlare dei suoi rapporti con alcuni militari dell’Arma sarebbe stato Maurizio Zuppardo, come riporta un articolo di Latina Oggi. Il quotidiano pontino racconta di una inchiesta che sarebbe partita dalle parole riferite a verbale da uno dei collaboratori di giustizia le cui dichiarazioni sono state ritenute attendibili dalla Polizia di Stato in più di un’inchiesta: Movida e Scarface sul Clan di Silvio capeggiato da Giuseppe Di Silvio detto “Romolo” e Reset che ha dato il colpo di grazia al Clan retto da Costantino “Cha Cha” Di Silvio e dai fratelli Angelo e Salvatore Travali.

Maurizio Zuppardo
Maurizio Zuppardo

Secondo Latina Oggi, vi sarebbero dieci avvisi di garanzia recapitati ad altrettanti militari dell’Arma dei Carabinieri che sono o sono stati in servizio al Comando Provinciale di Latina. Le dichiarazioni di “Fagiolo”, così come veniva chiamato Zuppardo negli ambienti criminali, è che quando era un confidente delle Forze dell’Ordine, ossia prima di diventare collaboratore di giustizia (un percorso che ha avuto un altro collaboratore come Renato Pugliese), avrebbe ricevuto da alcuni Carabinieri favori in cambio di informazioni per incastrare questo o quel criminale.

Questi favori si sarebbero concretizzati in droga “grattata” da qualche sequestro messo in campo con cui veniva ricompensato Zuppardo per aver fornito informazioni. I dieci avvisi di garanzia significano dieci avvisi di conclusione indagini dalle quali sarebbe scaturita una richiesta di una decina di misure cautelari da parte della Procura.

Al momento è ignoto se siano disposizioni di natura restrittiva, tipo obblighi di polizia giudiziaria, domiciliari o persino carcere, oppure interdittive quali, ad esempio, divieti di dimora o sospensioni dal lavoro. Ad ogni modo, le richieste sarebbero state respinte dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina. Un destino simile a quello capitato a un’altra inchiesta dirompente come quella che l’anno scorso vide al centro delle attenzioni della DDA di Roma Carlo Maricca e altri tre indagati per l’omicidio di Ferdinando Di Silvio detto il Bello: anche in quell’occasione, il Gip (e poi anche il Riesame di Roma su ricorso della stessa Direzione Distrettuale Antimafia) respinse la richiesta di misure cautelari formulata dall’accusa (si trattava di due arresti) e di rinvii a giudizio, al momento, non risultano tracce.

A margine, tornando all’indagine raccontata da Latina Oggi, vi sarebbero state anche perquisizioni nei confronti della decina di militari coinvolti e i reati contestati sarebbero peculato, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, concussione e possesso di droga ai fini di spaccio.

Per quanto riguarda Zuppardo, non sarebbe la prima volta che il collaboratore parla di appartenenti alle forze dell’ordine infedeli. Sono state anche le sue dichiarazioni, insieme alle indagini della Squadra Mobile, a rimettere nei guai l’ex appartenente alla Polizia di Latina Carlo Ninnolino il quale, secondo Zuppardo, avrebbe rivelato a un pezzo grosso del crimine di Aprilia il suo rapporto di confidente con le Forze dell’Ordine, bruciandogli credibilità negli ambienti criminali (leggi approfondimento di seguito). Ninnolino è a processo nel procedimento scaturito dall’indagine Reset e incardinato presso il Tribunale di Latina.

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Al netto della ricostruzione di Latina Oggi, il Procuratore della Repubblica di Latina Giuseppe De Falco ha rilasciato una nota in relazione all’articolo del quotidiano e i”n relazione alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia in ordine a condotte illecite di appartenenti all’Arma dei Carabinieri”.

Secondo il Procuratore Capo, nell’articolo “vengono riportate notizie coperte da segreto a mente della normativa processuale e comunque affermazioni che potrebbero nuocere al prestigio dell’Arma dei Carabinieri”. Per tale ragione, la Procura ritiene “la necessità di fornire, nei limiti della comunicazione processualmente consentita, le doverose precisazioni”.

“Il collaboratore di giustizia – si legge nella nota del Procuratore De Falco – le cui dichiarazioni sono oggetto degli articoli è stato ritenuto attendibile nell’ambito di tre diversi procedimenti penali istruiti dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. Le dichiarazioni del predetto, come quelle di qualsiasi soggetto che formula accuse nei confronti di terzi, vengono sempre da questa Procura sottoposte a rigoroso vaglio di credibilità ed attendibilità, sia intrinseca che estrinseca, anche attraverso la verifica di riscontri esterni. Le indagini in corso proseguono comunque con assoluta e doverosa accortezza ed impegno da parte degli investigatori. Quanto emerso dalle indagini fa riferimento solo a condotte di soggetti specifici e non lede in alcun modo il prestigio dell’Arma, né la fiducia di questo ufficio nell’operato degli organi di polizia giudiziaria del territorio”.

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