APPALTI E “VOTO DI SCAMBIO” A VENTOTENE, IN AULA UNO DEGLI INVESTIGATORI

Ventotene
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Processo sugli appalti a Ventotene e voto di scambio: interrogato uno degli investigatori della Finanza

È stato ascoltato dal Collegio presieduto dal Giudice Marco Gioia, uno dei Finanzieri che ha condotto le indagini: il luogotenente Antonio Merolla. Il militare ha ricostruito le fasi dell’inchiesta, sostenendo che sull’isola vi fosse un’associazione per delinquere. Il processo, che vedrà con molta probabilità la prescrizioni di alcuni capi d’imputazione (alcuni capi d’imputazione sono stati stralciati), è stato rinviato al 29 giugno. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Scipione, Macari, Marangoni, Di Ciollo, Suppa, Cardillo Cupo, Di Ciollo e Bongiovanni.

Il processo, come noto, è quello che ipotizza che sull’isola di Ventotene ci sia stato un meccanismo illecito tanto da contestare dapprincipio l’associazione per delinquere (in seguito annullato dal Tribunale del Riesame). Sono rimasti in piedi, invece, la turbata libertà degli incanti, falsità ideologica, truffa aggravata per l’erogazione di pubbliche forniture e l’abuso d’ufficio ai fini del voto di scambio.

A giudizio ci sono nove delle tredici persone indagate il 23 maggio 2017. All’epoca furono coinvolti, e persino arrestati, l’ex sindaco Geppino Assenso, l’ex assessore all’Ambiente e Turismo Daniele Coraggio, l’ex capo dell’ufficio tecnico del Comune Pasquale Romano e i due imprenditori Antonio Langella e Claudio Santomauro.

Le indagini dei Finanzieri di Formia e Ventotene, coordinati dal sostituto procuratore di Cassino Roberto Nomi Bulgarini, si incentravano sul presunto legame tra i due amministratori pubblici Giuseppe Assenso e Daniele Coraggio, il dirigente del Comune Romano e i due imprenditori.

Gli episodi contestati vanno dal 2011 al 2016: bandi di gara costruiti ad hoc dall’allora capo dell’ufficio tecnico del Comune Pasquale Romano, con il benestare dell’ex assessore al Turismo Coraggio, in modo tale da agevolare Langella e Santomauro per vincere appalti (in tutto contestati sette appalti, compreso un’ipotesi di danno erariale di circa 100mila euro inviata alla Corte dei Conti) e intascare finanziamenti regionali inerenti i lavori pubblici alcuni dei quali mai realizzati.

Il corrispettivo da parte degli imprenditori, sostiene l’accusa, sarebbe stato dato in voti necessari all’ex sindaco Assenso, nella tornata elettorale del 2015, per vincere sull’attuale sindaco Gerardo Santomauro il quale, successivamente, vinse in seguito agli arresti dei succitati che destarono particolare clamore anche fuori dall’isola.

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