ARES 118, L’AZIENDA RIAMMETTE SOLO UNA DEI DIPENDENTI ACCUSATI TRUFFA

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Ares 118

Ares 118: imputati nel processo dei cosiddetti furbetti del cartellino, la direzione decide di far rientrare al lavoro uno di loro

Non si spiega, al momento, la delibera della dell’Ares 118 con cui il settore Risorse umane dell’azienda, che si occupa del servizio sanitario di urgenza ed emergenza medica nel Lazio e in provincia di Latina, ha proceduto a riammettere al lavoro una dipendente che, in primavera, inizierà il suo processo insieme ad altri quattro colleghi presso il Tribunale di Latina.

La delibera, a firma del Direttore Uoc Risorse Umane Luisa Mariucci, dispone la riammissione in ruolo della dipendente Monica Vittiglio, “fermo restando – si legge nella delibera – il procedimento disciplinare attivato e contestualmente sospeso nei confronti del medesimo, che verrà riattivato entro 60 giorni da quando l’Azienda riceverà notizia della sentenza relativa al procedimento penale in corso”.

La dipendente, insieme ai colleghi infermieri Mario Parisella (responsabile del servizio Ares 118 a Latina), 60 anni, Marco Pannozzo, 54 anni, Gianluca Nacchia, 50 anni, e Paola Mastrogirolamo, 62 anni, nella prossima primavera, davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina Laura Morselli, per rispondere di truffa aggravata ai danni dello Stato. Gli imputati, difesi dagli avvocati Giulio Mastrobattista, Adelino Maragoni e Angelo Farau, hanno sempre dato la loro versione della vicenda: i viaggi per cui si assentavano dal luogo di lavoro erano finalizzati alla consegna dei dispositivi anti Covid in strutture ospedaliere della Regione.

Una versione che non ha convinto la magistratura a Latina. Un anno fa, infatti, a gennaio 2022, il Giudice per l’udienza preliminare Giuseppe Cario ha rinviato a giudizio cinque delle sei persone, tutti dipendenti dell’Ares 118, coinvolte nell’indagine svolta dai Carabinieri Nas di Latina e sfociata in un’ordinanza eseguita a marzo 2021 che metteva in luce diversi episodi di assenteismo dai luoghi di lavoro.

A carico dei due maggiori indagati vengono contestati 58 episodi di abusiva timbratura del badge nei soli 2 mesi monitorati, con conseguente indebita retribuzione di ore di lavoro (sia ordinario che straordinario) non effettuate e di buoni pasto non maturati, calcolati complessivamente in 1.533,32 euro.

Secondo gli investigatori, nel breve periodo attenzionato, si servivano anche della complicità di altri colleghi a cui consegnavano il badge da passare. In particolare, uno dei due destinatari delle misure cautelari, sebbene rivestisse l’incarico di responsabile di posizione organizzativa, con funzione di controllo sugli altri dipendenti della Centrale Operativa dell’A.R.E.S., ha certificato, consapevolmente, le timbrature irregolari dell’altro dipendente indagato.

Ad ogni modo, a ottobre scorso, la Corte d’Appello di Roma ha assolto Luca Porcelli, il sesto dei dipendenti coinvolti, che in primo grado aveva optato per il rito abbreviato rimediando una condanna a 8 mesi.

Sin qui la vicenda penale. Il punto, invece, che ha creato diversi malumori tra i dipendenti coinvolti nell’inchiesta, è che una di loro, come detto, è stata riammessa al lavoro, così come Porcelli il quale, assolto, ha ricevuto anche gli arretrati del periodo in cui non ha lavorato. Tutti e sei i dipendenti, infatti, al momento dell’emergere dell’indagine, sono stati sospesi per via disciplinare: in sostanza, non lavorano e ricevono mezzo stipendio.

Solo che, ad oggi, tre di loro rimangono in questa condizione (mezzo stipendio senza poter lavorare) – esclusa Mastrogirolamo in pensione -, mentre la quarta imputata è stata riammessa per motivi che rimangono ignoti. Una disparità di fatto, lamentano gli altri dipendenti sospesi.

La questione – assicura ancora uno dei dipendenti Ares 118 – è stata sottoposta anche all’assessore alla salute laziale Alessio D’Amato (Partito Democratico), candidato come Presidente della Regione Lazio, e ad almeno al consigliere regionale d’opposizione Pino Simeone (Forza Italia). Sin qui, non vi è risposta, nonostante sia stata inoltrata almeno un’istanza di riammissione all’Ares 118 da uno dei dipendenti che si trovano sotto processo.

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