La Direzione Investigativa Antimafia (DIA) ha pubblicato oggi la relazione semestrale per i mesi gennaio-giugno del 2018.
Il quadro mafioso a Latina e provincia è cristallizzato negli stessi schemi criminali di decenni.
Di seguito, alcuni stralci significativi sul territorio pontino e, in fondo, il link alla relazione completa pubblicata oggi.
Da pag. 298 della relazione, la prima corposa pennellata su cosa è il nostro territorio dal punto di vista degli intrecci della criminalità organizzata…irrimediabilmente lo stesso da anni.
“In provincia di Latina si rileva una silente infiltrazione della ‘ndrangheta e della camorra, richiamata nella Relazione conclusiva della “Commissione parlamentare antimafia” (ndr: nella scorsa legislatura). In particolare, sarebbe emersa, negli anni, la presenza degli ALVARO di Sinopoli (RC) e dei reggini BELLOCCO e TRIPODO ad Aprilia, nonché dei vibonesi LA ROSA-GARRUZZO a Fondi. Con l’operazione “Acero Connection-Krupy”, conclusa nel 2015 con l’arresto di 54 persone, si è avuta conferma dell’operatività delle cosche AQUINO-COLUCCIO di Marina di Gioiosa Ionica (RC) e COMMISSO di Siderno (RC).
Il gruppo criminale aveva costituito una società, con sede legale a Roma e base operativa a Latina, attiva nel commercio florovivaistico con l’Olanda, funzionale ad occultare cocaina a bordo dei Tir utilizzati per il trasporto dei fiori901. Nello stesso contesto investigativo, nel 2017, sono stati sequestrati beni per 30 milioni di euro.
Il litorale pontino rappresenta una zona di insediamento anche dei sodalizi campani. Già l’operazione “Sfinge” del 2010, condotta dalla Polizia di Stato, aveva fatto luce sull’operatività di un’organizzazione camorristica, alleata con il clan dei CASALESI, che aveva riproposto il modello criminale tipico del casertano, per il controllo del traffico di stupefacenti e delle estorsioni, nei territori di Latina e Roma.
Negli anni, nella provincia di Latina le indagini hanno fatto registrare la presenza, soprattutto sul litorale, dei gruppi campani riferiti ai BARDELLINO, ai BIDOGNETTI, ai GIULIANO, ai MALLARDO ed ai LICCIARDI.
Sintomatica del grado di permeabilità del territorio in parola è la confisca, eseguita il 21 febbraio 2018 dalla DIA di Roma, del patrimonio di circa 20 milioni di euro riconducibile ad un imprenditore vicino al clan dei CASALESI – gruppo BIDOGNETTI, impegnato in molteplici attività, quali la gestione di cave di marmo, il trasporto di merci su strada, lo smaltimento di rifiuti e il commercio di autoveicoli.
Nel semestre di riferimento sono stati, inoltre, arrestati diversi pregiudicati campani. Nell’ordine, il 12 gennaio 2018 è stato individuato ed arrestato a Formia (LT), dopo un conflitto a fuoco con i Carabinieri, un latitante, affiliato al clan RANUCCI di Sant’Antimo (NA). Il successivo il 31 gennaio 2018, è stata tratta in arresto, a Gaeta (LT), una donna, madre di un affiliato al clan DE MICCO, del quartiere napoletano di Ponticelli.
Per quanto attiene ad altri sodalizi, l’area pontina, ed in particolare la città di Latina, risentono anche della presenza delle famiglie di origine sinti – come i DI SILVIO ed i CIARELLI – ormai stanziali sul territorio (ndr: ne abbiamo parlato abbondantemente su Latina Tu, vedi Bastarda pontina, Agostino Riccardo ora pèntiti davvero e altro).
Ne è una recente testimonianza l’operazione “Alba Pontina” della Polizia di Stato, che il 12 giugno 2018 ha condotto all’arresto di 25 soggetti, appartenenti al clan DI SILVIO, attivo nella zona di Campo Boario di Latina e noto per i vincoli di parentela con la famiglia dei CASAMONICA, insediata invece a sud della capitale. L’organizzazione si era specializzata nell’acquisizione, mediante intimidazioni, delle attività economiche del posto.
Il capoluogo pontino è segnato dall’operatività anche di altre organizzazioni criminali.
L’operazione “Arpalo” (ndr: quella per cui è stato arrestato l’ex deputato pontino Pasquale Maietta), conclusa il 16 aprile 2018 dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di finanza, ha fatto luce su un’associazione a delinquere che aveva realizzato frodi fiscali per circa 200 milioni di euro, utilizzando anche società fittizie costituite in Svizzera e a Latina, grazie al contributo di un commercialista (ndr: Maietta), vicino alla famiglia dei DI SILVIO.
Un paragrafo a parte è dedicato ai Casamonica e alla loro notoria influenza anche sulle terre pontine, in particolare Latina e il nord pontino: “I legami di consanguineità e la convergenza degli interessi economico affaristici, al pari di organizzazioni mafiose storicamente connotate da questa strutturazione familiare, hanno reso tale sodalizio estremamente coeso, monolitico e difficilmente penetrabile. Le zone di interesse e influenza ricomprendono i quartieri di Anagnina, Tuscolana, Romanina, Tor Bella Monaca, la zona dei Castelli, Ciampino, Frascati, fino ad arrivare all’alta Ciociaria e al litorale laziale, nella fascia da Ostia a Nettuno, fino alla città di Latina. Traffico di stupefacenti, usura, estorsione, ricettazione di autoveicoli e truffe sono i lucrosi business che hanno consentito al clan di accumulare un ingente patrimonio, poi reinvestito in immobili, edilizia anche abusiva, varie attività commerciali, compresa la ristorazione”.
Consulta, per intero, la relazione semestrale della Dia: qui.