Dopo aver promesso l’audizione dei candidati sindaco delle amministrative 2016, il Presidente della Commissione bicamerale Antimafia, Nicola Morra, ha annunciato l’arrivo dei commissari a Latina
A fine novembre, in seguito alla deposizione del collaboratore di giustizia Renato Pugliese dinanzi alla Corte d’Assise del Tribunale di Latina, nell’ambito del processo Alba Pontina, il senatore Nicola Morra, che presiede l’organo bicamerale dell’Antimafia in Parlamento, aveva dichiarato che avrebbe chiesto “di aprire una indagine sul caso Latina ascoltando anche i candidati sindaci delle precedenti elezioni amministrative. La commissione antimafia acquisirà anche il resoconto dell’udienza del processo Alba Pontina di martedì scorso nel quale è stato ascoltato il collaboratore di giustizia Renato Pugliese“.
Qualche mese prima, a giugno 2019, vi furono i primi annunci su un’eventuale richiesta di convocazione dei sindaci pontini dinanzi alla “Commissione d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere”, la cosiddetta e più comunemente conosciuta Commissione Antimafia.
Ad avanzare quella proposta – anticipata dal deputato pentastellato pontino Raffaele Trano durante una puntata della nota trasmissione “Monitor” (in onda su LazioTv) -, fu la deputata del Movimento 5 Stelle, nonché membro della Commissione Antimafia, Vittoria Baldino la quale, in realtà, era partita da un’altra emergenza, quella sul Litorale Roma Sud, per cui era intenzionata a convocare gli amministratori dell’area dove, all’inizio del mese di giugno, fu scoperchiato dagli inquirenti un sistema mafioso che coinvolgeva il clan Fragalà in relazione, più o meno diretta, con tutte le maggiori consorterie di Roma: dalla Cosa Nostra dei Santapaola ai Fasciani di Ostia, dalla camorra dei Senese alla ndrangheta dei Mancuso di Limbadi, senza farsi mancare i Casamonica.
Poi, ieri (28 gennaio), la pubblicazione di un articolo de L’Espresso, a firma di Andrea Palladino, in cui il giornalista ha ripercorso la traiettoria di “Maiettopoli” per finire alle ombre del voto di scambio che hanno interessato i clan e la Lega locale, sulla base delle dichiarazioni dei due collaboratori di giustizia Pugliese e Riccardo. Talché il Presidente Morra è tornato a bomba sul capoluogo di provincia dichiarando: “La commissione Antimafia sta pianificando una missione a Latina per audire autorità e forze dell’ordine in primis. La situazione è attenzionata perché ci sono gravi situazioni che già la magistratura e gli organi investigativi stanno seguendo da tempo. Bisogna essere assolutamente incisivi e ricomporre un quadro articolato che necessita di assoluta chiarezza soprattutto, se ci siano stati rapporti tra politica e gruppi criminali. Capire di che natura e quanto profondi sono gli intrecci – conclude Morra – È necessario dare risposte ai cittadini e riaffermare il concetto di legalità, senza tralasciare nulla. Da molto tempo da Latina, Anzio, Nettuno giungono segnali allarmanti che non possono essere più sottovalutati“.
Sia beninteso, è lodevole che, da mesi, politici di ambito nazionale si interessino al cosiddetto “caso Latina”, tuttavia come fa notare Elvio Di Cesare dell’Associazione Caponnetto, da anni su piazza nella denuncia antimafia in provincia, sarebbe opportuno, al fine di evitare che tutto non si traduca in un annuncio e nella conseguente parata di dichiarazioni, che “la missione a Latina della Commissione parlamentare Antimafia, per avere un senso, non dovrà limitarsi ad audire i rappresentanti di quelle Istituzioni che sono le vere ed uniche responsabili del radicamento mafioso nel territorio pontino. Per decine di anni, fatta qualche rara eccezione, sindaci, prefetti, questori, procuratori, hanno negato la realtà o, quantomeno, ne hanno fornito versioni riduzionistiche“. Parole certamente nette e dure da parte di uno come Di Cesare che non le ha mai mandate a dire.
Pur apprezzando la sensibilità del senatore Morra, Di Cesare ha proseguito chiarendo che “per evitare che la missione a Latina si trasformi in una delle solite, rituali e inutili passeggiate che non portano ad alcun risultato positivo“, come rappresentante dell’Associazione Caponnetto chiede a Morra di “istituire un nucleo di rappresentanti della sua Commissione che si insedi per alcune settimane presso la Prefettura di Latina per acquisire tutta la documentazione pregressa attestante l’assenza delle attività investigative, interrogazioni, rapporti ecc., e audire singolarmente tutti quei rappresentati della società civile e del mondo lavorativo e sindacale che da anni vanno denunciando, finora inascoltati, il fenomeno mafioso della provincia di Latina“.
Una prece, quella di Di Cesare, fatta sulla scorta di anni e dei recenti mesi di annunci. Con quello di Morra, infatti, siamo al terzo nel giro di sette mesi senza che, per ora, si sia dato seguito ai giusti propositi di tutti i politici intervenuti. Se si eccettua, annunciata dal senatore Dem Franco Mirabelli, la convocazione del Procuratore aggiunto di Roma, Michele Prestipino, che proprio oggi dovrebbe essere all’attenzione dei commissari della bicamerale parlamentare dell’Antimafia.
Sparita almeno per ora dai radar la convocazione dei sindaci, forse soppiantata dall’ultimo clamore generato dall’articolo de L’Espresso, è da augurarsi che questa missione sia compiuta al più presto – è un peccato, ad ogni modo, che della convocazione dei sindaci non si sappia più niente, anche perché quattro candidati alle Comunali 2016 – Coletta, Calandrini, Tripodi e Forte – si erano detti pronti all’audizione.
L’ultima volta che la Commissione antimafia venne a Latina fu a dicembre 2014 quando la giudice Aielli, all’epoca operante nel Tribunale di Latina, fu minacciata/denigrata tramite epigrafi della sua finta dipartita.