HOTEL GROTTA DI TIBERIO, IL CONSIGLIO DI STATO SMENTISCE SE STESSO E BLOCCA LA DEMOLIZIONE

Hotel Grotta di Tiberio lungo la Flacca a Sperlonga

Hotel Grotta di Tiberio: la demolizione dell’albergo bloccata dal Consiglio di Stato. L’ordinanza inaspettata

Alle umane latitudini la decisione del Consiglio di Stato ha dell’incredibile. Inspiegabile agli occhi della logica del cittadino che guarda alla giustizia in maniera sempre più disillusa da anni. Succede a Sperlonga, anzi, a Roma, a Palazzo Spada, dove una ordinanza del Consiglio di Stato ha accolto l’ennesimo ricorso sull’hotel abusivo “Grotta di Tiberio” presentato dalla proprietaria della struttura, Chinappi Aldo Erasmo & C. Società in Accomandita Semplice, assistita dagli avvocati Alfredo Zaza D’Aulisio e Alfonso Celotto.

Il ricorso è stato presentato contro il Comune di Sperlonga, difeso dall’avvocato Salvatore Canciello, e i confinanti dell’albergo – i privati cittadini Carmine Tursi e Anna Miele -, da anni in battaglia contro l’hotel abusivo, assistititi dall’avvocato Francesco Di Ciollo.

L’ordinanza disposta lo scorso 25 maggio dal Presidente della seconda sezione del Consiglio di Stato, Giulio Castriota Scandeberg, nonché segretario generale della Giustizia amministrativa, accoglie l’istanza della Chinappi per sospendere la sentenza con cui il medesimo Consiglio di Stato, lo scorso 5 febbraio (sebbene la sentenza fosse dello scorso 28 novembre), ha dichiarato abusiva la struttura e disposto la demolizione oppure l’acquisizione al patrimonio del Comune. Una sentenza emessa sempre dalla seconda sezione del Consiglio di Stato – Presidente Carlo Saltelli, estensore Cecilia Altavista -, la quale, ora, viene bloccata. Sembra uno scherzo, ma non lo è.

Una ordinanza che accoglie e sospende l’esecutività della sentenza e di tutti gli atti adottati nel frattempo dall’amministrazione comunale per far sì che fosse eseguita. La discussione nel merito del nuovo ricorso presentato dalla Chinappi è stato fissato il prossimo 18 giugno.

Secondo l’ordinanza di Castriota Scanderberg, “appaiono sussistere le condizioni di estrema gravità ed urgenza per accordare la chiesta misura cautelare monocratica sospensiva, avuto riguardo agli effetti interruttivi della caducazione dei titoli (a distanza di moltissimi anni dalla loro formazione) sull’esercizio delle attività economiche negli immobili in titolarità della società ricorrente e della conseguente sopravvenuta insostenibilità degli oneri finanziari, con pressoché irreversibile incisione sull’equilibrio economico-finanziario della stessa società, nonché sugli asset occupazionali e tenuto conto altresì dei prospettati danni derivanti dalla irreversibile interversione dell’assetto dominicale connesso ai provvedimenti di acquisizione gratuita dei cespiti al patrimonio comunale; considerato che, stante la complessità delle questioni implicate, può essere autorizzato il superamento dei limiti dimensionali del ricorso, per come richiesto nella istanza di misure cautelari”.

A voler sintetizzare, l’attività alberghiera avrebbe delle conseguenze economiche e quindi, in ragione della complessità delle questioni interessate, meglio sospendere la sentenza che certifica l’abuso edilizio. Un cane che si morde la corda e una pronuncia che appare un gioco di specchi, come se quell’albergo pur essendo abusivo, e consapevole di esserlo, non può essere demolito o acquisito al patrimonio dell’ente.

L’ennesima pagina di una saga politica, penale e amministrativa. Ad ogni modo, l’albergo della Chinappi Aldo Erasmo & C è ancora lì, con la bella stagione alle porte e le prenotazioni partite ormai da mesi, in barba alla sentenza del Consiglio di Stato, smentita dallo stesso organo di giustizia amministrativa, che ha stabilito di come la struttura del suocero del sindaco di Sperlonga, e un tempo di proprietà dello stesso Armando Cusani, è abusiva.

È del 15 aprile scorso, una nuova ordinanza del Comune di Sperlonga, firmata dal Capo Area “Territorio e Ambiente”, Vittoria Maggiarra, con cui l’ente irroga una multa da 20mila euro alla proprietà dell’hotel, in ragione della mancata ottemperanza all’ordine di demolizione impartito addirittura due anni fa. Provvedimento che anch’esso è stato bloccato dall’ordinanza del Presidente Castriota Scanderberg.

Come noto, a maggio 2022, il Comune di Sperlonga aveva ordinato la demolizione dell’hotel del suocero del Sindaco di Sperlonga, Armando Cusani. Il complesso, come detto, è appartenuto per un periodo di tempo anche all’attuale primo cittadino, che è stato anche processato, ottenendo una prescrizione, per il reato di lottizzazione abusiva contestata a lui e al suocero. La commissione istruttoria, nominata il 30 marzo 2022 dal Comune di Sperlonga, per via di una determina dell’ormai ex Responsabile dell’Ufficio Urbanistica e Demanio del Comune di Sperlonga, l’ingegner Pietro D’Orazio, aveva avuto il compito di valutare i due permessi a costruire, di cui il secondo in variante, risalenti al 2004 e al 2005, e la concessione edilizia del 1992.

Successivamente, il 17 maggio 2022, il Comune aveva notificato un provvedimento che annullava concessione edilizia e i due permessi a costruire, fissando in 90 giorni di tempo la demolizione dell’intero corpo fabbrica dell’albergo.

Da qui è iniziato il girone delle carte bollate che ha visto il Consiglio di Stato respingere il ricorso della Chinappi Aldo Erasmo & C s.a.s. Ricorso infondato, questo è stato il responso. Un budello di ricorsi e contro ricorsi che, dunque, avrebbe decretato la fine dell’hotel: una struttura da abbattere perché abusiva, come sempre sostenuto dai privati confinanti Carmine Tursi e Anna Miele, difesi dall’avvocato Francesco Di Ciollo.

“Le censure proposte avverso l’ordine di demolizione, in quanto non avrebbe individuato la parte da demolire, rispetto alle opere legittimamente realizzate nel 1963 e, quindi, prima del 1967, – riportava la nuova ordinanza del Comune, riprendendo fedelmente un passaggio della sentenza del Consiglio di Stato – sono infondate, in relazione alla natura abusiva dell’intera opera realizzata, non essendo mai stato validamente ed efficacemente rilasciata la sanatoria (per la mancata esecuzione della condizione apposta al condono) e comunque per la illegittimità della stessa, avendo inoltre subito l’immobile interventi fino al 1980, che lo hanno radicalmente trasformato (con aumento di cubatura di almeno 864,60 metri cubi e di superficie di 247,86 metri quadri dichiarati nella seconda domanda di condono come ultimati nel 1980), così che nessuna delle parti originariamente realizzate aveva mantenuto già nel 1980 una effettiva distinzione, essendo stata inglobata in un organismo edilizio radicalmente diverso”.

Considerato che nulla si muoveva, il capo Area 3 ha investito la Polizia Locale di Sperlonga del compito di effettuare un sopralluogo. Una nota indirizzata per conoscenza al Prefetto di Latina, Maurizio Falco. E lo scorso 5 aprile, la Polizia Locale ha accertato ciò che è sotto gli occhi di tutti: l’inottemperanza all’ordine di demolizione del 9 maggio 2022, evidenziando che la società del suocero del Sindaco “non ha ottemperato all’ordine di demolizione dell’intero corpo di fabbrica, non provvedendo alla rimozione delle opere abusivamente realizzate ed al ripristino dello stato dei luoghi”.

Un’inottemperanza che sarebbe costata 20mila euro di sanzione alla Chinappi Aldo Erasmo & C la quale, però, non si è persa d’animo e, nel frattempo, ha presentato, nonostante gli accertamenti del Nipaaf inviati dalla Procura di Latina, anche un ricorso in Cassazione per violazione di giurisdizione interna che avrebbe commesso il Consiglio di Stato. L’ennesimo ricorso da “cacadubbi” che, a meno di clamorosi colpi di scena verrà respinto, ma che, intanto, blocca sia demolizione che sanzione. Adesso anche una ordinanza del Consiglio di Stato blocca tutto, senza contare i nuovi conflitti d’interessi nei rapporti tra Sindaco e società dell’hotel, così come messo in luce dal Partito Democratico locale.

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HOTEL GROTTA DI TIBERIO ABUSIVO: “NUOVI RAPPORTI TRA SINDACO E PROPRIETÀ, GIGANTESCO CONFLITTO DI INTERESSI”

Eppure a ben vedere, neanche una sentenza definitiva, in Italia, è definitiva. E, forse, non lo sarà mai.

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