A distanza di quasi dieci anni (era esattamente mercoledì 14 aprile 2010) dalla messa in onda da parte di Striscia la notizia del video in cui Vincenzo Zaccheo parla a Renata Polverini (appena eletta alla Presidenza della Regione Lazio), una sentenza del Tribunale di Roma stabilisce, sulla base di una consulenza tecnica d’ufficio, che il sottotitolo apposto era falso.
La frase non fu “Non ti dimenticare delle mie figlie” ma “Non ti dimenticare degli impegni”.
Il danno d’immagine procurato a Vincenzo Zaccheo è stato notevole e, probabilmente, il risarcimento fissato in 50.000 euro è anche poca cosa rispetto al clamore mediatico che ha dovuto subire nell’immediatezza della vicenda.
Vincenzo Zaccheo è stato vittima nell’occasione di una grande ingiustizia, per cui è comprensibile che le persone a lui vicine sottolineino con forza tale circostanza, ma in relazione al tenore di alcuni commenti è opportuno fare alcune considerazioni:
- non è corretto ricondurre la sfiducia a Zaccheo alla frase falsamente attribuitagli da “Striscia la notizia”;
- nessuno si è mai interrogato, né all’epoca né ora, sullo sconcertante, se non addirittura misterioso, silenzio di Renata Polverini, che non ha mai detto una parola sulla vicenda;
- la gravissima ingiustizia subita da Vincenzo Zaccheo lo rende in qualche modo un martire della cattiva informazione (e del silenzio di Renata Polverini), ma non può trasformarlo dal pessimo sindaco che è stato in un sindaco da rimpiangere.
LA SFIDUCIA A ZACCHEO
La clamorosa menzogna di “Striscia la notizia” perpetrata con il sottotitolo falso nella puntata del 14 aprile 2010 sta offuscando il ricordo di quella che era all’epoca la situazione politica al Comune di Latina.
Basta scorrere le rassegne stampa di quel periodo per poter verificare che c’era un vero e proprio clima da resa dei conti all’interno del Popolo della Libertà, il partito di cui erano importanti esponenti sia Claudio Fazzone (coordinatore provinciale) sia Vincenzo Zaccheo. Tra i due era in atto una vera e propria guerra di potere con zuffe verbali continue tra i consiglieri del PdL dell’una e dell’altra fazione e consigli comunali che andavano deserti, per cui i commentatori parlavano apertamente di consiliatura a rischio.
Se il video di Striscia la notizia è stato decisivo per la caduta dell’amministrazione Zaccheo, lo si deve non alla frase falsamente attribuitagli ma a quella da lui effettivamente pronunciata:
“Non appaltare a Fazzone”.
Per inciso, l’espressione usata da Zaccheo è esplicativa dello spettacolo indecente che stava offrendo l’amministrazione comunale di Latina, in quanto parrebbe lasciar intendere qualcosa che è più legato all’esercizio del potere e alla tutela di interessi specifici che alla buona politica.
È evidente che nel clima politico decritto, già caratterizzato da una elevata precarietà, la richiesta (a dire il vero ambigua) di “non appaltare a Fazzone” ha determinato una accelerazione della crisi e la caduta di Zaccheo, la cui amministrazione era comunque a rischio indipendentemente dal filmato di Striscia.
Va rimarcato infine che la stessa sentenza del Tribunale di Roma che ha accerto la falsità del sottotitolo, ha anche chiarito che “Non può ritenersi raggiunta la prova circa il rapporto causale tra le dimissioni di 22 consiglieri comunali e la messa in onda del sottotitolo: Non ti dimenticare delle mie figlie”.
LO SCONCERTANTE E MISTERIOSO SILENZIO DI RENATA POLVERINI
Incredibilmente, nessuno si è mai interrogato, né all’epoca né ora, sullo sconcertante, se non addirittura misterioso, silenzio di Renata Polverini.
Visto, come ormai è stato accertato, che Vincenzo Zaccheo non aveva raccomandato le figlie perché Renata Polverini non è intervenuta immediatamente per smentire la falsità di Striscia?
Il comportamento di quest’ultima è stato a dir poco riprovevole.
Di fronte all’accanimento mediatico suscitato dalla vicenda, perché non ha detto la verità e si è cucita la bocca?
Magari poteva anche non ricordarsi esattamente quello che era successo durante la notte dei festeggiamenti per la vittoria elettorale, ma non è questo il punto. Se Vincenzo Zaccheo le aveva chiesto una raccomandazione per le figlie lei non poteva non saperlo, per cui aveva il dovere, prima di tutto sul piano umano e poi su quello politico, di intervenire.
Così facendo il clamore mediatico sarebbe cessato subito.
Il silenzio di Renata Polverini comporta però che ci si debba porre delle domande riguardanti anche il comportamento dell’allora Sindaco.
Perché Vincenzo Zaccheo ha avuto un atteggiamento così remissivo rispetto al silenzio di Renata Polverini?
Perché non le ha pubblicamente chiesto di ristabilire la verità dei fatti?
Perché ha accettato il suo silenzio, quando sarebbe bastata una parola di Renata Polverini per far cessare la gogna mediatica?
Perché ha evitato qualsiasi critica nei confronti del suo comportamento?
In sostanza, se da una parte si può dire che è stata stabilita dal Tribunale di Roma la verità dei fatti, dall’altra rimane un forte alone di mistero sullo sconcertante silenzio di Renata Polverini e sul relativo atteggiamento remissivo di Vincenzo Zaccheo.
UN PESSIMO SINDACO
La gravissima ingiustizia subita da Vincenzo Zaccheo non può trasformarlo dal pessimo sindaco che è stato in un sindaco da rimpiangere, come alcune persone a lui vicine stanno tentando di fare.
È per tale ragione che vanno ricordati alcuni esempi della sua pessima amministrazione.
LA COSIDDETTA “METROPOLITANA LEGGERA”
Indipendentemente dagli esiti penali della vicenda (l’udienza preliminare si terrà a maggio), rappresenta il più grande bluff politico – amministrativo nella storia della nostra città e, probabilmente, conserverà tale connotazione per sempre, in quanto la follia economica e finanziaria perpetrata difficilmente potrà mai essere superata.
Come in tutti i grandi bluff vi è una devastante miscellanea di situazioni farsesche, di dichiarazioni bugiarde, di comportamenti (politici e amministrativi) vergognosi, il tutto condito da rilevanti potenziali danni per l’amministrazione comunale: a) due finte inaugurazioni; b) piano economico finanziario con dati inventati; c) convenzione trentennale a vantaggio del privato e a discapito dell’amministrazione comunale; d) causa civile proposta contro il Comune di Latina dalla società Metrolatina (parte privata nel progetto di finanza) per più di trenta milioni di euro.
L’ALTRO PROJECT FINANCING: QUELLO SUL CIMITERO
A Zaccheo e alla sua amministrazione non è bastato lo sciagurato project financing relativo alla metro.
Hanno dato il loro peggio anche per quello riguardante il cimitero, molto sbilanciato verso gli interessi della parte privata, che ha prodotto, oltre al solito contenzioso milionario, la cosiddetta tassa sul morto e gli avvisi sulle tombe di minaccia di rimozione della salma da destinare a fossa comune, come evidenziato nell’articolo pubblicato il 26/9/2019 dal titolo “Cimitero di Latina: ricordati che prima devi pagare!”
L’ACQUISTO DI UN IMMOBILE FATISCENTE PER EURO 3.030.000
Zaccheo si è cimentato in varie operazioni immobiliari discutibili, di cui si è dato conto nell’inchiesta di Latina Tu: “Latina all’asta” (prima parte pubblicata il 10/10/2018 – seconda parte pubblicata il 3/11/2018” – terza parte pubblicata l’8/11/2011).
Sicuramente quella che ha suscitato maggior scalpore risale al 2003, quando il Comune di latina, partecipando ad un’asta rocambolesca e sconcertante, ha acquistato per l’iperbolica cifra di € 3.030.000 dal fallimento ICOS un immobile fatiscente (trattasi del rudere ben visibile dalla Pontina, che si trova vicino alla fascia urbanizzata dei cosiddetti “Palazzoni”).
Secondo il protocollo d’intesa siglato, il Provveditorato delle Opere Pubbliche avrebbe dovuto ristrutturare l’edificio affinché fosse adibito a Caserma della Guardia di Finanza.
Sappiamo tutti come è andata a finire: la Guardia di Finanza sta sempre al Palazzo M e l’immobile acquistato dal Comune di Latina, già fatiscente all’epoca, versa da anni nel totale degrado e ormai appare come un vero e proprio rudere (del valore – sic! – di € 3.030.000).
IL DISASTRO URBANISTICO
Vincenzo Zaccheo è anche responsabile dello spacchettamento urbanistico della città che tra i vari danni ha comportato anche la creazione di volumetrie superiori a quelle consentite, in quanto le trenta varianti al piano regolatore generale risalgono al dicembre 2006.
LE VERITÀ NASCOSTE
Nonostante i fatti dimostrino inequivocabilmente che l’amministrazione Zaccheo sia stata pessima, c’è qualcuno, come si è già detto, che sta tentando di operare una sorta di beatificazione dell’ex-Sindaco.
Tale circostanza ci impone di ricordare anche l’inquietante comportamento di Vincenzo Zaccheo in merito alla nota vicenda del suo vicesindaco Maurizio Galardo, intercettato mentre chiedeva una mazzetta ad un imprenditore per dei lavori da fare per conto del Comune.
L’episodio è stato raccontato in modo dettagliato nell’articolo “Le verità nascoste” pubblicato il 22/9/2018, in cui si è documentato come Vincenzo Zaccheo, una volta venuto a sapere (non si sa come) dell’indagine per concussione nei confronti del suo vicesindaco e delle intercettazioni in corso, si premurò di avvertirlo e di rassicurarlo circa un suo personale interessamento per aiutarlo.