CRAZY CARS: SOLDI, AUTO, FERRI E MINACCE. QUANDO CIARELLI E DE ROSA “ABBASSAVANO LE RECCHIE”

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Operazione Crazy Cars: macchine ricettate con telai ribattuti alla bell’e meglio. Il flusso dell’illecito fermato da un uomo di origine rumena che denuncia, pur essendo “aiutato” da due esponenti dei Clan Ciarelli e De Rosa

Di Agresti, il principale indagato dell’operazione Crazy Cars, si è detto: un giovane rampante che tra rivendite d’auto e frequentazioni criminali era riuscito in una decina di anni a fare il salto qualità con tanto di villa e milioni di euro a disposizione.

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Ma non è tutto, perché è lo stesso Gip Cario che firma l’ordinanza a sintetizzare le dinamiche che ci sono dietro alla scalata al lusso riuscita da Agresti e a quelli che gravitano intorno alle sue rivendite d’auto: “condotte reiterate di procacciamento di veicoli di provenienza furtiva ricevuti ed immessi sul mercato in modo sistematico, per come documentato in diretta dagli ascolti autorizzati (ndr: le intercettazioni eseguite dagli uomini della Squadra Mobile di Latina e dalla Polizia di Cisterna) che documentano le trasferte per il procacciamento dei veicoli e le trattative con gli acquirenti . Non mancano modalità di acquisizione di profitto in modo estorsivo al fine di silenziare un rivenditore di vettura che pretenda il pagamento di quanto dovuto. Allarmante il ripetuto investimento dei proventi dell’attività illecita nella intestazione di una pluralità di immobili, conti correnti ed attività formalmente di fittizi intestatari mero schermo del vero titolare che in tal modo si mette al riparo da possibili misure di prevenzione che lo possano attingere“.

A procacciare i veicoli, così come riportano inquirenti e investigatori, ci pensano altri due degli arrestati odierni, Michele Vitale (59 anni) e Francesco Anelli (40), irreperibile perché trasferitosi in Germania e in rapporti ancora da chiarire con alcuni ambienti di Sezze. È lui, infatti, secondo una fonte dei Carabinieri, ad essere il procacciatore di prostitute romene, anche minorenni, per “zio” Fausto Castaldi e il cimitero di Via Bassiano.

Francesco Anelli

Chiamato “Zio Miche’“, invece, è Vitale che, secondo gli investigatori, seguito a ruota da Anelli, organizza la tratta delle auto da Napoli a Latina, con l’ausilio di due indagati (per loro respinta la richiesta di arresti da parte della Procura di Latina) Ernesto Pio Gattor e Mario Emanuele Galante (cognato di Anelli): mezzi ricettati, ovviamente, come una Fiat 500 Cabrio o una Peugeot 3008 che i protagonisti di questa storia di truffe rifilano ad acquirenti ignari, i quali credono di comprare auto di lusso per la loro rivendita e invece si ritrovano con macchine che si inceppano, telai contraffatti tramite grezze abrasioni e, in particolare, due autosaloni al centro dei traffici illeciti. Si tratta di quello a Latina, nella disponibilità, con tanto di prestanome, di Alessandro Agresti, e di un altro, ubicato a Sezze Scalo, di proprietà di un altro degli arrestati odierni, Cristian Malandruccolo (36 anni).

Quando due denuncianti si accorgono che la Fiat 500 Abarth presenta un numero di telaio ribattuto, Anelli e Malandruccolo cercano di rifilare alle vittime del raggiro il famoso “Peugeottone” (la Peugeot 3008), anch’essa contraffatta con il numero di telaio abraso e “ripunzonato”.

Malandruccolo: Senza targa… sto senza targa
Anelli: Almeno domani, quello la sistema subito, ci appioppi la Peugeot intanto…poí st’Abarth la vendiamo
Malandruccolo: A qualcuno la diamo, o un po’ io o un po’ tu, vedemo un poi di girarla a qualcuno

La Peugeot risultava oggetto di furto denunciato ai Carabinieri di Acerra.

Malandruccolo: oh Franco
Anelli: oh Crì, se porti…se fa porta’ la Peugeot la’ a sistema’, domani appioppace la Peugeot
Malandruccolo: ah, il problema mo, la deve porta’….io non ci sto, sto a Roma alla Lamborghini
Anelli: porca puttana, non c’ è nessuno lì che la può…
Malandruccolo: ci sta Osso
Anelli: è ce l’ho detto
Malandruccolo: senza targa…sto senza targa
Anelli: almeno domani, quello la sistema subito, ci appioppi la Peugeot intanto… poi se Abarth la vendiamo
Malandruccolo: a qualcuno la diamo, o un po’ io o un po’ tu, vedemo un po’ di girarla a qualcuno
Anelli: e io ci stava un amico di Emanuele che la voleva
Malandruccolo: eh vabbè ma…ancora a me…lascia perde
Anelli: se metti caso che te da la TT e ti prende l’Abarth, Mattia? E fai da la differenza?
Malandruccolo: e ma quanto vole sta…Mattia?
Anelli: no, te la da, te la da
Malandruccolo: che ce faccio con la TT France
Anelli: la TT dici che non la vendi?! Beh se vende però eh… no?!
Malandruccolo: a chi la dai Francé ?!
Anelli: meglio l’Abarth dici èh?! cazzo ne so boh
Malandruccolo: è un po’ truccata l’Abarth, è bicolore eccetera
Anelli: bicolore, quella bisogna farla sfumà da un carrozziere
Malandruccolo: sì ma io l’ ho presa perché, per darla a quell’handicappato, io non ci voglio, capito ce la voglio far tenere io
Anelli: èh faccela tenere, fa di tutto, digli che il body computer lo sistemiamo, non è un problema, digli non rompere il cazzo, non rompere i coglioni, non rompe…va bene va ci vediamo domani mattina, vengo pure io Malandruccolo: èh, vieni…
Anelli: sì, sì gli dico che io ho chiamato quello la, ce dico che io l’ho chiamato, io l’ho chiamato m’ha detto sì Francé, è stato cambiato il body computer e centralina perché si era bruciata e l’abbiamo cambiata è stata rimodernizzata al modello nuovo così sicuramente però…ha detto qual è il problema scusa èh
Malandruccolo: la peugeot quanto ce l’avresti messa?
Anelli: a loro? e daccela a 18…20
Malandruccolo: gli hai detto che tu hai fretta, o no?!
Anelli: no, no, guarda o 18 o 20…tu dicci 20 e ti prendi tu l’ assegno, e vaffanculo, però bisogna sistemarla subito almeno se la prende se la porta e non rompe più i coglioni, capito
Malandruccolo: èh, si…la Pegiottona
Anelli: Pegiottona…quella è nuova quella macchina, quella era buona, se avevo i soldi io, me la tenevo io è nuova quella macchina, ancora ha il cellophane attaccato, è proprio nuova
Malandruccolo: la fai sistemà o no famme sapé
Anelli: è na cazzata, è la molletta la’ de…bisogna attaccarci bene il si…e basta, perché m’ha detto Francé non ho smontato niente là, capito
Malandruccolo: va bene mo vediamo un attimo
Anelli: a domani dai
Malandruccolo: oh, ma ci hai parlato con…
Anelli: sì, sì mo viene sta a venì…già ho le chiavi sta venendo qua Malandruccolo: che sta venendo a fare, a prendersi i soldi
Anelli: zitto va, mannaggia

Almeno altre due situazioni di auto rubate nella zona del napoletano e poi re-immesse nel mercato pontino vengono citate nell’ordinanza firmata dal Gip Cario.

Tuttavia, è l’episodio che coinvolge un cittadino rumeno che abita nella zona di Campo Boario a far cadere il castello messo in piedi da chi ricetta e chi rivende le auto.

Si tratta di un uomo che vende la sua Mercedes Gla all’autosalone di Agresti e viene pagato con quattro assegni da 5mila euro emessi dalla madre di Agresti (non indagata) e dal socio di quest’ultimo Giuseppe Cannizzaro (anche lui destinatario dell’ordinanza odierna, ma agli arresti domiciliari).

Accortosi che gli assegni erano scoperti, il rumeno contatta Agresti che lo rimanda a Malandruccolo a cui ha già venduto il Mercedes Gla. È qui che il rumeno subisce la prima minaccia. Dopo aver chiesto a Malandruccolo i soldi non ottenuti dal giro di Agresti, il setino gli risponde: “Adesso se non te ne vai, vado a casa, prendo la pistola e vi sparo“. Una frase che chiarisce il fatto che ci sono due gruppi distinti e due autosaloni: uno a Latina e l’altro a Sezze.

Alessandro-Agresti
Alessandro Agresti. Secondo Renato Pugliese, nei verbali resi alla DDA di Roma, Agresti nel 2015 avrebbe truffato, con la vendita di una Lamborghini non andata a buon fine, un uomo legato alla cosca di ‘ndrangheta trapiantata tra Anzio e Nettuno, Gallace. Pugliese all’epoca affiliato ai Travali, secondo il figlio di Cha Cha, dovette intervenire per riparare l’affronto. Pugliese parla di Agresti definendolo anche amico di Sergio Gangemi, l’uomo di Aprilia legato alla n’drangheta. Inoltre, sempre Agresti sarebbe a processo con lo stesso Pugliese e Francesco Viola per un assegno a vuoto, in riferimento a un’auto. Viola e Pugliese, spacciatisi come broker che comparavano auto, avrebbero pagato l’ignaro venditore con un assegno scoperto intestato a un prestanome di Agresti

Non è finita per il rumeno che, minacciato, denuncia tutto in Questura a Latina. Da qui inizia l’incubo: l’uomo riceve una seconda minaccia da un soggetto che si qualifica come ambasciatore di Malandruccolo e che gli intima di riconsegnare gli assegni e ritirare la denuncia prefigurandogli di morte. L’autore della minaccia è, secondo gli investigatori, il 28enne Mattia Italiani (arrestato anche lui nell’operazione Crazy Cars e a cui, proprio oggi, sono stati trovati anche 150 grammi d’erba), setino e in rapporti di frequentazione con Ermes Pellerani, uomo vicino al Clan Travali. Sarebbe stato presente anche lui all’incontro, organizzato all’ufficio cimiteriale dall’ex custode Fausto Castaldi, tra Pellerani e il Comandante dei Vigili Urbani Caldarozzi.

Non pago, Italiani avvicina il rumeno nei pressi della sua abitazione a Latina e gli dice: “Hai rotto il cazzo con quella macchina“. Secondo lo stesso rumeno, sarebbe lì che il 28enne setino gli mostrerebbe una pistola per intimidirlo.

Dopo le minacce e le intimidazioni, il rumeno viene avvicinato da un’altra persona, anche lui arrestato nell’operazione Crazy Cars. Si tratta di Salvatore Lupoli, 41enne latinense ma residente ad Aprilia, che costringe l’uomo di nazionalità rumena a firmare una falsa dichiarazione in cui sostiene di essere stato pagato per la Mercedes Gla in modo che non accampi più pretese per quanto gli è stato sottratto (20mila euro). In sostanza Malandruccolo, per sbarazzarsi del rumeno che chiedeva il denaro, si serve di Italiani e Lupoli.

Un’estorsione seguita da una denuncia che allarma Agresti, il quale chiama Anelli, che fa da contatto tra il gruppo di Latina (Agresti e Cannizzaro) e il gruppo di Sezze/Latina (Malandruccolo, Italiani e Lupoli).

Salvatore Lupoli

Agresti: Crístian mi ha messo in mezzo ad un casino, si appena uscito dalla Polizia è!
Anelli: vedi… he ti avevo detto io vedi…meno male Alessà che io me ne so andato, che cazzo…che ha fatto mo questo?
Agresti: ti ricordi quando ha inculato la macchina a quel rumeno che gli ho fatto conoscere io?
Anelli: embè, sì!
Agresti: quello ha fatto la denuncia per estorsione io so pregiudicato, c’ho precedenti per ste cose e me la hanno accollata a me
Anelli: a te te l’hanno accollato? e che c’entri tu?
Agresti: a me a lui ed a….Mattia, che mi serve pure il numero ed il cognome porco D…!!
Anelli: e chi è quello questo qua aspetta
Agresti: oh quella GLA che vi ho dato a voi, che vi ho venduto
Anelli: sì, sì, sì
Agresti: che vi ho detto pagate direttamente a lui…
Anelli: è…bravo, bravo…
Agresti: questo ha fatto la denuncia per estorsione, perché oltre che non gli avete dato i soldi non lo avete manco pagato!!
Anelli: mamma mia!
Agresti: mo voglio chiamà pure sto Mattia e dirgli chiama questo chiedigli scusa, gli diamo i soldi e famo ritirà sta denuncia oggi sennò è un disastro! mi dai un attimo il numero di questo?
Anelli: e come si chiama?
Agresti: Mattia
Anelli: ma chi…Mattia Italiani, Mattia l’amico mio ! ma perché pure a lui hanno denunciato?
Agresti: eh a lui proprio!
Anelli
: e che c’entra quello là porca puttana?
Agresti: è lui che ha minacciato, per questo lo voglio chiama’, gli dico vieni un attimo qua in Questura…vieni a dire qualche cazzo…tu non hai fatto un cazzo…né io né te…
Anelli: e quello non c’entra manco un cazzo quel poveraccio là
Agresti: ridiamo i soldi a sto infame
Anelli: porco…Mattia non c’entra proprio niente, quello non sa manco come è fatta quella macchina
Agresti: era quello degli assegni ve?
Anelli: sì, bravo, quello non sapeva niente, quello gli ha dato il blocchetto degli assegni in mano, non c’entra proprio…quello non sa manco di che colore è
Agresti: me lo fai telefona’ un attimo a sto scemo
Anelli: sì sì, ti mando subito il numero
Agresti: mandalo un attimo, sto in Questura. Gli dici Mattia guarda che qua sta a scoppia’ la merda, convinci Cristian a portare i soldi al rumeno perché qua se annamo a fa la galera tutti è, questa è estorsione 6/12 anni è…io già li ho fatti quattro anni è raga’…e non c’entravo un cazzo

Mattia Italiani

Ma la situazione precipita perché, nel frattempo, è intervenuto anche Lupoli che ha fatto firmare il foglio con cui il rumeno dichiara falsamente di aver ricevuto il pagamento.

Agresti: eh lo hanno minacciato per fargli firma sto foglio France’
Anelli: che ti dico…peggio ancora
Agresti: peggio…digli che se lo ficca in culo il foglio
Anelli: ah mamma mia, guarda che guaio…
Agresti: con chi è andato Cristían a fare casino là? non lo sai?
Anelli: è, bravo…con chi è andato la a fa casino
Agresti: perché questo per essersi spaventato compà, qualcuno è andato
Anelli: e sì…no…non sono andati così…quelli…cosa…Mimmo questi
Agresti: ae…ciao…auguri compà…auguri!! con Lupoli!
Anelli: mamma mia zitto va!
Agresti: con Lupoli!! ciao
Anelli: che guaio

Agresti e Anelli capiscono che per i due gruppi e i due autosaloni potrebbe essere l’inizio della fine. E non hanno torto perché da qui iniziano le indagini che porteranno la Squadra Mobile e gli Agenti del Commissariato di Cisterna a ricostruire i traffici di auto rubate e i proventi illeciti guadagnati fino al sequestro preventivo del patrimonio societario e di immobili in capo ad Agresti stesso.

Crazy Cars
La villa di Agresti

Ma c’è un particolare ben evidenziato da inquirenti e investigatori sempre per quanto riguarda l’estorsione da cui inizia a cadere tutto il castello.
Il rumeno, che abita a Campo Boario, vede l’intervento in suo favore (ma potrebbe anche trattarsi di un recupero credito, il condizionale è d’obbligo) di due soggetti esponenti di due sodalizi di origine nomadi: si tratta di Marco Ciarelli, figlio di Luigi Ciarelli, condannato per il carico di cocaina arrivato dal Sudamerica a Livorno e arrestato recentemente nell’operazione Reset, e Alessandro De Rosa. I due intervengono, persino alla presenza di “un ragazzino col ferro” (ndr: con la pistola), presso l’autosalone di Agresti per riscuotere il debito del rumeno minacciando il “patatrac”.

A quel punto, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, intervengono Michele Vitale e Lupoli che fanno in modo che Ciarelli e De Rosa “abbassavano le recchie”. A testimonianza che tra ricettatori d’auto e accumulatori di società intestati a terzi, in questo spaccato di truffe e autosaloni, ci sono soggetti che non si fermano né di fronte a un “ferro” né al cospetto di due appartenenti ad altrettanti clan molto temuti a Latina.


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