La causa? Il mancato dragaggio fa sì che le barche dei pescatori, i quali lavorano con il mare e hanno bisogno di quel porto e di quel mare, si arenino su un canale che già di per sé è progettato per accumulare sabbia in eccesso da distribuire sulle coste disastrate dall’erosione, più volte promessa da vari enti – Comune di Latina e Assessorato regionale di competenza in primis, con tanto di comunicati propagandistici bipartisan – e mai compiutamente realizzata sul litorale.
Oggi, come in altri giorni – ci dicono alcune testimonianze che abbiamo potuto ottenere – altre barche si sono arenate (come si vede dalle foto e dal video gentilmente concessoci da Vinicio Sperati). Pare, inoltre, che sono gli stessi pescatori che, alla bisogna, si armino di pazienza e liberino la loro barca affossata nelle secche.
È da tenere presente che, ad ora, le manovre di entrata e uscita nel e dal porto, le modalità di navigazione, i divieti eccetera sono garantiti da un’ordinanza della Capitaneria di Porto di Terracina che, un mese e mezzo fa, ha desiderato smentire il nostro articolo assicurando di non aver ventilato alcuna ipotesi di chiusura del porto canale e confermando la sua fiducia negli altri enti competenti.
Smentita offertaci dal Tenente di vascello dell’Ufficio circondariale marittimo di Terracina, Emilia Denaro, che abbiamo correttamente riportato ma che non elimina la preoccupazione in merito alla sicurezza delle barche e dei pescatori.
Ad oggi, come nell’estate appena trascorsa, non c’è nessuna soluzione per il dragaggio che non ci risulta essere stata trovata dagli enti in gioco quali Comuni di Latina e Sabaudia, Provincia di Latina e Regione Lazio. Ossia quel groviglio di competenze, comprese quelle di Capitaneria di Porto di Terracina e Ente Parco del Circeo, che non si riesce a sciogliere reiterando una realtà che, come oggi, una domenica di fine ottobre, presenta il conto.
Senza contare, ma questo è un altro capitolo della storia, che la gestione della darsena di Rio Martino rimane immobilizzata tra conferenze di servizi a cui sono invitati anche il Mit (Ministero Infrastrutture e Trasporti), la Soprintendenza archeologica dell’area ecc. e almeno 2/3 progetti di privati di cui si conoscono poco i contorni tra buone intenzioni e politici che mettono il becco non si sa a quale titolo.