Omicidio Giuroiu: seconda udienza di dibattimento che vede sul banco degli imputati i fratelli Angelo e Salvatore Travali
È ripreso il processo per l’omicidio del rumeno Nicolas Adriana Giuroiu avvenuto nel 2014. I due imputati sono i fratelli Angelo e Salvatore Travali i quali, per la DDA di Roma, sono stati a capo del sodalizio di stampo mafioso che ha imperversato a Latina e provincia nella scorsa decade del secolo. I due, infatti, insieme a una trentina di imputati, dovranno affrontare il processo madre, ossia quello che è scaturito dall’inchiesta “Reset” e nel quale è contestata l’associazione mafiosa. La prima udienza è fissata per il prossimo 30 giugno. Venerdì scorso, il Tribunale di Roma, in abbreviato, ha riconosciuto l’aggravante mafiosa a due degli appartenenti al clan che avevano scelto il rito alternativo: Francesco Viola e Giovanni Ciaravino. Un primo passaggio ritenuto fondamentale da inquirenti e investigatori.
Ad aprile scorso, la Corte d’Assise presso il Tribunale di Latina, presieduta dal giudice Gian Luca Soana, si era dichiarata incompetente sul processo per associazione mafiosa scaturita dall’inchiesta denominata “Reset”, ritenendo di dover separare i due procedimenti: da una parte il processo per associazione mafiosa finalizzata ai reati di spaccio, estorsioni ecc. al cosiddetto Clan Travali; dall’altra il procedimento per omicidio con l’aggravante per mafiosa in capo solo ai due fratelli Travali: vale a dire, l’omicidio Giuroiu.
Presenti come parti civili, l’associazione Antonino Caponnetto (oggi presente in Aula con l’avvocato Manassei) e il Comune di Latina (oggi assente).
Nell’udienza odierna, ad essere ascoltati, dopo la testimonianza resa ai primi di maggio dal Dirigente della Squadra Mobile di Latina Giuseppe Pontecorvo (leggi link in evidenza di seguito per conoscere i dettagli), un ufficiale di polizia giudiziaria e il consulente tecnico della Procura rappresentata in aula dal Pm della DDA di Roma Corrado Fasanelli.
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Secondo gli investigatori e la DDA di Roma, Angelo Travali e il fratello Salvatore – comunque già coinvolti a suo tempo, insieme a Graziano Grazioli (a cui veniva contestato il reato di occultamento di cadavere), in quanto ritenuti i sequestratori del camionista rumeno Giuroiu poi ucciso da Mirko Ranieri in concorso col fratello Manuel Ranieri e con l’altro rumeno Adrian Ginga (tutti e tre già condannati con sentenza passata in giudicato nelle vesti di esecutori del delitto) – volevano ostentare la loro forza sul territorio, dimostrando di avere armi e munizioni a disposizione così da dimostrare di avere il controllo sulle attività criminali di Latina. Giuroiu alla guida della sua auto, come ha ricordato in Aula anche il Capo della Squadra Mobile Pontecorvo, fu speronato a Borgo Sabotino e attinto da 13 colpi con revolver magnum e una semiautomatica: tre dei colpi sarebbero stati quelli mortali. Successivamente il corpo fu buttato nel terreno di Graziano Grazioli a Cisterna. Il movente dell’omicidio fu di natura sentimentale: infatti, Giuroiu avrebbe voluto far prostituire due giovani donne di origine rumena che, all’epoca dei fatti, risultavano stare insieme ai due fratelli Ranieri.
Il vice Ispettore della Squadra Mobile, esaminato oggi dal Pm Fasanelli e dagli avvocati Vitelli e Irace, che assistono i fratelli Travali, ha ricostruito le fasi dell’indagine che hanno portato alla contestazione che si dibatte presso la Corte d’Assise alla presenza della giuria popolare. Un’indagine partita sulla scorta delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che, in seguito, hanno avuto i riscontri sul campo da parte degli investigatori. Due gli atti su cui è imperniata l’indagine: l’annotazione giudiziaria risalente a marzo 2014 quando a indagare sull’omicidio Giuroiu furono i Carabinieri di Cisterna (il cadavere del rumeno fu trovato, come detto, in un terreno agricolo sito nel comune della città dei butteri) e un’annotazione eseguita dagli uomini della Mobile di Latina risalente al febbraio 2020 (nell’ambito della più complessiva inchiesta denominata “Reset”.
Così come ha spiegato il Vice Ispettore di Polizia, la smart bianca dei Travali fu ripresa da una telecamera posizionata in Strada Alta, non lontano dalla Centrale Nucleare di Borgo Sabotino. L’omicidio Giuroiu avvenne, infatti, il pomeriggio dell’8 marzo 2014 in via Macchiagrande, a Borgo Sabotino: l’auto della vittima di nazionalità rumena venne speronata da un’altra auto con all’interno i due Ranieri e Ionut Ginca, dopodiché Giuroiu fu sequestrato e trasferito su un’ulteriore macchina. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il rumeno fu ucciso la sera stessa e il suo corpo fu occultato in una vasca preposta alla raccolta di liquami.
In aula, l’investigatore, con una pregressa esperienza sul Clan Travali avendo partecipato alle indagini del procedimento noto come “Don’t Touch”, ha spiegato di aver visionato le immagini della telecamera (finite agli atti del processo per omicidio che ha già condannato i Ranieri e Ginca) che tratteggiano quel pomeriggio efferato dell’8 marzo di otto anni fa: alle 16,31 e 38 secondi sono riprese sulla strada 2 macchine, una Toyota guidata da Giuroiu e una Dacia guidata da uno dei due fratelli Ranieri. Le 2 vetture, ad un certo punto, escono dallo spettro visivo del video, e riappaiono in senso di marcia opposto. Dunque, la scena dello speronamento è fuori dal campo visivo.
Nel 2020, rivedendo il video, si nota che ci sono 2 macchine seguite da una Smart bianca dopo circa 4 minuti: per l’esattezza alle 16,35 e 49 secondi. E quella Smart completamente bianca era in suo ad Angelo Travali poiché, come ha spiegato il poliziotto, fu fermato dai Carabinieri due volte pochi giorni dopo l’omicidio: una volta in compagnia di Fabio Alejandro Bortolin (coinvolto nel processo Don’t Touch).
Tuttavia, la vettura di Travali fu individuata dai Carabinieri di Cisterna, che stavano indagando in merito ad un altro procedimento denominato “Arco” (una maxi operazione anti-droga tra i Lepini e Latina), davanti la casa del broker del narcotraffico Gianluca Ciprian (coinvolto anche lui nel procedimento “Reset”). L’auto di Angelo Travali fu ripresa dalla telecamera che si trovava nella casa di Ciprian e, quel 19 marzo 2014, i due si trovarono a parlare, captati dalle cimici degli investigatori dell’Arma dei Carabinieri, proprio dell’omicidio Giuroriu.
Una voce inconfondibile per il Vice Ispettore quella di Angelo Travali, non solo per averla sentita, nelle intercettazioni, un migliaio di volte nelle fasi d’indagine di “Don’t Touch” (tra il 2014 e il 2015), ma anche perché fu lui, insieme ad altri colleghi della Polizia di Stato, a fermare, a Borgo Piave, “Palletta” e Davide Giordani (anche lui coinvolto e condannato nel processo “Don’t touch”) mentre facevano da “staffetta” a un altro componente del Clan, Angelo Giovannelli, in auto con un chilo di cocaina acquistato a Roma. Era il gennaio 2015.
Tornando alla conversazione tra Ciprian e Travali avvenuta a marzo 2014, i due commentarono le dichiarazioni che all’epoca rese in sede di interrogatorio Ionut Ginca che confessò praticamente il delitto Gioroiu e permise di ritrovare il cadavere (negli anni a seguire, Ginca, dopo essere stato condannato, disse di essere stato costretto dalla Polizia a confessare e per tale ragione è a processo per calunnia).
Ciprian, dimostrando di conoscere bene i pericoli della situazione e il codice penale, disse a Travali che se lo “avessero messo in mezzo” per concorso in omicidio rischiava oltre 15 anni. Una conversazione tra i due che viene giudicata molto importante dal Pm Fasanelli poiché, in essa, si fa esplicito riferimento a varie circostanze afferenti all’omicidio del rumeno: innanzitutto si parla proprio di omicidio; viene nominata una delle due ragazze rumene per cui fu eseguito l’omicidio stesso; infine, viene citato l’avvocato Amleto Coronella che, all’epoca dei fatti, difendeva Ginca reo confesso. Proprio l’avvocato Coronella è il bersaglio di Travali e Ciprian perché, secondo Palletta, “invece di avvisarci, ha portato Ginca a fare l’infame in Procura”.
Non solo, così come nella scorsa udienza quando fu interrogato il vice Questore Aggiunto Pontecorvo, anche questa volta viene nominato dal testimone – ossia dal Vice Ispettore di Polizia – l’avvocato Giancarlo Vitelli, che difende nel processo i due Travali. Sarebbe stato l’avvocato a riportare alla moglie di Ermanno D’Arienzo, padre naturale di Angelo Travali, la confessione di Ginca agli organi inquirenti. Un passaggio evidenziato dall’investigatore non per accusare l’avvocato (ovviamente non ci sarebbe niente di penalmente rilevante), ma per spiegare che Angelo Travali era oltremodo interessato agli sviluppi dell’inchiesta sull’omicidio Giuroiu proprio perché coinvolto insieme al fratello Salvatore.
Ascoltato successivamente il consulente della Procura, un ingegnere elettronico che ha fornito particolari tecnici sulle fasi dell’inchiesta., il processo è stato aggiornato al 27 giugno prossimo.