CLAN TRAVALI: LE VITTIME CONFERMANO ESTORSIONI E PAURA DI DENUNCIARE. E UNA DI LORO RINGRAZIA RICCARDO

Una delle perquisizione della Polizia di Stato durante l'operazione Reset
Una delle perquisizioni della Polizia di Stato durante l'operazione Reset

Processo “Reset”: si è aperta l’istruttoria del processo che vede alla sbarra 30 imputati, la maggior parte dei quali accusati di associazione mafiosa

È iniziato il dibattimento del processo che vede imputati i componenti del clan Travali, oltreché a diversi personaggi della malavita organizzata pontina. Un processo che quest’oggi, 13 gennaio, per via di ragioni sanitarie, ha escluso dall’aula di tribunale – come da decisione assunta dalla Presidente del Collegio dei giudici, Laura Morselli – tutti i presenti tranne le parti e gli avvocati.

Ad essere esaminati, interrogati dal Pubblico Ministero della Procura/DDA di Roma, Luigia Spinelli, i testimoni dell’accusa tra cui il giovane che fu estorto per aver “osato” chiedere un autografo sulla maglietta a diversi calciatori del Latina Calcio, all’epoca della Presidenza Maietta/Cavicchi, quando il clan la faceva da padrone in curva. Accusati di questo capo d’imputazione Angelo Travali, Francesco Viola e l’allora affiliato, oggi collaboratore di giustizia, Agostino Riccardo.

Il giovane ha confermato in pieno le accuse a carico di Viola e Riccardo (processato separatamente) ma ha escluso che Angelo e Salvatore Travali fossero presenti durante i fatti estorsivi; ha, invece, spiegato che in un frangente si palesò col gruppo anche Renato Pugliese, ex sodale del clan e ad oggi collaboratore di giustizia. La vittima di estorsione ha raccontato un episodio esemplificativo di come gli affiliati del sodalizio gli dissero che “allo stadio comandiamo noi. Non puoi fare com ti pare. Noi abbiamo fatto una scelta di fare la vita da strada e sulla strada ‘ste cose si pagano”. Il giovane fu costretto a pagare la somma di 12mila euro, denaro che gli fu prestato da un amico, chiamato anche lui a testimoniare in aula e a confermare l’accaduto.

Particolarmente rilevante la testimonianza resa da un’altra delle vittime di estorsione con l’aggravante mafiosa del clan Travali. Si tratta dell’imprenditore titolare di un’azienda agricola e allevamento bestiame ubicata ad Aprilia. Secondo gli inquirenti, Angelo Travali, Francesco Viola e Agostino Riccardo appresero da Francesco Della Magna detto Ciccio, campano trapiantato a Terracina (lavora nel mondo dei buttafuori e della sicurezza privata), che l’imprenditore agricolo vantava un credito di 350mila euro nei confronti della società pontina Agripowerplus di Borgo Santa Maria (impianti di biogas).

Una occasione che fu ghiotta per il gruppo tanto da proporsi all’imprenditore come coloro che gli avrebbero recuperato il credito. Un classico nel mondo criminale. In realtà, l’imprenditore, secondo l’accusa, fu costretto a recarsi con i Travali, Riccardo e Viola presso la sede dell’Agripower e ad accettare la transazione di 250mila euro proposta dalla società. Da questa somma, i tre sodali pretesero 180mila euro minacciando l’imprenditore anche con l’uso di una pistola. Alla fine, ogni volta che Agripower liquidava all’imprenditore tranche del denaro da restituire, il sodalizio sfilava all’imprenditore il 75% di ogni versamento.

Una situazione da far tremare le vene ai polsi e confermata in aula dall’imprenditore che, peraltro, ha anche ringraziato Agostino Riccardo per aver fatto emergere l’episodio. Alla domanda sul perché non avesse denunciato lui l’estorsione, l’imprenditore ha spiegato di avere avuto paura del clan. L’imprenditore ha raccontato, inoltre, di essere stato costretto a rimanere seduto in una circostanza e ad accettare ciò che avevano stabilito Travali, Riccardo e Viola, di fatto trasformatisi in veri e propri mediatori criminali tra imprenditore stesso e azienda di Borgo Santa Maria. Non meno grave la posizione di Della Magna di cui l’imprenditore ha raccontato che, dopo avergli presentato i tre personaggi che si sarebbero rivelati aguzzini, sparì completamente dalla scena.

Per questo episodio, è accusato di riciclaggio un altro degli imputati, Denis Cristofoli, che avrebbe messo a disposizione un conto corrente di una società per farsi accreditare 12mila euro dall’imprenditore estorto con la giustificazione di una fattura.

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Un momento dell’operazione della Squadra Mobile di Latina che a febbraio 2021 portò all’esecuzione dell’ordinanza di arresti nei confronti del Clan Travali. Contestati ai Travali e ad altri ritenuti affiliati l’associazione mafiosa

Il processo, sicuramente uno dei più importanti che si stanno celebrando presso il Tribunale di Latina e dove è contestata l’associazione mafiosa al clan Travali, è stato aggiornato al prossimo 10 febbraio quando saranno ascoltati altri testimoni del Pubblico Ministero. Stabilita anche un’altra data d’udienza per il 10 febbraio.

Da ricordare che agli imputati sono contestati, a vario titolo, diversi reati: associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, numerose  estorsioni aggravate anch’esse dal metodo mafioso, oltreché a ipotesi di corruzione.

Sul banco degli imputati: Angelo Travali (in carcere), Salvatore Travali (in carcere), Angelo Morelli, Vera Travali, Alessandro Zof (in carcere), Ermes Pellerani (ai domiciliari), Davide Alicastro (ai domiciliari), Fabio Benedetti, Costantino “Cha Cha” Di Silvio (in carcere), Antonio Neroni, Antonio Giovannelli (ai domiciliari), Dario Gabrielli (in carcere per altra causa), Mirko Albertini, Silvio Mascetti (in carcere), Matteo Gervasi, Francesca De Santis, Antonio Peluso (in carcere), Manuel Ranieri (in carcere), Shara Travali, Valentina Travali (in carcere, recentemente destinataria di un altro provvedimento afferente all’inchiesta dei Carabinieri denominata “Status Quo”), Giorgia Cervoni, Riccardo Pasini, Luigi Ciarelli (in carcere), Corrado Giuliani, Franco “Ciccio” Della Magna, Denis Cristofori, Carlo Ninnolino, Valeriu Cornici (in carcere), Alessandro Anzovino (in carcere), Christian Battello (in carcere) e Tonino Bidone.

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