COVID, IL PARADOSSO DEL FARMACO “SALVA VITA” PRODOTTO A LATINA E NON USATO IN ITALIA

Aldo Braca, ad di Bsp a Latina
Aldo Braca, ad di Bsp a Latina (foto da www.platinum-online.com)

Finisce su un giornale nazionale, Il Fatto Quotidiano, la storia della Bsp Pharmaceutical di Latina che sta producendo i famosi anticorpi monoclonali utilizzati anche per curare l’attuale Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump

Lo aveva detto ad aprile scorso, in pieno lockdown, Aldo Braca, il patron della Bsp Pharmaceutical di Latina Scalo, la nota azienda farmaceutica il cui stabilimento è ubicato sull’Appia. “Siamo partner di una biotech californiana che sta avviando la sperimentazione – dichiarò l’ad di Bsp a Il Messaggero, in un’intervista realizzata dal giornalista Vittorio Buongiorno – Se andrà come speriamo, quando saranno pronti noi faremo la produzione. Ho promesso che in 60 giorni avremo la capacità per fornire gli Stati Uniti e spero anche l’Italia“. E su quella speranza siamo ancora fermi.

A distanza di otto mesi, nell’edizione odierna de il Fatto viene rilanciata l’avvenuta evenienza di uno stabilimento di Latina, per l’appunto la Bsp di Braca, da cui “escono furgoni carichi di questi farmaci, destinati però a salvare pazienti americani, non gli italiani“. Un paradosso se si pensa a quanto sia grave la seconda ondata del lockdown con ospedali in crisi, la sanità di prossimità come un miraggio neanche mai intravisto e persino, almeno per quanto riguarda Latina, il caos delle ambulanze del 118 che, nel mezzo della pandemia, passano di mano il servizio dalla Croce Bianca alla Heart Life Croce Amica (e San Paolo della Croce). Con tutto il carico degli oltre cento dipendenti della Croce Bianca finiti destabilizzati.

Ad ogni modo, secondo il quotidiano diretto da Marco Travaglio – l’articolo è a firma di Thomas Mackinson -, “diecimila italiani potevano guarire subito, come tanti Donald Trump“. Si tratta, infatti, della cura che ha salvato la vita a Donald Trump in pochi giorni, nonostante età e forma fisica non proprio da ginnasta. “Dopo 2-3 giorni guariscono senza effetti collaterali apparenti”, scrive Il Fatto, con una spesa di 1.000 euro circa per un trattamento completo a fronte degli 850 euro di un ricovero giornaliero.

Pare la stessa storia di tanti ambiti dell’economia italiana. Abbiamo esperienza, talento e tecnica ma la mettiamo al servizio degli altri lasciando il Paese ammalorato e al sacrificio di quelli che retoricamente definiamo eroi un tanto al chilo. Gli Usa hanno acquistato 950mila dosi del farmaco monoclonale, così come Canada e Germania. L’Italia, che per fare fede alla sua tradizione di aver spesso ignorato Latina e la provincia pontina, sta a guardare. Anzi. Il Paese ha investito su un monoclonale made in Italy promettente, ma disponibile solo fra 4-6 mesi: si calcola a primavera 2021 con un investimento di 380 milioni. Tanto tempo, troppo.

Eppure, fin da ottobre, scrive Il Fatto, “era stata data all’Italia la possibilità di usare questi anticorpi attraverso un cosiddetto “trial clinico”, nel quale 10 mila dosi del farmaco sarebbero state proposte a titolo gratuito“.

Il farmaco si chiama Bamlanivimab o Cov555 ed è stato sviluppato dalla multinazionale americana Eli Lilly (la base principale in Italia si trova a Sesto Fiorentino). Secondo il New England Journal of Medicine (rivista scientifica di altissimo profilo), il farmaco è molto efficace per ridurre la carica virale, i sintomi e il rischio di ricovero. Ossia le tre conseguenze più temute da chiunque risulti infettato dal Covid, se si considera che il farmaco negli Usa avrebbe ridotto i rischi di ospedalizzazione dal 72% al 90%.

Ma non è responsabilità del tutto italiana. In Europa, a differenza che in America dove l’Fda ha dato l’ok, si aspetta il via libera dell’Ema (l’Agenzia europea) che però, per policy, non autorizza medicinali in fase di sviluppo. Solo che una direttiva europea del 2001 consente ai singoli Paesi Ue di procedere all’acquisto e, infatti, come detto, ieri (16 dicembre) la Germania ne ha concluso la procedura per autorizzarlo.

Ad oggi, pare che il negoziato per acquisire il monoclonale prodotto dallo stabilimento di Latina sia fermo a una riunione del 16 novembre tra il Commissario Arcuri, il Direttore generale dell’Aifa Magrini e il ministro della Salute Speranza. E intanto, nel Paese, si è costretti a parlare di rimpasto di Governo e zone rosse a Natale.

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