Certificato Pazzo: si è chiusa la prima tranche del processo che vedeva sul banco degli imputati coloro che avevano scelto il rito ordinario
Gli arresti nell’ambito di “Certificato pazzo” scattarono il 10 dicembre 2019 al termine di quasi un anno e mezzo di accertamenti eseguiti dal Nas dei Carabinieri con il coordinamento del Procuratore aggiunto Carlo Lasperanza e del sostituto procuratore Giuseppe Miliano.
Come noto, l’inchiesta prima e il processo poi ruotavano attorno all’enorme bacino di fruitori che facevano ricorso a una struttura illecita delle false certificazioni. Antonio Quadrino, il medico ritenuto falsificatore, dal suo ufficio del Centro Salute Mentale di Fondi, stilava certificazioni fasulle ma calzanti in cambio di una tariffa piuttosto modica rispetto a fenomeni corruttivi simili. Quadrino così ha creato un “mercato libero” di certificati mendaci che veniva animato, quasi alla luce del sole, da più portatori di interessi illeciti.
A febbraio 2021, quattro le condanne con il rito abbreviato e tre i patteggiamenti. Per Antonio Quadrino, rispetto agli otto anni richiesti dal Pm Giuseppe Miliano, sei anni di reclusione più l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Tre anni al fondano Massimiliano Del Vecchio di Fondi (personaggio della malavita, da poco coinvolto nell’operazione anti mafia “Scarface”), due anni e dieci mesi per l’avvocato di Terracina Stefania Di Biagio (di cui recentemente è stata revocata la sospensione dall’Ordine) e per il medico di Nettuno Antonio Di Fulvio.
Patteggiamenti per Tania Pannone titolare della ditta Consulting di Fondi, Bruno Lauretti responsabile della sezione di Terraciana dell’associazione Arci Caccia e Silvana Centra titolare della ditta Centro Servizi Frasso. Per tutti e tre la pena fu di due anni.
Nella giornata di ieri 27 ottobre, davanti al giudice del Tribunale di Latina Gianluca Soana, a latere Elena Nadile e Fabio Verlardi, erano giudicati i tre imputati che hanno scelto il rito ordinario: Mary Lombardozzi, responsabile del patronato ACAI di Itri, Fausta Mancini assicuratrice di Latina operante a Fondi e Aldo Filippi, all’epoca dei fatti Comandante della Polizia municipale di Monte San Biagio.
Per le due donne è scattata l’assoluzione mentre per Aldo Filippi la condanna è stata di 4 anni di reclusione per intermediazione nella corruzione. Il Pm Antonio Sgarrella aveva chiesto 5 anni.
L’indagine aveva focalizzato Filippi come uno degli interlocutori di Antonio Francesco Maria Quadrino, medico psichiatra del Centro Salute Mentale di Fondi e perno su cui ruotava tutto il “sistema” di false certificazioni”. Secondo l’accusa, Aldo Filippi, come accennato, all’epoca Comandante della Polizia Locale di Monte San Biagio, si configura come un sodale del medico del Csm: reiteratamente avrebbe convogliato le persone di sua conoscenza dal dottor Quadrino per riuscire ad ottenere pensioni di invalidità che non avrebbero dovuto essere concesse.
“Ci devi cambia’ la terapia ce la devi fa nu poco più pesante“, diceva così Filippi in uno dei passaggi dell’ordinanza firmata a dicembre dal Gip Cario.
“C’è già scritta una cosa che non è vera [sul falso certificato, ndr], che altro vuoi? Il paziente ha sviluppato un grave disturbo del ritmo…quello che dicevi tu…con importante chiusura sociale e relazionale, non vuoi vedere nessuno, non vuoi uscire, stai sempre sdraiato sul divano, questa qua è la depressione endogena, che tu non hai però io te l’ho messa, che altro vogliamo…” , parole del dottor Quadrino che avrebbe tenuto volentieri un profilo più basso se non fosse stato per l’intervento di Aldo Filippi che sollecitava una certificazione che aggravasse il quadro.
In questo caso specifico, Salvatore Pellegrino non aveva contante con sé per pagare Quadrino, somma che gli venne anticipata da Aldo Filippi stesso. Un particolare che lo stesso Filippi ha messo in evidenza nel corso del suo processo.
È molto probabile che Filippi ricorrerà in Appello. Intanto, sono attesi per Certificato pazzo i nuovi sviluppi in merito al secondo filone che ha visto indagate decine di persone.