DIRTY GLASS, SOLLEVATA QUESTIONE DI COMPETENZA TERRITORIALE. ASS. CAPONNETO UNICA PARTE CIVILE

Luciano Iannotta
Luciano Iannotta

Dirty Glass: si è tenuto oggi davanti al Collegio della I Sezione Penale del Tribunale di Roma la prima udienza del processo che vede sul banco degli imputati l’imprenditore di Sonnino Luciano Iannota e i suoi sodali

Slittata a causa di un difetto di notifiche la prima udienza del 9 febbraio, è iniziato oggi il processo che scaturisce dall’importante inchiesta denominata Dirty Glass condotta da Direzione Distrettuale Antimafia di Roma – pm Barbara Zuin, Luigia Spinelli e Claudio De Lazzaro – e Squadra Mobile di Latina.

A firmare l’ordinanza che il 16 settembre fece scattare gli arresti per Luciano Iannotta, Luigi De Gregoris, Natan Altomare, Pasquale Pirolo, più i domiciliari per i carabinieri Alessandro Sessa, Michele Carfora Lettieri, i fratelli Antonio e Gennaro Festa e Thomas Iannotta (il figlio di Luciano), Franco Cifra e Pio Taiani, fu il giudice per le indagini preliminari di Roma Antonella Minunni.

I reati contestati sono in materia fiscale e tributaria, violazioni della legge fallimentare, estorsione aggravata dal metodo mafioso, intestazione fittizia di beni, falso, corruzione, riciclaggio, accesso abusivo a sistema informatico, rivelazioni di segreto d’ufficio, favoreggiamento reale, turbativa d’asta, sequestro di persona e detenzione e porto d’armi da fuoco

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27 gli indagati dall’Antimafia (compresa la società Italy Glass Spa), a cui poi se ne sono aggiunti altri dal momento che l’inchiesta si è allargata fino ad arrivare a un secondo avviso di conclusioni indagine per alcuni degli imputati odierni più altri soggetti.

Alcuni degli undici imputati, raggiunti dalla custodia cautelare il 16 settembre scorso, hanno ottenuto nel corso dei mesi una misura più lieve (chi dal carcere ai domiciliari, chi dai domiciliari alla libertà o a misure più tenui), anche se il castello accusatorio è rimasto intonso. Un ultimo ricorso, presentato dai fratelli Festa accusati di riciclaggio insieme a Iannotta, è stato accolto dalla Cassazione: per loro la Corte Suprema ha stabilito che il Riesame che ha confermato i domiciliari dovrà essere di nuovo celebrato.

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Infine, pochi giorni fa, l’uomo al centro dell’indagine, su cui ruotava tutto il “sistema”, Luciano Iannotta, è stato scarcerato e si trova ai domiciliari a Roma.

Tanti gli episodi contestati dagli inquirenti a carico di quello che è stato un immenso mondo di illegalità connotato da un groviglio di società, riciclaggio di soldi, rapporti con clan malavitosi (dalla camorra alla ‘ndrangheta fino ai sodalizi di derivazione rom) e legami eccellenti e indicibili con infedeli di Stato (carabinieri, un poliziotto, finanzieri) e servizi segreti.

Èd è proprio la molteplicità degli episodi e dei contesti in cui si sarebbero consumati i reati contestati dalla magistratura che hanno fatto sì che, oggi, in udienza, tutti gli avvocati del collegio difensivo degli imputati hanno sollevato l’eccezione dell’incompetenza del territorio del Tribunale di Roma. Un’eccezione lungamente discussa tanto è che il Tribunale si è ritirato per esaminare tutta una serie di questioni e scioglierà la riserva a breve: il 9 aprile (l’udienza è fissata alle ore 13) si saprà cosa avranno deciso i giudici romani Giuseppe Mezzofiore, Marina Sarchiola e Paolo Emilio De Simone.

Stabilire il giudice competente per legge non sarà facile anche se i tempi in cui sarà fugato il dubbio saranno molto celeri. Non c’è ad ogni modo accordo su dove dovrebbe essere celebrato il processo: ciascun difensore di parte ha individuato la sede di competenza tra Latina, Benevento, Civitavecchia, Roma perché tante sono le ipotesi di reato contestate e alcune di esse sono avvenute in un luoghi diversi: nella Capitale, a Latina e provincia, e nella provincia romana. I pm dell’Antimafia, invece, hanno chiesto che il processo si celebri presso il Foro di Latina.

L’altra notizia rilevante del giorno è che si è costituita una parte civile: l’Associazione antimafia Caponnetto che è stata l’unica a presentarsi e ad essere ammessa pacificamente dal Tribunale.

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