CAPORALATO A SABAUDIA, 16 INDAGATI: LAVORATORI SFRUTTATI SENZA BAGNO, DOCCE E ALLOGGIATI IN STRUTTURE FATISCENTI

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Caporalato a Sabaudia: arrivano sedici avvisi di garanzia per imprenditori del luogo. L’indagine di Procura, Carabinieri e Ispettorato

Oggi, 7 agosto, i Carabinieri del Comando Provinciale di Latina hanno provveduto alla notifica degli avvisi di conclusione indagini preliminari emessi dalla Procura di Latina nei confronti di 16 persone.

Secondo l’accusa, le 16 persone sono ritenute in concorso responsabili del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro nonché inosservanza delle norme di sicurezza e inottemperanza agli obblighi di formazione e vigilanza.

L’attività di indagine, eseguita dai Carabinieri del Nucleo Investigativo, del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro e dall’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Latina, sotto la direzione della Procura pontina, si è svolta nell’ambito delle investigazioni successive ad un tentato incendio ai danni della sede dell’Ente Parco Nazionale del Circeo avvenuto nell’estate 2019, a cui gli odierni indagati sono estrarnei.

Come noto, Il 24 giugno 2019, fu scoperto il tentativo di intimidazione da parte di qualcuno che aveva posizionato tre taniche di gasolio davanti alla sede della direzione degli uffici dell’Ente, a Sabaudia. Inoltre fu rovesciato il combustibile (quasi centro litri di gasolio) facendolo penetrare all’interno dei locali e utilizzando anche della plastica, in modo da incendiare una vicina centrale termica. Un tentativo di esplosione andato, fortunatamente, a vuoto.

Tre mesi dopo, a settembre 2019, Giovanni Scavazza fu arrestato dai Carabinieri del Comando Provinciale di Latina dopo che l’uomo si era recato in Procura per confessare di essere l’autore materiale.  A giugno 2020, giudicato col rito abbreviato, il pm Andrea D’Angeli chiese 4 anni ma il giudice dell’udienza preliminare condannò Scavazza a tre anni. Al momento pende in Appello il ricorso dell’uomo.

Tornando ai 16 avvisi di garanzia odierni, dall’indagine sono emersi elementi per ritenere che le persone coinvolte, tra imprenditori agricoli ed operai, dall’anno 2019 sino ad almeno il dicembre 2020, in concorso tra loro, sottoponessero i lavoratori a condizioni di sfruttamento, approfittando del loro stato di bisogno, attraverso: la reiterata corresponsione di retribuzioni con importi inferiori a quelli previsti dai contratti collettivi nazionali. Nove le aziende agricole coinvolte: a Sabaudia, San Felice Circeo e Terracina.

Diverse le contestazioni degli inquirenti alle 16 persone, tra cui due intermediari originari del Bangladesh: reiterata violazione della normativa relativa al numero di ore di lavoro previsto, ai periodi di riposo, al riposo settimanale, la violazione delle norme in materia di sicurezza – non avendo il datore di lavoro ottemperato agli obblighi di formazione e vigilanza sanitaria prescritti dal D.Lgs. 81/2008 – e igiene nei luoghi di lavoro – l’accesso ispettivo in azienda ha accertato la mancata predisposizione di bagni destinati ai lavoratori, di luoghi per il cambio dei vestiti, di docce o rubinetti d’acqua e di luoghi idonei alla consumazione dei pasti.

Inoltre, tra le altre accuse, anche la sottoposizione dei lavoratori a condizioni di lavoro e a situazioni alloggiative degradanti: è emerso che i lavoratori (tutti stranieri) venivano di fatto costretti a lavorare anche sotto la pioggia, venivano trasportati in sovrannumero sul luogo di lavoro a mezzo di veicoli spesso soggetti a guasti che ne pregiudicavano anche la sicurezza ed alloggiati in strutture fatiscenti per cui gli immigrati pagavano anche oltre 100 euro al mese.

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